Cresce l’occupazione a gennaio di 30 mila unità (+0,1% rispetto a dicembre), specie tra gli ultra cinquantenni, mentre diminuisce dell’1,3 la percentuale dei giovani senza lavoro (toccando il 37,9%), anche se a calare sono anche i giovani inattivi (-0,6%), quelli che non cercano un posto. Se si fa il confronto con il gennaio 2016, il numero di occupati sale di 236 mila (+1%).
Sono i risultati provvisori diffusi dall’Istat secondo il quale aumentano nel primo mese del 2017 i lavoratori a tempo indeterminato e gli indipendenti, mentre diminuiscono quelli a termine. Il tasso di disoccupazione generale rimane stabile (11,9%), mentre il tasso di occupazione registrato è del 57,5% (+0,1).
Volgendo lo sguardo verso l’Eurozona si vede che l’economia ha un altro passo: il tasso di inflazione accelera (2% a febbraio dopo l’1,8 di gennaio, in linea con gli obiettivi della Bce): è la prima volta che accade da gennaio 2013. Tornando ad analizzare i dati dell’Istat, su base annua l’aumento degli occupati (+236 mila) vede crescere nettamente i lavoratori con più di 50 anni (+367 mila) per effetto dell’aumento dell’età pensionabile,mentre il numero dei lavoratori tra 35 e 49 anni e tra 25 e 34 crolla in totale di 158 mila unità. Nello stesso periodo hanno trovato un lavoro pure 27 mila giovani nella fascia 15-24 anni.
Leggendo i dati dell’Istat, l’ex premier Matteo Renzi su Facebook torna a parlare del Jobs act: «Nei mille giorni del mio governo, da febbraio 2014 a dicembre 2016, il saldo positivo dei posti di lavoro è stato di 681 mila in più, di cui 488 mila a tempo indeterminato». Bilancio condiviso dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Quelli dell’Istat sono dati positivi: in generale c’è un incremento dell’occupazione». Ma il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, pur dicendo di non voler fare polemiche politiche, sottolinea: «Per creare lavoro e reddito non esistono scorciatoie, invenzioni di redditi e di bonus (la decontribuzione del Jobs act e gli 80 euro ndr ): bisogna creare condizioni di competitività perché le imprese possano assumere. Le scorciatoie ci portano a ripetere gli errori del passato». Critiche dal capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta che parla di «flop act» ricordando che «continuiamo a rimanere molto lontani dai dati di disoccupazione dell’eurozona (9,6%) e dell’Ue (8,1)». Parole condivise da Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato, che aggiunge: «Serve una più forte politica del lavoro, accelerando gli investimenti pubblici».
Francesco Di Frischia Il Corriere della Sera – 3 marzo 2017