E gli ayatollah spingono la dieta vegetariana. Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, la polizia iraniana ha sequestrato capi di pollame vivi e pronti per essere venduti a prezzi inferiori a quelli di mercato, per un totale di 60 tonnellate.
Queste le dimensioni della cosiddetta “crisi dei polli”: nessuna congettura riguardo la furbizia degli iraniani, ma si tratta semplicemente di carne bianca. In Iran si sta assistendo a vari episodi di disordine sociale, a causa dello spropositato aumento del prezzo del pollo, uno degli alimenti basilari della cucina nazionale, di cui gli iraniani consumano circa 750.000 tonnellate l’anno. Negli ultimi tre anni, il prezzo di questa carne è aumentato di tre volte, arrivando a costare l’equivalente di 5,3 euro al chilo (in un Paese in cui lo stipendio medio è di 400 euro al mese). Le motivazioni sono da ricercare nelle sanzioni economiche che stanno colpendo Teheran per via del suo programma nucleare, che hanno fatto schizzare l’inflazione al 21%. Non si salvano i prezzi dei mangimi per gli animali e, di conseguenza, anche degli stessi capi di allevamento. A Nishapur, nell’Iran orientale, si sono verificati i primi disordini, mentre i negozi di molte città si riempiono di code per acquistare la carne di pollo, divenuta un lusso. Il contrabbando e il mercato nero, che tradizionalmente riguardano bevande alcoliche, prodotti cosmetici e materiali audiovisivi, hanno cominciato così a interessare anche il pollame, come dimostrato dai sequestri fatti in tutto il Paese. Anche gli ayatollah hanno dovuto occuparsi della faccenda, improvvisandosi dietologi e invitando gli iraniani a consumare meno pollo e sostituirlo con alimenti vegetali. Il regime ha fatto sì che anche la censura si abbattesse sulla carne bianca: il capo della polizia – nonché cognato del presidente Ahmadi-Nejad – Esmail Ahmadi-Moghaddam, ha infatti vietato alla televisione di Stato la diffusione di immagini di persone che mangiano pollo. Il motivo: causerebbero la rabbia di chi non può permetterselo e danneggerebbero l’armonia sociale, mettendo i poveri contro i ricchi.
Sette (Corriere della Sera) da efsa europass – 21 agosto 2012