Dai prodotti salvavita a quelli da banco, consegne ferme o a singhiozzo Secondo i dati forniti da Aifa sono circa 3.500 i medicinali carenti
«Da mesi, nelle farmacie, non si trova più il Creon 10000, per chi ha gravi problemi al pancreas», segnalava domenica, sulla rubrica Specchio dei Tempi, la signora Maria Grazia. Ieri nuovo allarme, a proposito di un altro farmaco: «Sono affetto da cardiomiopatia ipertrofica e in cura con Nadololo, da sei mesi è introvabile – avvertiva Marco -. Come è possibile?».
Già. Come è possibile che in Piemonte e in Italia ad oggi siano circa 3500 i prodotti carenti, come segnalato nell’interrogazione appena presentata al ministero della Salute dai deputati Madia, Quartapelle e Furfaro?
Di tutto un po’, tra l’altro: prodotti di utilizzo comune come paracetamolo, ibuprofene, antibiotici o amoxicillina. Ma anche farmaci più difficili da trovare. Come il Creon, composto da enzimi pancreatici che permettono l’assimilazione del cibo ai malati di pancreas, surrogando le funzioni di un organo asportato o ridotto, e per il quale si è già speso anche Fedez. O il Nadololo: «O si compra in Francia e in Svizzera, al triplo del prezzo, o si ricorre alla preparazione galenica, anch’essa carissima», lamenta Marco.
Resta la domanda: come è possibile? Una domanda che in assenza di spiegazioni chiare da parte dei produttori e della stessa Aifa, o di spiegazioni vaghe, si arena nelle supposizioni. Tanto più che il contingentamento o la sospensione non conosce steccati: farmaci da banco e su prescrizione, in regime di monopolio e non, “griffati” e generici. I secondi con una produzione più ridotta e quindi destinati a sparire rapidamente quando i prodotti di marca, prediletti dai consumatori, non sono più disponibili. Ma ci sono anche casi, vedi il Creon, in cui l’alternativa non esiste.
Massimo Mana, presidente Federfarma Piemonte, non si sbilancia: «Probabilmente, a fronte dei prezzi invariati dei farmaci, incide l’aumento non tanto dei principi attivi ma dei costi di trasporto, confezionamento e personale. Non saprei che altro pensare». Anche se dà da pensare che, a fronte delle stesse condizioni, in Italia altri prodotti non mancano. Mentre all’estero si trovano, talora in abbondanza e a prezzi inferiori, quelli introvabili nel nostro Paese.
Dai farmacisti agli specialisti, ai medici di famiglia, tutti si interrogano. «La mancanza dei farmaci sarà la pandemia dei prossimi dieci anni – avverte il dottor Diego Pavesio -. La prima molecola a dare problemi di reperibilità è stata la ranitidina, ovvero lo Zantac, nel 2019, da allora è andata sempre peggio. Le cause principali? Carenza di eccipienti da Paesi terzi e interesse dei grossisti ad avere margini maggiori su mercati esteri».
Già nel presente si rema controcorrente. Nel caso del Creon, la Regione ha dato mandato alle farmacie ospedaliere delle Asl di fornirlo, dietro prescrizione, a chi non lo trova in quelle sul territorio. E alle Asl, «di approvvigionarsi del farmaco analogo, autorizzato all’estero, attraverso le forniture garantite dall’accordo promosso dal Piemonte e al quale hanno aderito Valle d’Aosta, Veneto, Molise e Sardegna», spiega Luigi Icardi. Un accordo che punta ad accorpare gli ordini, ottenendo prezzi migliori. «Quest’anno, per il Piemonte sono state contrattualizzate 1.580.000 compresse assortite nei vari dosaggi disponibili», precisa Icardi l’assessore alla Sanità.
Anche così, da una rapida ricognizione risulta che in Piemonte pure le scorte delle farmacie delle Asl e delle Aso sono terminate o scarseggiano, e per questo vengono contingentate. Diverse quelle che hanno aderito alla gara capitanata dal Piemonte, tramite la società Scr, e acquistano all’estero. Abbiamo parlato del Creon. E per gli altri farmaci? —
La Stampa