La Commissione europea ha pubblicato in questi giorni uno studio che raccoglie informazioni a sostegno di potenziali iniziative riguardanti l’etichettatura sul benessere animale nell’UE.
La Commissione europea ha pubblicato in questi giorni i risultati di uno studio sull’etichettatura sul benessere animale commissionato dalla Direzione Generale per la salute e la sicurezza alimentare (DG SANTE) ad aprile 2021 e intrapreso da ICF con il sostegno di un team di esperti.
Lo scopo era quello di fornire alla Commissione informazioni a sostegno di potenziali iniziative riguardanti l’introduzione di un sistema di etichettatura sul benessere degli animali nell’UE.
Lo studio ha comportato la raccolta e l’analisi di dati qualitativi e quantitativi sulla consapevolezza da parte dei consumatori degli standard di benessere degli animali e sulla loro necessità di ulteriori informazioni. Ha anche comportato una raccolta di dati sugli schemi di etichettatura sul benessere animale esistenti (51) nell’UE, di cui è stato valutato l’impatto sul mercato, sui consumatori e sugli animali, l’effetto sulla concorrenza e il ritorno economico per tutte le parti interessate.
L’indagine è stata condotta tra aprile 2021 e febbraio 2022.
Lo studio
Lo studio ha applicato un approccio misto che ha combinato diverse fonti. E’ stata condotta un’analisi di fonti secondarie, come articoli peer reviewd e letteratura grigia, documenti politici e legislativi dell’UE, relazioni di audit e piani d’azione nazionali. Sono stati poi analizzati i 51 schemi di etichettatura sul benessere degli animali presenti negli Stati membri dell’UE, nel Regno Unito e in Svizzera, di cui 17 relativi al settore biologico.
E’ stata effettuata un’indagine sui consumatori a livello dell’UE, che ha avuto una media di 400 risposte per Stato membro (300 per Cipro, Lussemburgo e Malta) e che ha valutato la comprensione, le aspettative, i bisogni e le preferenze dei cittadini relativamente all’azione dell’UE sull’etichettatura del benessere animale. L’indagine ha esplorato anche la disponibilità dei consumatori a pagare di più per prodotti con standard di benessere più elevati.
Sono poi stati effettuati 2 sondaggi mirati, uno con organizzazioni di categoria dell’UE e degli Stati membri e l’altro con i partecipanti ad una selezione di schemi di etichettatura esistenti, e sono stati analizzati 8 casi studio su schemi di etichettatura con claim sul benessere degli animali in sei Stati membri e relativi a tre specie animali.
I risultati presentati nel documento pubblicato dalla Commissione si basano sull’analisi e sull’elaborazione dei dati raccolti da queste varie fonti.
Principali risultati
Consapevolezza e necessità di informazioni dei consumatori
Secondo i risultati dello studio i consumatori dell’UE hanno un basso livello di consapevolezza riguardo alle condizioni in cui gli animali d’allevamento sono tenuti e trattati. Nonostante ciò, almeno la metà della popolazione vorrebbe saperne di più. Due terzi dei consumatori dell’UE hanno percepito che le informazioni a loro disposizione sul benessere degli animali, provenienti principalmente dai media tradizionali e non dalle etichette degli alimenti, non erano sufficienti per fare scelte informate basate.
Secondo il sondaggio, quasi la metà dei consumatori dell’UE vorrebbe ricevere maggiori informazioni sulle condizioni alla macellazione (40%; n=9.306), sull’alimentazione degli animali (40%), sull’accesso all’aperto (35%), e sulle condizioni di allevamento (28%). Le condizioni di trasporto, nonostante il loro indubbio impatto sul benessere, hanno riscosso minore interesse. Se dovesse essere introdotta un’etichetta, la maggior parte dei consumatori preferirebbe che fosse applicata a tutti i prodotti di origine animale.
In termini di differenze di consapevolezza per Stato membro o per caratteristiche socio-demografiche, i consumatori degli Stati membri settentrionali e occidentali hanno mostrato un livello di consapevolezza sull’allevamento leggermente superiore rispetto a quelli degli Stati membri orientali e meridionali. Al contrario, la domanda di informazioni da parte dei consumatori sulle questioni relative al benessere degli animali è risultata essere uniforme in tutta l’UE. Infine, in tutti gli Stati membri dell’UE, i gruppi di età più giovani e le donne hanno mostrato il massimo interesse per l’introduzione di un sistema di etichettatura sul benessere degli animali.
Disponibilità a spendere di più dei consumatori
I consumatori hanno dichiarato una disponibilità a pagare prezzi più alti rispetto a quanto dimostrato dal loro effettivo comportamento di acquisto. L’esperimento condotto sulla disponibilità a pagare ha mostrato che questa è legata, in parte, al prezzo. I consumatori erano disposti a pagare un prezzo più alto, ma non più elevato di quello pagato per i prodotti biologici.
Cosa cercano i consumatori in uno schema di etichettatura sul benessere animale?
I consumatori hanno espresso una maggiore fiducia nei confronti di sistemi di etichettatura di proprietà e gestiti da ONG e autorità pubbliche dell’UE, piuttosto che da autorità pubbliche nazionali e operatori del settore alimentare. Inoltre, l’indagine ha mostrato che i consumatori preferirebbero un’etichettatura che copra più di una specie animale (ad es. avicoli, bovini, suini) e diversi sistemi di produzione (ad es. ruspanti, biologico), e che si estenda oltre la vita dell’animale nell’azienda agricola (ad es. includendo la macellazione). I consumatori erano anche interessati a ricevere informazioni su altri aspetti oltre al benessere degli animali, come l’uso di antibiotici, la biodiversità, la retribuzione equa e l’impronta di carbonio.
Per quanto riguarda le preferenze per la ricezione di informazioni sul benessere degli animali sull’etichetta di un prodotto alimentare, i consumatori dell’UE hanno preferito il formato testo o logo, anche se una minoranza ha espresso interesse a ricevere informazioni per via elettronica (ad esempio tramite un codice QR e/o un sito web).
In merito al necessario sistema di controlli che sarebbe alla base di un sistema di etichettatura del benessere degli animali, le preferenze dei consumatori non erano note. Su questo punto, la letteratura ha indicato la maggiore efficacia di uno schema che includa un mix di controlli effettuati da istituzioni pubbliche e audit privati svolti da terze parti.
Le criticità degli attuali sistemi di etichettatura sul benessere animale
Lo studio ha rilevato che i sistemi di etichettatura sul benessere animale esistenti creano distorsioni della concorrenza tra i produttori con alti standard di benessere che commerciano in più Stati dell’UE a causa delle variazioni nei parametri utilizzati nei vari sistemi, dei costi associati e di altri fattori.
L’esistenza di molteplici schemi di etichettatura sul benessere degli animali ha contribuito a creare confusione nei consumatori, che hanno difficoltà ad interpretare correttamente etichette visivamente simili o a confrontare prodotti con etichette diverse. Anche quando su un prodotto era presente una sola etichetta sul benessere degli animali, i consumatori erano ancora confusi a causa della presenza di etichette che coprivano altri argomenti o perché l’etichetta copriva vari aspetti che non comprendono completamente.
Le prove hanno anche mostrato che gli attuali schemi di etichettatura sul benessere animale sono stati un fattore che ha contribuito ad una “rinazionalizzazione” di alcuni segmenti del mercato, dal momento che spesso includono anche indicazioni sull’origine nazionale (simboli e colori), incoraggiando ulteriormente i consumatori ad acquistare alimenti di produzione nazionale.
Inoltre, i gestori di questi schemi hanno spesso dovuto affrontare sfide geografiche, amministrative e di approvvigionamento per accettare operatori del settore non nazionali, il che ha ulteriormente contribuito a limitare le operazioni degli schemi esistenti ai mercati e alle catene di approvvigionamento nazionali.
Infine, l’esistenza di molteplici schemi di etichettatura ha avuto alcune implicazioni negative per i produttori che forniscono i più elevati standard di benessere. Le etichette hanno requisiti di benessere diversi anche quando riguardano la stessa specie o si trovano nello stesso paese, rendendo difficile valutare quanto un prodotto sia welfare-friendly all’interno dello stesso mercato. Inoltre, l’influenza dei retailer nella filiera potrebbe avere un impatto negativo sui produttori che allevano animali secondo standard di benessere più elevati perché questi potrebbero decidere di enfatizzare il rispetto del benessere animale di alcuni prodotti con standard medio-bassi come strumento di marketing, spinti dalla combinazione della concorrenza sui prezzi con altri retailer e dalla convinzione che è improbabile che i consumatori paghino di più per standard di benessere più alti.
Gli attuali schemi di etichettatura sul benessere degli animali rispondono alle domande dei consumatori?
Secondo lo studio, gli schemi di etichettatura sul benessere esistenti forniscono un’ampia copertura di specie e aspetti, coerente con le aspettative generali registrate nell’indagine sui consumatori. 16 dei 27 Stati membri dell’UE non disponevano di un sistema di etichettatura a livello nazionale con claim sul benessere animale. Non è chiaro in che modo gli schemi con copertura UE (ad es. etichettatura biologica) o internazionale possano contribuire a colmare questa lacuna.
Spesso i sistemi di etichettatura sul benessere degli animali includono claim relativi alla sostenibilità, ed in particolare ad ambiente, sicurezza alimentare, tracciabilità, qualità degli alimenti e responsabilità sociale. Tuttavia, gli standard specifici utilizzati per generare questi claim variano in modo significativo, rendendo difficile per i consumatori interpretare accuratamente i vari claim sulla sostenibilità.
Lo studio ha anche esaminato i prodotti non alimentari con indicazioni sul benessere degli animali (come cosmetici, pellicce o piume) presenti nell’UE per identificare le migliori pratiche, evidenziando l’importanza del marketing per incoraggiare i consumatori a scegliere un prodotto più welfare-friendly.
In che misura gli attuali schemi di etichettatura sul benessere degli animali contribuiscono a creare valore nella filiera
Lo studio riporta le conclusioni di un’analisi effettuata su 8 casi studio su una selezione diversificata di schemi di etichettatura con claim sul benessere animale attualmente presenti nell’UE in sei Stati membri, che, insieme agli altri dati raccolti, hanno permesso di stabilire in che misura gli attuali schemi sul benessere contribuiscono ad aggiungere valore alla filiera alimentare. Lo studio ha esplorato le differenze di prezzo tra i prodotti con e senza claim, la distribuzione del valore tra i diversi attori della filiera e le principali tipolgie di costi e benefici per ciascuno stakeholder.
I prodotti recanti claim sul benessere animale avevano generalmente prezzi più alti dei prodotti convenzionali (6 degli 8 prodotti studiati), con una sovrapprezzo compreso tra il 18% e il 94%. Tuttavia, in alcuni casi, non ci sono stati aumenti di prezzo. Le fonti delle differenze di prezzo (o della mancanza di differenza di prezzo) tra i prodotti con claim rispetto a quelli convenzionali erano molteplici, e includevano la domanda del mercato, le dinamiche della filiera, le strategie di prezzo al dettaglio e, in alcuni casi, i costi di produzione più elevati. Le differenze variavano a seconda del paese e del settore. All’interno dello stesso settore, i “prodotti di base” come quelli lattiero-caseari presentavano le differenze di prezzo più basse.
La distribuzione del valore lungo la filiera non è stata facilmente documentabile, a causa di una generale mancanza di trasparenza oltre la fase di produzione primaria. Le prove disponibili hanno però mostrato che è il retail a trarre i margini maggiori, mentre gli allevatori ricevono il margine più basso. Anche se compensati per i maggiori costi di produzione, questa compensazione non era sempre sufficiente per consentire loro di ricevere un reddito migliore rispetto a quello proveniente da prodotti convenzionali.
I fattori principali di adesione agli schemi erano il desiderio di migliorare la salute degli animali, ottenere un reddito maggiore o più stabile, mantenere o aumentare l’accesso al mercato, migliorare la propria reputazione e contribuire al benessere degli animali. Per alcuni operatori, l’adesione agli schemi era una questione di necessità dettata dalle richieste dei loro acquirenti primari. Per altri è stata una scelta per diversificare il proprio mercato o generare entrate più alte e più stabili.
Le sfide all’adesione agli schemi di etichettatura sul benessere degli animali variavano da etichetta a etichetta, ma anche da specie a specie all’interno della stessa etichetta. I costi di audit ei costi amministrativi associati all’adesione erano comuni a tutti gli schemi.
In che misura gli attuali schemi di etichettatura contribuiscono a migliorare il benessere degli animali?
Secondo la DG SANTE, è difficile valutare con precisione in che misura i sistemi di etichettatura sul benessere portino un miglioramento significativo nella vita degli animali, a causa dell’assenza di una chiara baseline, di un monitoraggio limitato e dell’assenza di valutazioni. Stabilire un collegamento chiaro e diretto tra i miglioramenti del benessere degli animali e gli schemi di etichettatura è quindi stato impegnativo. Per ovviare a questo problema, lo studio ha valutato l’impatto degli schemi di certificazione utilizzando parametri come l’ambito di applicazione e la solidità dei controlli.
Per quanto riguarda il primo parametro, lo studio ha rilevato che una parte significativa dei sistemi di etichettatura esistenti copriva l’intera durata della vita degli animali (dall’allevamento, al trasporto, fino alla macellazione). I sistemi di etichettatura riguardavano varie specie di animali da allevamento e sistemi di produzione. Dei 51 schemi esaminati, 48 hanno fornito dati chiari sulle specie animali coperte, principalmente suini (32 etichette), seguiti da bovini da carne (27) e polli da carne (27). 15 schemi riguardavano tutte le specie più comunemente trattate: suini, bovini da latte, bovini da carne, galline ovaiole e broiler.
L’altro parametro utilizzato è stata la robustezza dei controlli degli schemi di etichettatura. Lo studio ha formulato osservazioni generali basate su quanto lo schema sia andato oltre la legislazione esistente sul benessere degli animali e come è stato controllato. A tale proposito, la maggior parte delle etichette mappate aveva criteri che andavano oltre gli standard fissati dalla legislazione nazionale e comunitaria. La maggior parte si è affidata anche a terze parti per verificare la conformità agli standard del sistema.
Su tale base, la DG SANTE ritiene quindi ragionevole presumere che questi schemi abbiano contribuito al miglioramento di alcuni aspetti della vita degli animali.
Gli schemi di certificazione con un approccio multilivello fisserebbero il loro livello più basso solo marginalmente al di sopra della legislazione dell’UE, aumentando poi i requisiti nei livelli successivi. Pertanto, è probabile che gli schemi multilivello non forniscano miglioramenti sostanziali su larga scala, poiché la maggior parte degli aderenti allo schema arriva solo al livello più basso. Si potrebbe però affermare che queste etichette hanno probabilmente contribuito a una migliore conformità alla legislazione sul benessere degli animali, introducendo controlli aggiuntivi rispetto a quelli effettuati dalle autorità nazionali competenti. Tuttavia, l’impatto maggiore si verificava in quei casi in cui c’è una combinazione di standard elevati e audit solidi.
Le conclusioni
Le conclusioni dello studio supportano qualsiasi potenziale iniziativa sull’etichettatura del benessere degli animali nell’Unione europea. I risultati hanno mostrato che c’è una chiara richiesta da parte dei consumatori di maggiori informazioni su questo argomento, oltre a una certa confusione causata dalla presenza di più etichette sul mercato. E’ quindi importante semplificare lo stato attuale dei sistemi di etichettatura sul benessere degli animali nell’UE.
Ci sono anche altre sfide, come la distorsione della concorrenza tra gli operatori dell’UE, il funzionamento del mercato interno e una potenziale “rinazionalizzazione” dei mercati.
Lo studio ha anche mostrato che, nel contesto della strategia Farm to Fork, prendere in considerazione l’etichettatura sul benessere degli animali crerebbe un valore aggiunto per l’intera filiera alimentare.
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