Un gruppo di deputati del Pdl ha rivolto al ministro della salute un’interrogazione a risposta scritta sugli effetti secondo loro potenzialmente negativi che potrebbe avere la norma che anticipa al 30 giugno la fine dell’intramoenia allargata qualora non venisse modificata
Nella seduta del 29 febbraio scorso un gruppo di parlamentari del Pdl che seguono la sanità, guidati da Benedetto Fucci, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al ministro della Salute, Balduzzi, per avere chiarimenti sugli effetti secondo loro potenzialmente negativi che potrebbe avere qualora non venisse modificata la norma oggi in vigore che anticipa al prossimo 30 giugno la fine dell’intramoenia allargata e il termine entro cui tutte le regioni devono adeguare le strutture ospedaliere per accogliere l’intramoenia normale.
Il testo dell’interrogazione
INTERROGAZIONE PRESENTATA ALLA CAMERA NELLA SEDUTA DEL 29.02.2012
Fucci, Barani, Patarino e De Nichilo Rizzoli – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
l’articolo 10, comma 2, del decreto-legge n. 216 del 2011, convertito definitivamente dalla legge dal Parlamento nella seduta della Camera del 23 febbraio 2012, anticipa al 30 giugno 2012 il termine entro il quale le regioni e le aziende sanitarie locali dovranno dotare le strutture ospedaliere degli spazi e degli strumenti perché sia finalmente realizzata in modo integrale, dopo anni di incessanti rinvii, la disciplina dell’attività professionale intramuraria di cui alla legge n. 120 del 2007;
al tempo stesso la norma fissa alla medesima data la fine della disciplina transitoria della cosiddetta «intramoenia allargata» che era stata introdotta in attesa appunto della piena realizzazione della legge n. 120 del 2007;
come dimostra l’esperienza passata in riferimento alle continue proroghe del regime di “intramoenia allargata” e come segnalano inequivocabilmente i dati contenuti nell’ultima relazione dell’Osservatorio sull’attività professionale inviata al Parlamento ai sensi della stessa legge n. 120 del 2007 secondo cui a malapena la metà delle regioni italiane si troverebbe già a un sufficiente livello di adeguamento delle strutture ospedaliere, è realisticamente improbabile che il termine del 30 giugno 2012 possa essere rispettato;
più che un drastico e poco realizzabile taglio dei tempi come quello introdotto, che appare più che altro una misura simbolica, sarebbe utile da parte del Governo lo studio di iniziative che, ferma restando la vigenza nel frattempo dell’«intramoenia allargata», mettessero davvero le regioni e le aziende sanitarie locali (che soprattutto nel Mezzogiorno scontano croniche carenze strutturali e organizzative) di realizzare i locali e di dotarsi di attrezzature e strumentazioni che consentano l’attività libero-professionale intramuraria:
in che modo e con quali urgenti iniziative, per quanto di sua competenza, il Governo ritenga realisticamente possibile che sia rispettato il nuovo termine del 30 giugno 2012;
quali iniziative di competenza ritenga di assumere per intervenire, nell’ottica della piena realizzazione della legge n. 120 del 2007,con riferimento a quelle realtà ancora prive dei necessari adeguamenti atti a rendere possibile l’esercizio della libera professione intramuraria;
attraverso quali passi si intenda gestire e realizzare il passaggio, nei tempi tanto stretti introdotti nel decreto-legge n. 216 del 2011, dall’«intramoenia allargata» alla libera professione intramuraria.
quotdianosanita.it – 6 marzo 2012