Gli altri crescono, noi non teniamo il passo: il Pil italiano ha il fiatone e la domanda di consumi – segnale importante per capire come sta il Paese – è praticamente ferma. L´allarme è di Confindustria, i dati sono dell´Istat.
Entrambi segnalano che, se nel resto del mondo l´economia dà segnali di ripresa, l´Italia lotta ancora per lasciarsi il peggio alle spalle.
Emblematico il caso delle vendite al dettaglio: fra ottobre e novembre 2010 hanno segnato un calo dell´0,3 per cento, legato soprattutto ai carrelli della spesa alimentare più leggeri (meno 0,5 per cento). Facendo un passo indietro e mettendo a confronto novembre 2009 con lo stesso mese del 2010 il segno ritorna positivo (più 1 per cento). Ma si tratta di poca cosa visto che il punto di partenza combacia con il periodo più buio della crisi. Sui volumi del venduto insomma non ci siamo: il ritorno ai discount (quelli alimentari nell´ultimo anno aumentano le vendite del 2,6 per cento) dimostra che chi ha poca disponibilità economica guarda prima di tutto al prezzo e comunque compera di meno.
Il quadro preoccupa sia i commercianti – che chiedono «interventi coraggiosi di rilancio» – che le associazioni dei consumatori: Adusbef e Federconsumatori sottolineano che anche i saldi, rispetto allo scorso anno, sono in calo fra il 9 e l´11 per cento.
Per Confindustria il segnale è chiaro. «La ripresa globale è tornata vigorosa, ma l´Italia non tiene il passo: il Pil fa fatica ad andare oltre l´1 per cento». «C´è un problema di crescita su cui tutto il Paese si deve concentrare», commenta Emma Marcegaglia, presidente degli industriali, «Siamo di fronte ad un´economia globale che sta accelerando: la Germania va bene, gli Stati Uniti vanno verso una crescita molto alta ed una parte dell´Asia continua a crescere». In Italia invece «c´è un problema che viene da lontano e sta continuando anche nella velocità di uscita dalla crisi». Confindustria quindi vuole soluzioni, anche se – riferendosi al giudizio negativo («insufficiente») espresso nei giorni scorsi – la Marcegaglia precisa che la sua «non era volontà di attaccare l´Esecutivo: l´Italia ha bisogno di essere governata».
La Cgil approva quest´uscita dal guscio: «Confindustria ha dato troppa fiducia alle manovre e alle scelte del governo in nome del rigore: è ora che alzi la voce – dice la leader Susanna Camusso – senza politiche di stimolo e di equità fiscale è difficile che l´Italia esca dalla stagnazione».
27 gennaio 2911 – La Repubblica