Coletto: «Troppi otto ospedali, saranno riconvertiti Bovolone è antisismico, il Chiarenzi no: non lo dico io ma la legge. Il Magalini sarà pronto nel 2014». È convinto che «tutto quello che si racconta in giro sulla riorganizzazione della rete ospedaliera sarà presto smentito dalle schede».
Dice che «gli amministratori locali tirano l’acqua al proprio mulino ma purtroppo la verità non la sanno e, parlando a vanvera, creano inutili allarmismi: finchè non ci saranno i documenti ufficiali a tradurre nella realtà le linee programmatiche del piano socio-sanitario, tutti giocano a indovinare il futuro con bla-bla-bla evanescenti e privi di veridicità».
Si scaglia contro «certi politici che pensano di sapere tutto ma che alla fine sanno poco o niente: il risultato di tanto affanno è spaventare lagente gridando al lupo alupo malagente è più saggia e coscienziosa di quanto si pensi».
L’assessore regionale alla sanità Luca. Coletto ripete come un mantra che «bisogna smetterla di parlare di tagli di ospedali nel Veneto: non è cos!, assolutamente no».
Ma il Piano parla chiaro e i numeri non sono opinabili: nel Veronese devono essere cancellati 450 posti letto. In tutta la Regione ben 2mila. O no?
No, cioè sì ma ne saranno creati ex novo 4000 in tutto il Veneto dalla riconversione delle strutture.
Non è il caso di spiegare, una volta per tutte, cosa significa?
Che se ho un ospedale ridotto ad essere un semplice contenitore privo oramai di contenuti, con reparti chiusi e specialità assenti, è inutile tenerlo in piedi: da lì gli acuti devono sparire e la struttura viene riconvertita per offrire un altro tipo di assistenza, ad esempio la riabilitazione piuttosto che la lungodegenza. Oggi la gente ha bisogno soprattutto di questo: sempre più strutture per l’assistenza geriatrica o la prevenzione piuttosto che di posti letto, per esempio, per la chirurgia. Gli interventi si va a farli nei centri di referimento della rete provinciale dove c’è l’eccellenza per le acuzie. Non è più sostenibile, non solo perchè lo dice la spending review, avere reparti di ospedali pieni di anziani che le famiglie e il territorio non sono in grado di assistere a domicilio. Si tratta di costi che possono essere ridotti senza alcuna conseguenza per il paziente: un posto letto perlungodegenti in ospedale costa 600 euro al giorno, nelle case della salute ben un terzo, cioè 200 euro.
Discorsi generali che calzano benissimo con la realtà veronese dove di “contenitori” vuoti da riconvertire in questi famosi ospedali di comunità a cui lei, assessore, fa riferimento, ce n’è più di qualcuno.
Vede che il buon senso, da solo, orta diritto alla soluzione migliore? Lo capiscono tutti che se c’è un infarto in atto o un’appendicite acuta da operare è meglio andare nei centri di riferimento piuttosto che nei piccoli ospedali di provincia e quelli, magari, metterli a disposizione, che so, della medicina di base.
Si riferisce a Isola della Scala che sta agonizzando? O agli 80 posti letto del Chiarenzi per la riabilitazione? Può confermare a tal proposito i rumors oramai dati per certi che Zevio sarà chiuso e tutto verrà trasferito a Bovolone?
Le schede non sono ancora completate, questione di poco e si saprà chiaramente ospedale per ospedale che fine faranno gli otto attualmente attivi nel Veronese. Che ci siano delle storture non lo dico io ma è evidente dalla geografia e dalla logistica. Che poi, in alcuni casi, per mettere a norma vecchi “contenitori” si debbano spendere tanti soldi riuscendo invece a risparmiarli trasferendo i “contenuti” in ex ospedali in grado di riceverli a costo zero, va da sè che la scelta non può che essere una…
Si riferisce alla riabilitazione del Chiarenzi da portare a Bovolone? É questa la decisione della Regione?
Dico solo questo: la riconversione non è un “taglio”. I veronesi nemmeno si accorgeranno delle manovre derivanti dalle schede ospedaliere. Anzi, sul territorio per loro ci saranno servizi in più. E comunque che il Chiarenti non sia a norma antisimica, non lo dico io.
Le schede ospedaliere ufficiali tardano ad arrivare, in realtà quelle ufficiose girano da mesi.
Quelle che circolano sono carta straccia, anzi, posso togliermi un sassolino dalla scarpa? Un antico detto dice che “l’arroganza va a cavallo ma torna a piedi”.
Cioè?
Cioè le schede ospedaliere sarebbero già fatte e pronte se non ci si fosse messo eli mezzo qualche arrogante ad allungare i tempi.
Si dice che la Regione in realtà stia lavorando a favore della sanità privata veronese a danno di quella pubblica.
Non è vero: i tagli, quelli sì sono tagli, a danno di Peschiera e Negrar quest’anno ammontano a 200 milioni di euro.
A proposito questi due ospedali rientrano nell’Ulss 22 dove c’è il Magalini di Villafranca che da 10 anni deve essere ultimato e che con Bussolengo rappresenterà il cosiddetto polo a due gambe. Quando sarà pronto?
Il Magalini sarà terminato nel 2014 e poi come da programmazione partirà la doppia-struttura.
Possibile che la Ulss 21 e la 22 saranno fuse come previsto dal numero di residenti fissato dalla Regione per la sopravvivenza di ciascuna azienda socio-sanitaria?
Questo piano socio-sanitario non prevede l’accorpamento di Bussolengo e Legnago a meno che non intervenga unalegge ad hoc ad imporlo: a quel punto il tetto dei 250-300 mila abitanti varrà per tutte le Ulss del Veneto, non solo per le veronesi.
E che fine farà, in caso ci fosse l’Ulss unica, lo staff amministrativo e direzionale della 21?
È prematuro parlarne, la legge comunque dirà anche questo.
E chiaro quanto meno che non ci potranno essere due direttori generali per un’unica Ulss.
Ripeto, non lo so.
Circolano «maldipancia» sulla nomina del dg Piccoli, i detrattori sostengono che gestire un Ipab non sia la stessa cosa che amministrare una Ulss.
Ho sentito, ma è normale che chi viene scelto per coprire cariche pubbliche importanti muova invidie. Ci sono dei requisiti in base ai quali si può concorrere a diventare direttore generale di Ulss: se uno autocertifica di averli e sulla base di quelli viene scelto, è tutto a posto. Altrimenti si muoverebbero gli ispettori….
Camilla Ferro – L’Arena – 23 aprile 2013