Luca Zaia, lei farà la terza dose?
«Sì, ai primi di dicembre».
È più insidiosa delle altre questa quarta ondata?
«È diversa. Non c’è la correlazione esponenziale tra contagiati e ricoverati, come in passato. In Veneto con duemila positivi abbiamo 410 ricoverati; l’anno scorso, con gli stessi dati, ne avevamo duemila. I vaccini stanno funzionando».
Si poteva fare di più per evitarla?
«Conduciamo una vita normale ormai. L’unica restrizione è la mascherina, per chi la porta.
Abbiamo i vaccini, farmaci e gli anticorpi monoclonali, quelli che hanno salvato Trump, e che noi usiamo con successo nei nostri ospedali».
Però lei è scettico sul modello austriaco. Cosa suggerisce allora?
«Più informazione istituzionale contro le fake news. Il governo pensa di cavarsela con la conferenza stampa del venerdì? È davvero troppo poco per combattere le cavolate anti-vaccini che circolano online. Certi giovani sono davvero convinti che la dose renda sterili».
Cosa non la convince nella scelta di Vienna?
«Mi pare che il lockdown dei No Vax sia durato il tempo di una stella cometa. Alla fine l’hanno imposto a tutti».
Perché è contrario all’obbligo vaccinale?
«Cosa intendiamo per obbligo?
Portare le persone con la forza pubblica a fare il vaccino? L’obbligo è stato introdotto per undici vaccini dalla ministra Lorenzin nel 2017 e non mi risulta che tutti i genitori immunizzino i loro figli. Il cento per cento non esiste in nessuna campagna, perché residua sempre una parte che si oppone per ribellismo o paura».
Confindustria lo invoca.
«Li capisco. Non mi pongo in contrapposizione, né intendo mettermi a fare l’alternativo per spirito di contraddizione, però mi chiedo da amministratore: qualcuno ci vuole spiegare come funzionerebbe tecnicamente?».
Possiamo permetterci questa tolleranza quando si va verso il Natale?
«I No Vax non mi piacciono. La loro libertà finisce nel momento in cui mettono a rischio la salute altrui. Le piazze piene di gente senza mascherina sono spot negazionisti».
I No Vax quanto incidono nella diffusione del contagio?
«Sono una delle ragioni per cui il virus ha ripreso quota».
Il governo punta ad aumentare le restrizioni per loro nei luoghi pubblici. Su questo conviene?
«Qualcosa va fatto in quel senso. L’ospedale è anche di chi non ha il Covid. Tra domani e martedì ne parleremo con Draghi e Speranza nella riunione con i governatori».
Ma nel concreto cosa proporrà?
«Dobbiamo prendere atto da un lato che non dobbiamo chiudere, e dall’altro tutelare coloro che si sono vaccinati».
Cosa pensa dell’idea di ridurre la validità del tampone da 48 a 24 ore?
«Deve dircelo il Cts. Deve essere una decisione assunta su base scientifica».
Come immagina di salvare la stagione sciistica?
«Semplice: si ottiene lo skipass solo con il Green Pass. E controlli a tappeto».
E i mercatini natalizi?
«Bisogna lavorare per non chiuderli, aprendoli in sicurezza».
A lei al ristorante il Green Pass lo chiedono?
«Sì, sempre, perché?».
Perché non avviene dappertutto.
«È una conseguenza del lassismo in cui siamo caduti dopo l’euforia estiva. Bisogna tornare a fare i controlli».
Perché ha sentito il bisogno di scrivere un libro, “Ragioniamoci sopra”?
«È nato dalle riflessioni che ho maturato durante la pandemia. Ho conservato gli appunti presi giorno dopo giorno. Il Covid è stato come un evento bellico».
Quando un politico scrive un libro è perché ha un disegno. Il suo qual è?
«Non è un manifesto. Non ho ambizioni da leader. È il terzo libro che scrivo, vorrei fare notare».