“Con il Patto per la Salute ho detto e confermo che possiamo risparmiare fino a 10 miliardi ma in 5-6 anni. Se dicono che possono fare a meno di 2 miliardi quest’anno avranno fatto i loro conti”. Così il ministro in un’intervista a La Stampa dove si parla anche di Vannoni, di ticket, farmaci innovativi e fondi integrativi
Stamina, farmaci innovativi e fondi integrativi, ticket, fondo sanitario. Questi i temi principali dell’intervista di Paolo Russo al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, pubblicata oggi da La Stampa .
Il caso Stamina. Si parte dal processo a Vannoni dove ieri ha fatto notizia la richiesta di patteggiamento del patron di Stamina. Per il ministro quella di Vannoni, “è una ammissione di colpevolezza di fronte a tutta Italia e alla comunità internazionale. La conferma della gravità delle accuse che gli sono state contestate”. Un episodio quello di Stamina di cui Lorenzin vorrebbe scongiurare il ripetersi. Da qui il suo ultimo decreto sulle cure sperimentali appena firmato.
“Quello ci mette al sicuro anche rispetto a chi, meglio attrezzato di Vannoni, vorrebbe commercializzare di tutto con la scusa delle cure compassionevoli”, spiega il ministro. “La vicenda Stamina, così come altre prima – aggiunge- ci raccontano di falle del nostro sistema che ora abbiamo coperto. Farmaci e terapie cellulari non ancora testati, potranno essere autorizzati caso per caso a chi non ha alternative terapeutiche, solo dopo averne documentato scientificamente la possibilità di funzionare e soltanto se rispondono ai requisiti di buona fabbricazione”.
Farmaci innovativi e sanità integrativa. Sono in arrivo nuovi farmaci molto efficaci ma molto costosi e non solo per l’epatite C.“Questo è il vero grande problema di tutti i sistemi sanitari avanzati”, ammette Lorenzin. Che spiega, “sono in arrivo nuove e costose terapie immunologiche, contro il Parkinson, l’Alzheimer. Per questo abbiamo avviato un confronto con i ministri europei, ma anche con Usa e Canada. Serve un’alleanza per contrattare al meglio i prezzi, pur remunerando gli investimenti in ricerca. Nel frattempo ho avviato un tavolo per il rilancio della sanità integrativa che non è mai decollata. Se dobbiamo assicurare cure importanti e costose a tutti qualcosa di meno essenziale potrà essere sostenuto da questa terza gamba”.
I tagli della stabilità. Le Regioni sembrano intenzionate a rinunciare ai 2 miliardi di aumento del Fondo per far fronte ai tagli imposti dalla stabilità. Una soluzione a cui il ministro ribadisce di essere “sempre stata contraria”. “Con il Patto per la salute – spiega- ho detto e confermo che possiamo risparmiare fino a 10 miliardi ma in 5-6 anni. Se dicono che possono fare a meno di 2 miliardi quest’anno avranno fatto i loro conti”. “Certo – avverte Lorenzin – è che non potrebbero rinunciare anche all’aumento del 2016, pena il collasso del sistema. E poi non dimentichiamo che 400 milioni per curare l’Epatite devono metterli le Regioni. Mica vorremo lasciare senza farmaci chi rischia la vita”
La riforma dei ticket. Un tema caldo ma sul quale ancora non vengono scoperte le carte dal Governo. “Dobbiamo attendere i decreti di attuazione della riforma fiscale – dice infatti Lorenzin – perché l’idea è di fare una riforma all’insegna dell’equità, che sfrondi le esenzioni per i redditi più alti, magari utilizzando l’Isee, in modo da liberare risorse per ridurre i ticket su specialistica e diagnostica. Che sono troppo alti e generano fenomeni di esclusione sociale”.
Lorenzin: malati beffati se Vannoni patteggia. Il ministro: neanche un giorno di arresto, non c’è deterrenza
Paolo Russo, La Stampa. Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, Davide Vannoni chiede di patteggiare. E’ la pietra tombale su Stamina?
«E’ una ammissione di colpevolezza di fronte a tutta Italia e alla comunità internazionale. La conferma della gravità delle accuse che gli sono state contestate».
Soddisfatta?
«I giudici prenderanno le loro decisioni in autonomia come è giusto che sia. È stata un’inchiesta lunga e coraggiosa. Resta il fatto che se verrà accolta la richiesta di patteggiamento, Vannoni non farà nemmeno un giorno ai domiciliari. Il risarcimento morale nei confronti delle decine di migliaia di persone che sono state illuse per anni così non c’è. E nemmeno il deterrente per i tanti che pensano di poter lucrare con nuove Stamina».
E il decreto appena firmato sulle cure compassionevoli?
«Quello ci mette al sicuro anche rispetto a chi, meglio attrezzato di Vannoni, vorrebbe commercializzare di tutto con la scusa delle cure compassionevoli. La vicenda Stamina, così come altre prima, ci raccontano di falle del nostro sistema che ora abbiamo coperto. Farmaci e terapie cellulari non ancora testati, potranno essere autorizzati caso per caso a chi non ha alternative terapeutiche, solo dopo averne documentato scientificamente la possibilità di funzionare e soltanto se rispondono ai requisiti di buona fabbricazione».
Ma dove troveremo i soldi per le nuove terapie, quelle vere e super-costose?
«Questo è il vero grande problema di tutti i sistemi sanitari avanzati. Sono in arriva nuove e costose terapie immunologiche, contro il Parkinson, l’Alzheimer. Per questo abbiamo avviato un confronto con i ministri europei, ma anche con Usa e Canada. Serve un’alleanza per contrattare al meglio i prezzi, pur remunerando gli investimenti in ricerca. Nel frattempo ho avviato un tavolo per il rilancio della sanità integrativa che non è mai decollata. Se dobbiamo assicurare cure importanti e costose a tutti qualcosa di meno essenziale potrà essere sostenuto da questa terza gamba».
Le stesse Regioni dicono addio ai 2 miliardi di aumento del Fondo sanitario. Non si rischia il default dell’assistenza sanitaria?
«Sono sempre stata contraria a questa soluzione. Con il Patto per la salute ho detto e confermo che possiamo risparmiare fino a 10 miliardi ma in 5-6 anni. Se dicono che possono fare a meno di 2 miliardi quest’anno avranno fatto i loro conti. Certo è che non potrebbero rinunciare anche all’aumento del 2016, pena il collasso del sistema. E poi non dimentichiamo che 400 milioni per curare l’Epatite devono metterli le Regioni. Mica vorremo lasciare senza farmaci chi rischia la vita…».
Che fine ha fatto la riforma dei ticket?
«Dobbiamo attendere i decreti di attuazione della riforma fiscale perché l’idea è di fare una riforma all’insegna dell’equità, che sfrondi le esenzioni per i redditi più alti, magari utilizzando l’Isee, in modo da liberare risorse per ridurre i ticket su specialistica e diagnostica. Che sono troppo alti e generano fenomeni di esclusione sociale».
La Stampa – 25 gennaio 2015