Accorpamenti, questa la parola chiave del futuro della sanità véneta. Lo ha detto ieri a Mestre Domenico Mantoan, direttore generale Area sanità e sociale del Veneto, intervenendo alla presentazione del programma nazionale Esiti. Accorpamenti che però non riguarderanno l’area nascite, per i centri sotto i 500 parti; Venezia e Portogruaro non devono temere chiusure. Soddisfatto dal risultato del programma Esiti? «Siamo iscritti da otto anni e abbiamo fatto passi avanti in ogni settore. Avevamo criticità risolte in breve tempo, abbiamo messo a confronto pubblico e privato, con quest’ultimo che lavora con noi e utilizza i nostri soldi, e pertanto deve garantire un servizio adeguato».
Quali gli esiti di cura? «Sono sempre stati ottimi e sono ulteriormente migliorati. Un altro tema sono però i volumi di attività. E’ assodato che se vuoi ottenere buoni esiti di salute servono elevati volumi di lavoro per curare bene».
Quindi verranno richiesti accorpamenti? «Bisogna migliorare l’organizzazione degli interventi. Da un lato verrà chiesto ai direttori generali delle aziende sanitarie di studiare e procedere con accorpamenti laddove ci siano più strutture che lavorano sulla medesima attività, e dove magari non si raggiungono i numeri minimi richiesti dalla Regione. Dall’altro in sede di programmazione sanitaria, con le future schede ospedaliere, si daranno altre risposte».
Quali gli ambiti che potrebbero essere interessati? «Soprattutto la chirurgia senologica oncologica, dove in tante sedi non si arriva a garantire i 150 interventi minimi, e la chirurgia protesica gamba-anca. In futuro proporremo anche il tema delle altre chirurgie oncologiche, dai tumori al polmone a quelli di fegato e pancreas. In questo senso ci aiuta già l’avere centri di riferimento come Padova, Verona e lo Iov».
Come interverrete? «Non certo con interventi “sovietici” e non dall’oggi al domani, ma dovremo dirlo per tracciare una ulteriore strada migliorativa».
Ci rimetterà il privato? «Non è un’azione contro il privato convenzionato, ma questo deve mantenere l’accreditamento. Non dovrà svolgere poco di tutto, ma specializzarsi».
La Regione interverrà sul caso dei medici ospedalieri che non timbravano il cartellino? «I controlli si sono sempre fatti e continueranno, e ogni azienda sanitaria lavora anche su questo. Le regole sono chiare e vanno rispettate. Non credo alla furbizia di qualcuno, ma a una dimenticanza, con i mezzi tecnologici odierni i furbi vengono scovati anche dopo dieci anni».
Licenziamenti in arrivo? «No, non dobbiamo crocifiggere nessuno, ma discutere con i sindacati su come trovare una soluzione migliore per far convivere i due aspetti del lavoro».
Cambierete qualcosa? «Ci potranno essere dei richiami, certo, ma chi pensa di fregare il sistema fa poca strada. Servono sistemi per rendere automatiche queste attività, ed evitare che si ripetano dimenticanze».
Simone Bianchi – Il Mattino di Padova – 27 febbraio 2018