di Roberto Turno. «Quest’anno ce la possiamo fare senza tagliare i servizi ai cittadini. Ma se il prossimo anno non ci sarà un adeguamento delle risorse, il rischio che saltino alcuni servizi sarà reale». Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte e rappresentante dei presidenti di regione, mette i classici puntini sulle “i”. E alla vigilia dell’accordo atteso per domani dal Governo sui tagli da 2,35 mld alla spesa sanitaria, spiega dove e come incideranno le misure in cantiere.
Presidente Chiamparino, ce la farete domani ad arrivare allo showdown col Governo sui tagli da 2,35 mld alla sanità?
Al tavolo tecnico è stata sostanzialmente trovata un’ipotesi comune. Ma, come si dice: mai dire gatto finché non lo hai nel sacco. Anche se, in questo caso, non saprei dire chi sia nel sacco. Nel 2015 potremmo con grande sforzo cercare di limitare i danni, anche se andremo incontro a un aumento di costi dovuto soprattutto all’immissione di nuovi costosi farmaci. Margini di razionalizzazione della spesa ce ne sono, anche accelerando la centralizzazione degli acquisti. Vedremo.
Dove ridurrete la spesa sanitaria?
Per due terzi la manovra riguarderà l’acquisto di beni e servizi, poi la farmaceutica e l’appropriatezza. In prospettiva si può risparmiare anche con l’applicazione dei nuovi standard ospedalieri. Ma attenzione: nel 2016 sarà indispensabile un adeguamento delle risorse. Lo dico ora per allora. Anche per questo abbiamo chiesto al Governo un incontro sull’attuazione del Def. A differenza dell’anno scorso vogliamo arrivare alla legge di stabilità 2016 senza sorprese, con soluzioni condivise. Salvaguardando i saldi di finanza pubblica, ma insieme assicurando alle regioni di poter corrispondere ai bisogni di salute degli italiani.
Renzi dice che non aumenterà le tasse: e le regioni? Già fioccano addizionali.
Io parlo per il Piemonte, ma quel che vale per la mia regione vale per tutte quelle sotto piano di rientro. Siamo stati costretti ad aumentarle perché sostanzialmente commissariati per i buchi di bilancio ereditati. In Piemonte lo abbiamo fatto salvaguardando i redditi fino a 30mila euro. Per quanto mi riguarda, gli aumenti, che hanno escluso l’Irap, non sono arrivati per colpa del Governo e dei tagli: è l’effetto della situazione pre–fallimentare che ho trovato.
Meno asl, meno poltrone, dice il premier. Soluzione giusta?
Ridurre le asl è una soluzione giusta alla quale noi e altre regioni stiamo già lavorando. Più che per ridurre le poltrone, serve farlo per costruire dimensioni di governo adeguate e fare più efficienza.
Per l’accordo di mercoledì col Governo servirà un decreto legge?
Credo dì sì, ma vedremo. Certo serve celerità, perché i tagli si applicheranno non per un anno, ma per 7–8 mesi. E poi: auspico che contestualmente ci siano anche il riordino di Aifa, Iss e Agenas. Sono riforme indispensabili anche per attuare i risparmi in agenda.
Cambieranno i ticket?
Certo va fatta una riflessione. Per studiare il contrasto a evasione ed elusione. E capire se sono ancora adeguati ed equi.
Ci sono dubbi sulla sostenibilità del Ssn: servono nuovi modelli di finanziamento, un ruolo più incisivo dei Fondi integrativi?
Con tutti i suoi limiti, il Ssn è considerato per efficacia di prestazioni e spesa tra i migliori in Europa e al mondo. Io sono per la sanità pubblica che collabora e opera in sinergia con quella privata, secondo le linee indicate dal pubblico. Non demonizzo il privato o i Fondi integrativi. Già ci sono e possono essere utili a integrare l’Ssn. A Torino con la ripresa del progetto della “Città della salute” vogliamo far convergere capitali pubblici e privati. Per gli investimenti questa collaborazione è molto importante.
Tornando al’accordo col Governo, davvero saranno tagli indolori per gli italiani?
Nel 2015 possiamo farcela senza tagliare i servizi. Ma nel 2016 dovrà esserci un adeguamento delle risorse. Altrimenti a quel punto il rischio che saltino alcuni servizi sarà reale.
R. Tu. – Il Sole 24 Ore – 14 aprile 2015