Il Parlamento europeo ha bloccato la proposta della Commissione Ue sui criteri scientifici da adottare per determinare che cosa sia o non sia un interferente endocrino nei pesticidi e nei biocidi. La risoluzione – che è stata approvata con 389 voti a favore, 235 contrari e 70 astensioni – mette il veto alla proposta della Commissione Ue, giudicata troppo morbida, chiedendole di “presentare senza indugio un nuovo progetto”, perché quello del giugno 2016 “non può essere considerato come basato su dati scientifici oggettivi”.
La necessità di basarsi esclusivamente su criteri scientifici è stata indicata espressamente dal Tribunale dell’Ue, che in una sentenza del dicembre 2015 ha affermato come “la determinazione di criteri scientifici per l’identificazione delle proprietà di interferenza endocrina”, cioè di disturbo delle attività ormonali, “può essere effettuata solo in maniera obiettiva, sulla base di dati scientifici relativi al sistema endocrino, indipendentemente da ogni altra considerazione, in particolare di natura economica”.
La sentenza del Tribunale dell’Ue era arrivata in seguito ad un ricorso della Svezia, appoggiato anche da Danimarca, Francia, Olanda, Finlandia, che contestava alla Commissione Ue di essere venuta meno ai propri obblighi, siccome avrebbe dovuto definire i criteri scientifici per gli interferenti endocrini entro il 13 dicembre 2013.
La proposta della Commissione Ue, presentata sei mesi dopo la sentenza di condanna del Tribunale dell’Unione europea, aveva provocato critiche contrapposte. L’industria chimica giudicava i criteri proposti troppo severi, mentre parte del mondo scientifico, le organizzazioni ambientaliste e dei consumatori ritenevano i criteri della Commissione Ue troppo lassisti e contrari al principio di precauzione che deve ispirare le regolamentazioni comunitarie.
Dopo il veto del Parlamento europeo si deve ricominciare da capo. Il commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, si è rammaricato per il voto dell’europarlamento, dicendosi “fermamente convinto che, in questo caso, il mancato accordo è un cattivo affare per i cittadini dell’Ue” e aggiungendo che ora la Commissione “dovrà riflettere sui prossimi passi da intraprendere”.
Il Fatto alimentare – 30 ottobre 2017