In meno due secondi, l’industria è in grado di sviluppare un nuovo composto chimico. E di questi, mille ogni anno finiscono sul mercato, andando a irrobustire una produzione complessiva di 200mila tipi di sostanze diverse. Di cui 12mila considerate pericolose per la salute o l’ambiente. Eppure presenti in 3 prodotti su 4 di larghissimo utilizzo: dai pannolini alle vernici, dai prodotti per la pulizia agli adesivi.
Composti definiti interferenti endocrini, per la loro capacità di alterare il funzionamento delle ghiandole e gli equilibri ormonali. “Negli ultimi 13 anni nell’Unione Europea sono state vietate circa duemila sostanze di questo tipo, ma ora serve un’accelerazione per regolamentare i tantissimi interferenti endocrini che minacciano la salute dei cittadini”, è il messaggio con cui la Società Italiana di Endocrinologia ha sottoscritto la petizione dell’European Society of Endocrinology.
La richiesta alla Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen è quella di “aggiornare il regolamento europeo 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche”.
L’impatto degli interferenti endocrini sulla salute dell’uomo e dell’ambiente
La richiesta è stata esplicitata nel corso dell’ultimo congresso nazionale, in cui la presidente uscente Annamaria Colao (Università Federico II di Napoli) e il suo successore Gianluca Aimaretti (Università del Piemonte Orientale) hanno condiviso un messaggio chiaro.
“È fondamentale che la revisione sia adottata nell’ambito dell’attuale mandato politico della Commissione europea e del Parlamento europeo. Ritardarla ulteriormente determinerà il persistere di un elevato livello di esposizione della popolazione ai cosiddetti interferenti endocrini: con conseguenze più gravi in particolar modo per i soggetti più vulnerabili, come i bambini e le donne in gravidanza”.
Oltre alla perdita di vite umane e animali, gli interferenti endocrini sono anche legati a notevoli costi economici sostenuti dai cittadini dell’Unione. “Stime prudenti hanno collegato le esposizioni delle sostanze a circa 157 miliardi di euro di spese sanitarie effettive e della perdita di potenziale di guadagno”, aggiungono gli esperti.
Da valutare l’esposizione ai “cocktail” pericolosi
I cittadini europei hanno già iniziato a prendere coscienza della pericolosità di queste sostanze: secondo un sondaggio condotto dalla Commissione Europea nel 2020, l’84 per cento è preoccupato per l’impatto sulla salute delle sostanze chimiche e il 90 per cento per l’impatto sull’ambiente.
Tuttavia, sebbene le conoscenze scientifiche stiano aumentando, ci sono molte lacune da colmare in merito all’entità degli effetti negativi degli interferenti endocrini. Da qui la richiesta degli endocrinologi di potenziare la ricerca, dal momento che “per molte sostanze sono ancora scarsi i dati circa le soglie di pericolosità e restano in gran parte da riconoscere e definire le conseguenze dell’esposizione a cocktail di prodotti chimici diversi, anche in quantità sotto soglia”.
“L’Europa ha un regolamento molto avanzato e per esempio per il bisfenolo A sono già stati previsti adeguati divieti per l’impiego in molti prodotti: l’auspicio è che si arrivi presto a qualcosa di simile anche per interferenti endocrini di cui sono già noti i rischi, come gli ftalati o le varie sostanze con effetto antiestrogenico o antiandrogenico. Le sostanze che, secondo una classificazione prodotta dall’Unione Europea, certamente interferiscono con il sistema endocrino sono finora 66, mentre per altre 52 non esistono prove sufficienti per stabilire una classificazione adeguata: è fondamentale aumentare le conoscenze e poi agire per tutelare i cittadini”.
In corso una rivalutazione delle sostanze e miscele destinate all’imballaggio
A settembre dello scorso anno, la Commissione europea ha intanto avviato una consultazione pubblica su un progetto di legge che introdurrebbe nuove classi di pericolo nell’ambito della revisione di un altro regolamento, il 1272/2008, relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e miscele. In questo modo, verrebbero aggiunti criteri e classi di pericolo per gli interferenti endocrini e le sostanze persistenti bioaccumulabili e tossiche.
Per i sottoscrittori della petizione, “questo atto è sicuramente un primo passo necessario per ridurre l’esposizione delle nuove sostanze, dal momento che le scoperte e le innovazioni nel settore industriale proseguono”.
L’auspicio è che si prosegua sulla strada tracciata dalla Commissione con la “strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili di ottobre 2020, in cui si fa riferimento a una produzione, sin dalla fase di progettazione, sostenibile e sicura sia per la salute umana sia per l’ambiente”, concludono Colao e Aimaretti.
fonte: Aboutpharma.com
Questo articolo è pubblicato nella Sezione Rassegna stampa