Continua sulla stampa lo scambio a distanza sull’emergenza Pfas tra l’assessore regionale Giampaolo Bottacin e la parlamentare del Pd Laura Puppato. Dopo l’intervista del Mattino di Padova alla seconda, pubblichiamo in rassegna stampa anche quella al referente regionale dell’Ambiente. Lasciando come sempre ogni valutazione ai lettori.
Intervista del Mattino di Padova. Tre anni per risolvere in via definitiva l’inquinamento da Pfas in Veneto attraverso la creazione di un nuovo acquedotto. Un tempo relativamente breve, sempre che il governo dichiari – come assicurato da più parti – lo stato di emergenza per l’area contaminata, chiesto dall’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin.
Assessore di quand’è la vostra richiesta?
«Nel 2013 arrivò lo studio del Cnr che escludeva pericolo immediato per la popolazione. Noi però abbiamo subito messo dei limiti, mancando quelli statali, sia sulle acque potabili che sugli scarichi industriali. Successivamente abbiamo fatto un’indagine epidemiologica che ha rilevato la presenza nel sangue di valori Pfas secondo noi preoccupanti. Così, nel 2017, abbiamo chiesto al governo lo stato di emergenza ribadendo inoltre la necessità di porre limiti sulle acque potabili anche più restrittivi. Sulla prima questione ci hanno chiesto la presentazione di alcuni documenti, sulla seconda ci hanno detto di arrangiarci. E noi abbiamo applicato i limiti più restrittivi del mondo».
Che cosa significa concretamente l’arrivo di un commissario per la questione Pfas?
«La dichiarazione dello stato di emergenza prevede la possibilità di gestire per due anni la situazione di emergenza. Il commissario che verrà nominato può emettere ordinanze, velocizzando gli interventi necessari per il ripristino delle condizioni di sicurezza. Si rendono più rapide le procedure per la realizzazione del nuovo acquedotto: appalti, espropri, gare. La gestione emergenziale consentirà di ridurre i tempi».
Una previsione: quando il Veneto sarà libero da Pfas?
«La premessa è che i veneti già oggi bevono acqua libera da Pfas, come possono riscontrare sul sito Arpav. Per quanto riguarda il nuovo acquedotto, verranno realizzate tratte successive per stralci. Da est dovremmo recuperare 200-250 litri al secondo, da ovest da 50 a 100 litri al secondo intercettando Recoaro, da sud 150. Si arriverà così alla quantità necessaria, di 450 litri. I primi benefici si avranno già nel giro di un anno, ne serviranno circa tre per la soluzione del problema. E questo contro i 6-7 anni delle procedure standard».
La dichiarazione dello stato di emergenza permette anche l’arrivo di nuovi fondi?
«Se il governo vuole metterci altri soldi, tecnicamente lo può fare. In tali situazioni i fondi vengono stanziati in due diverse tranche: quando viene dichiarato lo stato di emergenza e successivamente, in base alle relazioni. Per quanto ci riguarda il ministero dell’Ambiente ha messo sul tavolo 80 milioni. Credo che la cifra sia quella».
Il “giallo” degli 80 milioni: soldi che la Regione ha sempre sostenuto non essere disponibili e che la senatrice Laura Puppato ha detto di essere stanziati già da tempo, ma che mancava il progetto della Regione.
«Nel 2016 arriva il sottosegretario Lotti e dichiara che nel Veronese ci sono questi soldi. Ci attiviamo immediatamente e interloquiamo con il ministro Galletti il quale ci conferma la richiesta, spiegando però che c’è una procedura da seguire: i soldi vanno richiesti al Cipe che deve verificare se ci sono le condizioni per la compartecipazione; vi è quindi il passaggio alla Corte dei Conti e infine decide il ministero dell’Economia. Questi numerosi passaggi sono la ragione dei tempi lunghi. Nelle lettere del ministro, poi, non c’è mai alcuna richiesta di progetti. Già l’anno scorso abbiamo inviato il progetto a Roma e da allora non abbiamo aggiunto alcunché. Puppato dunque è smentita su tutti i fronti. Lo è anche sulla competenza per i limiti. La Commissione parlamentare di cui ha fatto parte scrive che la competenza a fissarli è “inequivocabilmente” dello Stato, come ho sempre sostenuto. Puppato diceva invece che era la Regione a doverli mettere».
Quindi gli 80 milioni non sono ancora disponibili?
«L’iter deve essere completato, la scorsa settimana ci è stato detto che sono stati sbloccati dal ministero dell’Economia. Ed è stata definita nei dettagli anche la compartecipazione. Insomma, siamo in dirittura d’arrivo. Se verrà dichiarato lo stato di emergenza, come ci è stato detto, i soldi verranno dati alla gestione commissariale».
Il Mattino di Padova – 18 febbraio 2018