E’ stato trasmesso alle Procure di Vicenza, Verona e Padova il dossier del Cnr che venerdì scorso ha allertato la Regione sull’inquinamento delle acque superficiali con sostanze perfluoro-alchiliche di una trentina di Comuni afferenti alle Usl 5 di Arzignano, 6 di Vicenza, 17 di Este, 20 di Verona e 21 di Legnago. Il Consiglio nazionale delle ricerche ha infatti formulato tre ipotesi sulle responsabilità del rilascio di tali componenti, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, tappeti, carta e rivestimenti per contenitori di alimenti. Le tre opzioni citate nel documento inviato a Palazzo Balbi indicano un’azienda tessile, una conciaria e una chimica del Vicentino.
I successivi accertamenti dell’Arpav hanno stretto il cerchio attorno ad una ditta di prodotti chimici di Arzignano, che è stata controllata. I risultati saranno depositati domani in Procura a Vicenza, mentre quella di Verona accoglierà i vertici Arpav martedì. Starà poi alla magistratura rilevare o meno gli estremi per aprire un fascicolo d’inchiesta.
Mercoledì scorso intanto i dirigenti delle cinque Usl interessate si sono riuniti in Regione, sotto il coordinamento del Dipartimento di Prevenzione, per stabilire un piano operativo comune. E’ stato deciso di partire con i campioni delle acque per verificare la concentrazione delle sostanze perfluoro-alchiliche e la sua corrispondenza con gli indici rilevati dal Crn. «Finora l’Arpav ha esaminato i campioni presi dalle società che gestiscono gli acquedotti e la situazione è sotto controllo, nessun problema per la popolazione — spiega l’assessore alla Sanità, Luca Coletto —. Ora però gli stessi controlli devono essere ripetuti sui dosaggi prelevati dai tecnici delle Usl e sulla falsariga dello studio del Cnr, ma con le metodiche messe a punto dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale». I primi prelievi di matrice Usl sono già passati al vaglio dell’Arpav, riferiscono dalla 5 di Arzignano, rivelando valori al di sotto della soglia d’allarme stabilita dall’Europa, visto che la normativa italiana non ha imposto classi di rischio per i prodotti citati.
Ma adesso bisognerà vedere se anche dagli altri territori emergerà lo stesso quadro. «Contestualmente abbiamo posizionato filtri al carbone attivo, che abbattono fino al 90% le sostanze chimiche segnalate — aggiunge Coletto —. Lo ha suggerito, insieme al controllo della filiera delle acque destinate al consumo umano, l’Istituto superiore di Sanità, che ha anche escluso un rischio immediato per la cittadinanza. Insomma, l’acqua si può bere ma noi vogliamo comunque andare a fondo della vicenda».
Inquinamento in 30 comuni veneti. Coletto: tratteremo le acque potabili
Composti usati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua vari materiali presenti nel Vicentino, nel Padovano e nel Veronese. Si useranno reti acquedottistiche collaterali
– Le acque superficiali di una trentina di Comuni veneti, principalmente della provincia di Vicenza, e di quelle limitrofe di Padova e Verona, sono interessate da livelli di inquinamento di diversa entità da sostanze perfluoro-alchiliche (PFOA), composti utilizzati principalmente per rendere resistenti ai grassi e all’acqua vari materiali come tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti. Lo ha evidenziato una campagna di misurazioni effettuata dal centro Nazionale delle Ricerche in accordo con il Ministero dell’Ambiente. L’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, non appena informato, ha immediatamente attivato i tecnici del dipartimento regionale prevenzione che hanno richiesto un parere all’Istituto Superiore di Sanità sulle possibilità di rischio per la popolazione.
È in itinere una dettagliata informativa all’autorità giudiziaria competente e sono già stati attivati i controlli di competenza dell’Arpav. «L’Iss – informa Coletto – ha rassicurato sull’assenza di un rischio immediato per la popolazione, ma a scopo cautelativo ha consigliato l’adozione di misure di trattamento delle acque potabili per l’abbattimento delle sostanze in questione e di prevenzione e controllo delle filiera idrica delle acque destinate al consumo umano nei territori interessati».
Dopo una serie di incontri con tutti gli Enti coinvolti, è stata decisa l’adozione di misure atte a ridurre nell’immediato il potenziale rischio per la popolazione. E’ stata data indicazione agli Enti gestori di installare sistemi di trattamento delle acque per l’abbattimento sostanziale delle concentrazioni degli inquinanti presenti. E’ stata valutata, laddove possibile l’adozione di approvvigionamenti tramite reti acquedottistiche collaterali. E’ stata messa a punto una metodica di analisi e concordato con gli Enti gestori e con le Aziende Ulss interessate un piano di campionamento delle acque potabili in diversi punti di uscita dell’acqua dai pozzi. La situazione è monitorata a livello delle Aziende Ulss coinvolte (5 Ovest Vicentino, 6 di Vicenza, 17 di Este, 20 di Verona e 21 di Legnago) ed ha un coordinamento regionale ed un supporto a livello centrale da parte dei Ministeri interessati e dell’Istituto Superiore di Sanità. (Ansa)
7 luglio 2013