Il combinato disposto dell’adeguamento alle aspettative di vita (che quest’anno ha innalzato di quattro mesi i termini per il pensionamento di vecchiaia e per le pensioni anticipate) e dell’aumento di 18 mesi dei requisiti per la vecchiaia delle lavoratrici dipendenti e di 12 mesi per le autonome ha prodotto un netto calo delle nuove pensioni entrate in pagamento nei primi nove mesi dell’anno.
I nuovi assegni liquidati sono stati 311.299, vale a dire il 26,5% in meno rispetto ai 423.528 dei primi tre trimestri del 2015. A riprova dell’effetto normativo sui flussi (l’aspettativa di vita è stata introdotta con il Dl 78/2010, i nuovi requisiti di vecchiaia delle donne dalla 214/2011) sono i dati del terzo trimestre, contenuti nella pubblicazione statistica diffusa ieri dall’Inps: la tendenza si è attenuata (era -34% tendenziale nel primo semestre) poiché nella seconda parte dell’anno una parte di coloro che erano rimasti bloccati (4 mesi in più per tutti, passaggio complessivo da 63,9 anni a 65,7 per la vecchiaia delle donne) è riuscito ad uscire.
L’effetto blocco è stato più forte sulle pensioni di vecchiaia (da 161.528 dell’intero 2015 a 77.755 nei primi 9 mesi del 2016) e su quelle anticipate (da 157.052 a 73.289). E il calo dell’incidenza degli assegni di anzianità, generalmente più generosi ha fatto sì che sia diminuito l’importo medio degli assegni complessivi (da 988 euro al mese a 965). Gli importi delle nuove pensioni, come di quelle vecchie, variano notevolmente sia tra le varie categorie (dai 640 euro medi per la vecchiaia ai 1.937 medi delle pensioni anticipate) sia tra le gestioni (dai 184 euro medi per i parasubordinati a 1.191 dei lavoratori dipendenti).
Le pensioni liquidate dal fondo lavoratori dipendenti nei primi nove mesi del 2016 sono state 180.221, a fronte delle 236.134 dei primi nove mesi del 2015 (-23,6%). Gli assegni liquidati ai coltivatori diretti sono stati 20.006, a fronte dei 28.304 nello stesso periodo del 2015 (-29,3%) mentre quelle liquidate agli artigiani sono stati 38.667 a fronte dei 55.205 dello stesso periodo del 2015 (-29,9%).
Nei primi tre trimestri si è registrato anche un calo più consistente nell’intero periodo per i nuovi assegni sociali liquidati, da 36.455 a 23.715 sempre a causa dell’aumento di quattro mesi dell’età minima, cresciuta a inizio 2016 da 65 anni e tre mesi a 65 anni e sette mesi. Naturalmente l’aumento dei requisiti ha inciso, anche se non moltissimo, sulle età medie dei percettori al momento della liquidazione dell’assegno. Per i lavoratori dipendenti, è stata di 65,3 anni per la pensione di vecchiaia e di 60,4 anni per la pensione anticipata a fronte di valori per l’intero 2015 rispettivamente di 65,1 anni per la vecchiaia e 59,9 anni per l’anticipata.
Davide Colombo – IL Sole 24 Ore – 22 ottobre 2016