C’è un allarme pensioni? «Il sistema previdenziale italiano è molto ben congegnato, è uno dei migliori sistemi europei e molto automatizzato (legato ai coefficienti di invecchiamento). Il sistema regge». Ne è sicuro Alberto Brambilla, ex sottosegretario al Welfare e docente di Gestione delle forme previdenziali pubbliche e complementari dell’Università Cattolica di Milano
«Il presidente dell’Inps Mastrapasqua ha fatto bene a porre la questione ed è vero che non c’è un allarme sui conti, ma è giusto fare una riflessione».
Se il sistema previdenziale tiene, allora qual è il problema?
«Il problema è la situazione economica attuale: lo Stato con le imposte dirette e indirette, le accise e l’Imu preleva dalle aziende il 60%. Questo vuol dire che le imprese sono allo stremo, basta che un cliente non paghi e salta l’azienda, quindi si ricorre alla cassa integrazione. La gestione Inps risente del fattore crisi».
In che modo?
«Dal 2009 a oggi abbiamo perso quasi 2 milioni di contribuenti, che hanno perso il lavoro, oppure sono in cassa integrazione o in mobilità. È la Gestione delle prestazioni temporanee a soffrire. Fino a qualche anno fa erano più i soldi che incassava di quello che pagava. Ora avrà un rosso da 10-15 miliardi perché ha 2 milioni di persone in più da mantenere».
E la questione Inpdap?
«Per un certo periodo lo Stato non ha pagato i contributi degli statali perché era comunque lo Stato a pagare le pensioni. Ha cominciato a versarli nel 1997. L’Inps non ha un buco da 10 miliardi, ma è la gestione dell’ex Inpdap. In questo caso lo Stato deve versare oggi quello che non ha versato prima. Il nodo è un altro: con il blocco del turnover gli statali diminuiscono e il rapporto lavoratori attivi/pensionati si riduce».
Questo vale solo per gli statali?
«No. A causa della crisi economica e dell’elevato numero di aziende che falliscono il rapporto occupati effettivi su inoccupati, pensionati e assistiti sta diventando di uno a uno. Una ganascia fiscale tra il 58 e il 60% è insostenibile. Basta che la banca chieda un rientro o un cliente non paghi e il circolo si spezza».
Però ci sono segnali di ripresa per il 2014.
«Certo, ci sarà un po’ di ripresa. È semplicemente un timido segnale: bisogna vedere quanto si tradurrà in termini di occupazione».
Francesca Basso – Corriere della Sera – 15 novembre 2013