Irritazione per la diffusione di documenti riservati. Il presidente convocato al Welfare. Il ministero: sappiamo che la platea non è di 65mila
ROMA – Altro che 65.000 contati dal governo. I lavoratori che in base ai criteri definiti dal Salva Italia e dal Milleproroghe hanno diritto ad andare in pensione ancora con le vecchie regole sarebbero 390 mila e 200. Ben sei volte di più, quindi, deisalvaguardati dal decreto Fornero. La cifra, che conferma le previsioni più pessimistiche e smentisce clamorosamente i conti del ministro del Welfare e della Ragioneria dello Stato, è contenuta in un documento che l’Inps ha inviato riservatamente allo stesso ministro e da ieri in possesso dell’agenzia di stampa Ansa. Si tratta di una relazione a firma del direttore generale Mauro Nori protocollata il 22 maggio scorso.
Una differenza così abissale su un tema così delicato ovviamente non poteva che scatenare un mare di polemiche. E anche la smentita di rito. «L’Inps non ha fornito stime diverse e ulteriori rispetto al tema dei salvaguardati. I documenti tecnici dell’Inps hanno consentito al ministero di formulare il decreto con la salvaguardia prevista per i 65.000 lavoratori per i prossimi 24 mesi e per alcune categorie anche oltre i 24 mesi» si legge in una nota dell’istituto previdenziale. Ma l’Ansa conferma.
Le polemiche vanno avanti e in serata il ministro chiama a rapporto sia il presidente Inps, Antonio Mastrapasqua, che il direttore generale Mauro Nori, per «deplorare» la diffusione di documenti parziali e non ufficiali. Poi con una nota ammette: «Il governo è consapevole che il provvedimento non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia come, in particolare, i lavoratori per i quali sono stati conclusi accordi collettivi di uscita dal mondo del lavoro e che avrebbero avuto accesso al pensionamento in base ai previgenti requisiti – non prima del 2014 – a seguito di periodi di fruizione di ammortizzatori sociali». E conferma «l’impegno per questi altri lavoratori a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili».
Intanto però è già piena bufera. La richiesta è corale: il governo trovi una soluzione per tutti. Lo pretendono non solo i sindacati, ma anche i partiti tutti. «Che il numero dei 65.000 fosse irrealistico era assolutamente evidente. Lo abbiamo sempre detto che il decreto non andava bene» attacca il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Basta con il balletto dei numeri, si riconoscano tutti gli accordi firmati entro il 31 dicembre 2011» avverte la Uil. Sulla stessa linea Cisl e Ugl.
Nel Pd si sprecano le dichiarazioni. Damiano, Bindi, Finocchiaro: tutti a chiedere che si risolva il problema «al più presto». «Non può essere scaricato sulla prossima legislatura» avverte il responsabile economico del partito, Stefano Fassina. Dice il leader Pierluigi Bersani: «Bisogna trovare una soluzione, anche graduale. Ora bisogna metterci dei soldi».
Anche in casa Pdl le nuove cifre dell’Inps fanno un certo effetto. Parla di «gioco al massacro inaccettabile» il vicepresidente Pdl alla Camera, Maurizio Lupi. Per Gasparri siamo di fronte a un «dramma sociale trattato con cinismo e superficialità e dal governo». Il presidente dei deputati Udc, Gian Luca Galletti, ricorda che la vicenda degli esodati «non è una questione di consenso elettorale, ma di moralità e responsabilità. Indipendentemente da quale sia il loro numero esatto governo e parlamento si devono fare carico del problema». Duri i toni di Lega e Idv. Così come quelli di Verdi, Sel e Prc che invitano il ministro Fornero a dimettersi.
Messaggero – 12 giugno 2012