Il Sole 24 Ore, Marco Rogari. Costano 231 miliardi le pensioni erogate dall’Inps a tutto il 1° gennaio 2023. Che hanno raggiunto quota 17,7 milioni, con una fetta non trascurabile assorbita da trattamenti di natura assistenziale: 4.033.210 di assegni (il 22,8%) per una spesa di 24,4 miliardi. E la Regione dove viene versato il maggior numero di queste prestazioni riconducibili all’assistenza è la Calabria: 115 ogni mille abitanti quasi il doppio della media nazionale (68 ogni mille abitanti). Questi dati fanno parte dell’ultima rilevazione condotta dall’Osservatorio dell’ente previdenziale, guidato da Pasquale Tridico, dalla quale emerge che nel solo 2022 l’Istituto ha pagato 1.350.222 di nuove pensioni (per importi complessivamente pari a 14,2 miliardi), il 46,5% delle quali con una fisionomia assistenziale.
Non manca l’identikit delle prestazioni inquadrabili nell’assistenza: si tratta per il 20,3% di pensioni e assegni sociali, di cui il 37,5% erogate a uomini, e per il restante 79,7% degli assegni riguardano invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità (il 41,6% destinati a uomini). L’ente previdenziale fa anche notare che il 47,9% di tutte le pensioni liquidate è in carico alle gestioni dei dipendenti privati, a partire dal Fondo pensioni lavoratori dipendenti che gestisce il 45,2% del complesso dei trattamenti liquidati e il 58,1% degli importi in pagamento. Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 28,3% degli assegni, per un importo in pagamento pari al 24,6% del totale.
Resta elevata l’incidenza delle pensioni d’anzianità e anticipate sulla massa di trattamenti in pagamento: si tratta di 5,022 milioni e rappresentano circa un terzo del totale e ben il 37% dei 13,6 milioni di assegni prettamente previdenziali. L’Inps osserva che circa il 74,3% dei trattamenti di anzianità/anticipati sono versati a uomini e che questa percentuale si abbassa al 37,6% per le pensioni della sottocategoria vecchiaia.
La rilevazione dell’Osservatorio si sofferma anche sugli importi degli assegni: il 65% dei trattamenti vigenti a inizio 2023 (oltre 11,5 milioni) è sotto i mille euro mensili. E con un importo inferiore a 500 euro è il 21,2% delle pensioni (il 23,2% per le donne). La rilevazione mette in evidenza anche come il 43,1% dei titolari di prestazioni pensionistiche (oltre 4,2 milioni) sia beneficiario di prestazioni legate a bassi redditi, come integrazioni al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e invalidità civili.
Dall’analisi sulle soglie di pensionamento emerge che l’età media alla decorrenza complessiva è aumentata di oltre quattro anni tra il 2003 e il 2022 passando da 62,3 a 66,9 anni. Lo scorso anno, in particolare, la soglia di vecchiaia è salita a 64,4 anni (era 64,3 nel 2021), mentre quella dei superstiti è passata da 70,4 a 74,7 anni. Per l’invalidità previdenziale l’età alla decorrenza è passata da 51,2 a 55,2 anni. Quanto all’età media dei pensionati, l’Osservatorio Inps la colloca a 74,1 anni con una differenza tra i due generi di 4,7 anni (71,5 anni per gli uomini e 76,2 anni per le donne). L’Inps evidenzia anche la maggiore incidenza delle pensioni previdenziali al Nord (il 48%) e di quelle assistenziali al Sud. E sempre a chi risiede nelle regioni settentrionali è destinato il 55,3% delle somme stanziate per le pensioni. All’estero viene versato il 2% dei trattamenti (358.908).