La pioniera Usa le strategie e i casi risolti
MILANO – Il detective più infallibile d’Italia è un bellissimo esemplare di maschio, si chiama Napoleone, va matto per la pizza, ma pesa solo 30 chili. Napoleone è un setter irlandese di 6 anni specializzato nella ricerca di animali smarriti.
Come spesso capita con le grandi idee, il più delle volte nascono da considerazioni elementari. L’intuizione di due amici trentenni bergamaschi si risolve in due passaggi. Primo: ogni giorno scompaiono molti animali domestici. Secondo: non esistono figure professionali che aiutino a ritrovarli. È così che Luca Spinelli e Andrea Granelli, educatori cinofili, hanno inventato una professione: affiancati dall’irrinunciabile Napoleone, sono gli unici Pet Detective esistenti in Italia. Insieme hanno fondato la prima organizzazione per il ritrovamento di animali scomparsi (www.acchiappanimali.com), basandosi su un metodo brevettato negli Stati Uniti da un’ex agente della polizia cinofila, Kat Albrecht. Ricorda Luca: «Dopo aver letto un libro di Kat, le ho scritto se potevamo andare a Seattle, da lei, a imparare la tecnica». Il primo animale ritrovato dagli Sherlock Holmes della zoologia è stata una tartaruga: «Si era persa il 4 luglio, festa dell’Indipendenza: per i botti capita a tanti animali». Quindi l’inizio dell’attività in Italia: «È incredibile che se si perdeva il cane o il gatto non c’era nessuno a cui rivolgersi».
La ricerca si muove lungo due direttrici. La prima è la comunicazione. I volantini amatoriali sono sostituiti da poster «ad alta visibilità» fluorescenti, con la fotografia dell’animale e informazioni base: «Una persona in auto non legge più di cinque parole. Non servono descrizioni dettagliate». Oltre alla cartellonistica, sulle auto dei proprietari vengono scritti appelli con pennarelloni colorati: «Negli Usa sono un veicolo pubblicitario noto. Da noi no, per questo funzionano anche di più: la gente si incuriosisce e legge. Così facciamo arrivare i nostri messaggi a 2-3mila persone». Poi c’è la parte operativa. Dopo aver stilato un profilo dell’animale, lo stesso che l’Fbi fa per le persone scomparse, Andrea e Luca fanno fiutare le tracce a Napoleone e partono con la ricerca. In città o in campagna, Napoleone a testa bassa annusa per chilometri. E i ragazzi lo accompagnano lavorando, come in una puntata di «Csi», con telecamere notturne, trappole e perfino il luminol («Analizziamo i ciuffi di pelo»). E quando, magari dopo giorni, «vedi l’animale che si era perso è come vincere al Superenalotto». Ma l’operazione non è ancora conclusa. «Dopo 48 ore i cani entrano in modalità selvatica. È come se fossero in stand-by con il passato». Così succede che quando il proprietario – chiamato dai due investigatori nel momento in cui il suo cane viene individuato – si lancia in una rincorsa per riabbracciare il proprio animale, spesso lo vede a sua volta iniziare una corsa precipitosa. Ma nella direzione opposta. «Raccomandiamo di non farsi prendere dall’emozione, ma è difficile stare calmi quando le persone rivedono il loro cane. Magari non hanno dormito per giorni. Non connettono. Ma se gli corrono incontro è normale che scappi. Molti dicono: allora non mi vuole bene. Non è così. Guidiamo i proprietari con delle radioline: la strategia è che si avvicinino ma lascino che sia l’animale a fare il primo passo. Appena riconosce l’odore, il cane esce dal trance e iniziano le feste». Momenti commuoventi, dice Andrea: «Si io piango. E abbraccio Napo». La chiave di tante missioni riuscite è l’empatia con il cane-investigatore: «È importante che ci sia un rapporto fortissimo tra cane e conduttori. Capisci quello che ti vuol dire, traduci le sue reazioni. È il problema della Protezione civile: non puoi lavorare con un cane e poi rimetterlo in un box».
Anche grazie a questa strategia, la percentuale di riuscita è davvero felice: 80% di ritrovamenti compresi i furti, ovvero casi in cui l’animale non verrà ovviamente ritrovato. Essere tempestivi aiuta («Se ci chiamano entro le 24 ore usciamo subito»). E ogni ritrovamento è una storia. Come quella della titolare di una pensione per cani che ha perso una pincerina di 10 anni la notte di Capodanno: «Aveva portato la cagnolina a fare una passeggiata e l’ha liberata in un prato. L’esplosione di un petardo l’ha fatta scappare. Ci ha chiamato il giorno dopo: il 4 l’abbiamo ritrovata». Per i gatti esiste un distinguo: «Quelli abituati a uscire all’aperto spariscono perché si sono spaventati. I gatti da appartamento invece si nascondono in posti impensabili, ma vicinissimi e entrano nel fattore di silenzio: non si muovono anche per 40 giorni. Uno sembrava volatilizzato: era dietro un forno a incasso».
Finora l’attività è cresciuta con il passaparola. I ragazzi sono contattati da tutta Italia e la loro tariffa è davvero accessibile: 250 euro, spese di viaggio escluse (cartelloni e volantini inclusi). «Siamo in fase di espansione e formazione di personale. Abbiamo tenuto una tariffa bassa perché lavoriamo soprattutto per passione. Questi soldi più che altro ci permettono una scrematura: se non sei disposto a spendere nemmeno 250 euro per ritrovare il tuo cane o il tuo gatto allora forse è meglio che trovi lui un’altra famiglia».
Corriere.it – 24 aprile 2011