Cure riabilitative a 20 mila lavoratori. Sottoscritta l’intesa tra Inail e Regione per l’erogazione di cure riabilitative integrative ai lavoratori infortunati o affetti da malattia professionale, nelle strutture sanitarie venete: «Un bel segnale», afferma il governatore Luca Zaia «che ci permette di rispondere ai bisogni di cure di 20 mila veneti a costo zero per la Regione: l’Inail pagherà i costi a piè di lista».
Uno scampolo di federalismo applicato al welfare. L’Inail affida alla sanità pubblica veneta le cure integrative e riabilitative dei pazienti reduci da infortuni sul lavoro o affetti da malattie professionali; questi ultimi, fin qui destinati alla medicina privata (tramite rimborso) o ai servizi extraregionali dell’Istituto – in particolare a Bologna e a Budrio – presto potranno rivolgersi direttamente ai centri specializzati attivi nel Veneto: Motta di Livenza, Santorso, Zevio e Garda in primis. L’intesa, che oggi sarà siglata e illustrata in dettaglio a Palazzo Balbi dal governatore Luca Zaia e dal presidente nazionale dell’Inail Massimo De Felice, comporta evidenti vantaggi pratici per i lavoratori ma rappresenta anche una fonte di risorse supplementari per la sanità nostrana. Erogando direttamente i servizi finora delegati ad altri soggetti, le aziende ospedaliere ricaveranno complessivamente un gettito stimato in circa 5 milioni l’anno e ciò avverrà senza incremento sostanziale di costi. L’ente di assicurazione sugli infortuni ha optato per questa soluzione dopo aver accarezzato, lungamente, l’ipotesi di allestire una propria rete riabilitativa nel Veneto, scartata infine alla luce di due considerazioni: l’elevato costo dell’operazione (in termini di personale e macchinari) e la disponibilità sul nostro territorio di strutture di elevata e sperimentata qualità, capaci di garantire un servizio concorrenziale a prezzi ragionevoli. Nel suo genere, si tratta del secondo accordo-quadro stipulato dall’Inail dopo quello sottoscritto con l’Emilia-Romagna. E risponde anche ad un’esigenza “produttiva” del sistema sanitario regionale i cui centri d’eccellenza richiedono un elevato numero di prestazioni per consentire agli investimenti (sia nelle risorse umane che nella tecnologia) di diventare redditizi. È il principio che ispira il piano di investimenti delle apparecchiature e che sottende, in parte almeno, anche alla decisione di prolungare alla fascia serale-notturna le prestazioni diagnostiche-radiologiche in ospedale a partire da settembre. Certo, l’obiettivo immediato è quello di abbattere i tempi d’attesa dei pazienti – ancora inaccettabilmente lunghi in alcune specialità – ai manager di Ulss e Aziende ospedaliere non sfugge però l’opportunità di ammortizzare con più efficacia i costi di macchinari onerosi, che richiedono costante aggiornamento e, in termini di mercato, diventano “convenienti” solo in presenza di un volume di prestazioni consistenti. Una logica di offerta, domanda e formazione dei prezzi alla quale, in tempi di lacrime e sangue, l’“industria della salute” è estremamente sensibile.
Il Mattino di Padova – 14-15 maggio 2013