L’assessore Coletto rassicura: “Picco ormai quasi raggiunto, tra poco inizierà la fase di discesa, di certo a questa situazione hanno contribuito il calo delle vaccinazioni ed il caso Fluad, quando l’adesione alla campagna vaccinale si è praticamente fermata”. Ricoverato in Terapia intensiva cardiochirurgica un paziente veneziano per l’aggravarsi delle sue condizioni: confermata l’infezione da virus H1N1, condizioni critiche ma stabili. C’è anche un secondo caso sospetto
Il Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria veneziana, numero 12, ha segnalato alla Regione un caso di H1N1 (influenza suina) in un paziente di Jesolo ricoverato presso l’ospedale dell’Angelo di Mestre.
Il paziente, ricoverato in Terapia intensiva Cardiochirurgica, veniva dall’ospedale di Portogruaro ed è stato trasferito nei giorni scorsi, a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni, al polo di riferimento veneto dell’Angelo dotato di apparecchiatura particolari (ossigenazione extracorporea a membrana).
Gli esami clinici effettuati all’Angelo hanno confermato l’infezione da virus H1N1. Le condizioni del paziente sono critiche ma stabili.
L’assessore Coletto rassicura: “Picco ormai quasi raggiunto, tra poco inizierà la fase di discesa, di certo a questa situazione hanno contribuito il calo delle vaccinazioni ed il caso Fluad, quando l’adesione alla campagna vaccinale si è praticamente fermata”
Il Dipartimento di Prevenzione dell’Asl 12 ha segnalato un secondo caso sospetto, su cui sono in corso i necessari accertamenti: si tratta di un utente attualmente ricoverato nel Reparto di Malattie infettive dell’Ospedale dell’Angelo.
Intanto l’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato rassicura: “Il ceppo influenzale che sta circolando nell’ambito dell’influenza stagionale anche in Veneto, non ha alcun collegamento con la carne di maiale”.
L’istituto zooprofilattico di Padova, secondo l’assessore, ha infatti assicurato che questa patologia non è trasmessa dal suino all’uomo. Dunque i consumatori di carne di maiale, seconda Manzato, possono stare tranquilli
Influenza: nel Veneto 7 morti e oltre 45 mila ammalati, il triplo dei cinque inverni precedenti
L’assessore Coletto rassicura: “Picco ormai quasi raggiunto, tra poco inizierà la fase di discesa, di certo a questa situazione hanno contribuito il calo delle vaccinazioni ed il caso Fluad, quando l’adesione alla campagna vaccinale si è praticamente fermata”
L’influenza stagionale 2014-2015 in Veneto si avvia alla sua fase di picco. Nell’ultima settimana monitorata (5-11 gennaio) i dati elaborati dal settore Igiene e Sanità pubblica della Regione indicano un tasso d’incidenza pari a 96,2 per 10 mila abitanti. Si stima quindi che 45 mila 622 persone siano state sinora colpite dal virus, pari a circa il triplo delle cinque stagioni precedenti. Rispetto alla settimana precedente, la crescita si è attenuata, ma rimane significativa. I casi con complicanze sono 56, 38 dei quali gravi. I decessi sono 7, segnalati dalle Ulss 2 di Feltre, 6 di Vicenza, 9 di Treviso e 16 di Padova.
E’ questo l’esito dell’ultimo Rapporto settimanale sull’influenza, che sta colpendo il Veneto in maniera piuttosto aggressiva. “Come ci dicono i dati – nota l’assessore alla Sanità Luca Coletto – la situazione è ancora complessa, ma il sistema sanitario sta reggendo generalmente bene all’urto e, dove necessario, sono state prese iniziative organizzative specifiche. E’ ragionevolmente prevedibile che il picco sia ormai quasi raggiunto e che tra poco inizierà la fase di discesa. Di certo a questa situazione hanno contribuito il calo delle vaccinazioni ed il caso Fluad, in occasione del quale l’adesione alla campagna vaccinale si è praticamente fermata”.
Per quanto riguarda le categorie di età, è sensibilmente diminuita l’incidenza nei bambini da zero a quattro anni, passata da 327 per 10 mila della scorsa settimana a 145 per 10 mila di questa. Dimezzata anche l’incidenza nei ragazzi tra 5 e 14 anni, mentre è ancora in aumento quella delle persone da 15 a 64 anni, passata da 76 per 10 mila persone a 110,9 per 10 mila. Lieve, questa volta, l’aumento negli anziani con più di 65 anni. I 56 casi con complicazioni, 38 dei quali gravi, riguardano persone con una media di 55 anni d’età, il 77% portatore di gravi patologie pregresse. Trentuno di questi hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva, sei sono in trattamento con la terapia mediante apparecchiature “Ecmo”.
Influenza, ospedali pieni, letti in corridoio. La Regione: «I casi gravi sono 38, cinquantenni ricoverati in Rianimazione»
Salgono a sette le vittime dell’influenza in Veneto (segnalate dalle Usl di Feltre, Vicenza, Treviso e Padova), ma il bollettino rischia di diventare più pesante, perchè ci sono 38 casi gravi ricoverati in Terapia Intensiva e il 77% soffre di patologie pregresse importanti, come tumore e malattie cardiovascolari. Altre sei persone hanno addirittura avuto bisogno del trattamento ECMO, ovvero l’ossigenazione extracorporea di sostegno cardiopolmonare. Insomma la situazione che emerge dall’ultimo report della Regione, relativo alla settimana 5/11 gennaio, è critica: benchè l’incidenza rispetto all’inizio del mese sia scesa dal quadruplo al triplo dei contagi registrati nello stesso periodo delle ultime cinque stagioni, l’andamento resta nettamente superiore a quello nazionale. Si parla di una media di 92,6 malati per 10 mila abitanti contro un tasso italiano di 57,7. In tutto finora sono finiti a letto con febbre, mal di gola, tosse, debolezza e spesso anche sindromi gastrointestinali 45.622 veneti, 1.031 dei quali colpiti dall’infezione appunto nella tredicesima settimana di sorveglianza, affidata agli 87 medici-sentinella.
Ma a preoccupare maggiormente è la recrudescenza dei decessi. Dopo il boom degli inverni 2009/2010 e 2010/2011, caratterizzati dalla comparsa dell’influenza suina e rispettivamente funestati da 13 e 22 morti, gli eventi fatali erano crollati. Tra dicembre 2011 e gennaio 2012 ce n’era stato uno; nella stagione successiva 5, 2 nel 2013/2014 e adesso 7. Che succede? «Stiamo isolando il virus, che si compone di due ceppi di tipo A, l’H1N1 e l’H3N2, e di altri due di tipo B — spiega il professor Giorgio Palù, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova —. A una prima analisi risultano variazioni dell’H3N2 e non dell’H1N1, relativo alla famosa suina, che dal 2009 ha rimpiazzato l’influenza preesistente e che è nata dal contagio tra anatra, maiale e uomo, partito da allevamenti di California e Messico. Se adesso l’infezione risulta più grave è perchè mentre all’inizio colpiva soprattutto i bambini, vaccinati, ora si sta accanendo sugli adulti, che purtroppo quest’anno non si sono protetti. E quindi non hanno difese: contro l’influenza non possiamo sviluppare una difesa immunitaria permanente, per esempio come contro il morbillo, visto che il virus muta continuamente. Ecco l’importanza di vaccinarsi». Il siero viene cambiato ogni inverno e ha una copertura dell’80%, il che spiega perchè c’è chi si ammala pur avendolo fatto. Va poi detto che il farmaco non protegge dai virus parainfluenzali però, dicono gli esperti, ogni infezione risulta meno potente se lo si è assunto.
L’altro problema, sottolinea Palù, è che i tagli alla sanità hanno impedito alla Regione di continuare a finanziare il controllo dell’andamento della patologia da parte del laboratorio di Padova. «Fino all’anno scorso ci inviavano i campioni di tutti i soggetti contagiati — conferma il virologo — ora invece riceviamo solo quelli dei ricoverati, cioè i casi più gravi. E quindi non abbiamo una fotografia generale».
Fatto sta che gli ospedali sono sotto stress. «Negli ultimi 15 giorni abbiamo assistito a un notevole aumento degli accessi ai Pronto soccorso — spiega il dottor Paolo Rosi, a capo del Centro regionale emergenza urgenza — con punte del +20%. E’ uno degli inverni in cui l’epidemia è intensa, anche a causa delle importanti affezioni respiratorie che implica. Sono in crescita pure i ricoveri, perciò le Terapie intensive, le Medicine e le Geriatrie cominciano ad avere problemi di letti». E infatti un po’ ovunque stanno spuntando i «bis», cioè posti in corridoio o in mezzo alle stanze. «Inoltre c’è un superlavoro per il personale sanitario — chiude Rosi — costretto a turni in più, anche per sostituire colleghi a loro volta malati». E non siamo ancora al picco…
La Nuova Venezia e Il Corriere del Veneto – 17 gennio 2015