Non si arresta l’ecatombe per l’influenza: i morti in Veneto salgono a 26 e uno di loro, il 27enne di Padova malato di leucemia, era vaccinato. Troppo avanzato, però, lo stadio della sua patologia di base. Per gli altri la tragedia si poteva evitare, ricorrendo proprio al vaccino. Ma l’allarme Fluad, il siero sequestrato dall’Aifa in via precauzionale, ha scoraggiato dall’immunizzarsi almeno 100 mila veneti.
Un brusco stop alla campagna di copertura che ha spinto la responsabile della Prevenzione, Francesca Russo, a scrivere all’Agenzia del farmaco a nome di tutte le Regioni. «Ho fatto presente le conseguenze negative di una gestione poco oculata del caso Fluad — spiega la specialista — chiedendo come mai si fosse diffuso un allarme ingiustificato senza nemmeno consultare i medici sentinella. Tutti questi morti ce li ha sulla coscienza chi ha creato nella gente la paura del vaccino».
La risposta scritta dell’Aifa è la stessa che ripete a voce il suo dg, Luca Pani: «Nelle cinque precedenti stagioni si erano registrati quattro decessi collegati al Fluad in 20 mesi. Parametro quest’inverno amplificato 30 volte: in 10 giorni le reazioni avverse al medesimo prodotto sono state 4, con 3 morti, due dei quali trattati con lo stesso lotto. A quel punto ne abbiamo vietato l’utilizzo, misura diversa dal sequestro, e dato notizia alla popolazione». Ma non si poteva aspettare l’esito degli esami sul Fluad, poi «scagionato», prima di parlare? «No — replica Pani — la legge mi impone di dirlo subito, per la trasparenza». Fatto sta che adesso si sta elaborando un documento congiunto con le Regioni: prevede di consultarne i medici sentinella in presenza di altri eventi sospetti e prima di lanciare nuovi allarmi. «Ma se mi trovassi nella stessa situazione del Fluad e questo gruppo di esperti mi dicesse di aspettare, io non aspetterei», ribadisce il dg dell’Aifa.
Intanto le Usl cercano di evitare altri drammi, esortando i loro medici a continuare la campagna vaccinale. «Si attende un secondo picco — spiega Daniela Carraro, direttore generale dell’Usl 4 di Thiene — e anche se il siero è efficace a 10/15 giorni dalla somministrazione, è bene comunque proteggere i soggetti a rischio. La risposta dei camici bianchi è stata: abbiamo paura delle reazioni avverse. Una posizione aggravata dal fatto che nè loro nè il resto del personale sanitario si vaccina, col rischio di contagiare i malati. E’ ora che gli operatori della sanità si assumano le loro responsabilità, è necessaria una presa di coscienza». La stessa che Francesco Longo, docente alla Bocconi, chiede al sistema: «E’ contro il codice civile che i dg, chiamati a gestire budget di centinaia di milioni, guadagnino meno dei loro sottoposti, come i direttori di Dipartimento».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 1 febbraio 2015