Palù: «C’è ancora tempo per immunizzarsi». Coletto: «Ospedali pieni» . E’ allarme influenza in Veneto, stando all’Istituto superiore di Sanità seconda regione d’Italia dopo le Marche per numero di casi. Nella prima settimana del 2015 la Regione rileva infatti un’incidenza quattro volte superiore a quella evidenziata nello stesso periodo delle ultime cinque stagioni, cioè 87 infetti per 10 mila abitanti, invece dei soliti 21 per 10 mila.
Con i nuovi 784 malati segnalati dai 67 medici-sentinella (dottori di base, pediatri di libera scelta e referenti di otto Usl), il numero di veneti a letto sale a 42.769. «I contagi sono raddoppiati tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 — conferma Francesca Russo, responsabile della Prevenzione in Regione —. Il tasso veneto è il doppio di quello medio nazionale, attestato sui 39,3 casi ogni 10 mila residenti. Dal 22 dicembre è quadruplicata la diffusione del virus tra i bambini di età compresa fra zero e 4 anni e tra gli anziani». Ma il dato più grave è che ci sono già due morti: un 54 enne vicentino con patologie pregresse e un 65enne trevigiano, che invece risultava sano. E poi ci sono altri 34 pazienti ricoverati in Rianimazione per complicanze: 28 soffrono di patologie pregresse, nessuno è vaccinato e hanno un’età media di 54 anni.
«Arrivano in continuazione segnalazioni — rivela la Russo — il motivo della massiccia diffusione del virus è che molti veneti non si sono vaccinati, anche a causa della paura indotta dal blocco di alcuni lotti di siero, poi risultati a posto. Risultato: soggetti a rischio, ai quali noi medici abbiamo consigliato invano di immunizzarsi, in gravi condizioni, e una più bassa protezione della popolazione in generale. Meno persone in una comunità si tutelano e maggiore è la diffusione del virus, che sembra anche aver aumentato la propria virulenza». «E infatti lo stiamo monitorando e tipizzando — spiega il professor Giorgio Palù, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ateneo di Padova — a preoccupare è sempre l’H1N1 (quello della famosa “suina”, ndr). L’arma di difesa più efficace resta il vaccino, perciò siccome il picco dell’influenza è previsto per metà-fine gennaio esorto chi non l’ha ancora assunto a provvedere. Si è ancora in tempo per vaccinarsi e per evitare complicanze serie, come polmoniti, gastroenteriti, encefaliti, endocarditi. Lancio un appello anche a medici e operatori sanitari, perchè compiano un gesto di responsabilità e si proteggano».
«Se si immunizzano i bambini, portatori dell’infezione, gli over 65 e i soggetti a rischio, la diffusione della malattia si può circoscrivere — conviene il dottor Domenico Crisarà, vicesegretario regionale della Fimmg (medici di famiglia) —. Purtroppo l’allarme Fluad ha bloccato l’ultima parte delle vaccinazioni, favorendo i contagi, aumentati anche per un clima non freddo ma umido, alla base di affezioni batteriche, bronchiti e polmoniti». Federfarma segnala un aumento del 50% delle vendite di medicinali «sintomatici», del 30% di antipiretici e del 20% di prodotti fluidificanti. «Non sottovalutate i sintomi — consiglia Marco Bacchini, presidente di Federfarma Verona — ricorrete ad antipiretici se la febbre è alta, rispettate il necessario riposo ed evitate luoghi affollati. Non vanno assunti antibiotici senza la consulenza del medico, al quale ricorrere in situazioni che perdurano da più giorni». Al lavoro anche gli ospedali. «Stanno affrontando uno stress test — dichiara l’assessore alla Sanità, Luca Coletto — l’afflusso è notevole, sono aumentati i casi gravi con necessità di ricovero e di trattamento Ecmo (sostegno cardio-polmonare, ndr). Ce l’aspettavamo, sia per le caratteristiche del virus di quest’anno sia per il calo delle vaccinazioni seguito all’allarme Fluad».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 10 gennaio 2015