Elena Dusi. L’invito a vaccinarsi per l’influenza è stato ascoltato. «Anche chi non voleva farlo, ora con il Covid si presenta subito all’appuntamento», racconta Luigi Galvano, medico di famiglia a Palermo. Peccato che a mancare, oggi, siano i vaccini. «Da metà ottobre abbiamo ricevuto 20 o 30 dosi a settimana. A esaurirle ci mettiamo una mattinata», dice Paola Pedrini, della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), con studio a Trescore Balneario, Bergamo.
Le Regioni hanno acquistato in tutto 18 milioni di dosi. L’anno scorso erano state 11 milioni. Eppure le consegne negli studi medici avvengono col contagocce. Non va meglio per gli 1,3 milioni promessi alle farmacie per chi non rientra nelle categorie a rischio (il vaccino è consigliato tra 6 mesi e 6 anni e sopra a 60 anni). Finora le somministrazioni in Italia sono state fra 2,5 e 3 milioni, con l’inizio dell’epidemia previsto a Natale e la fine a febbraio-marzo.
Marcello Cattani, coordinatore del gruppo prevenzione di Farmindustria, spiega: «La produzione ha un’elasticità industriale limitata. La programmazione per le dosi autunnali inizia l’anno precedente ed entra nel vivo a febbraio-marzo, quando l’Oms comunica i ceppi prevalenti. Con il Covid, tutte le nazioni hanno chiesto dosi in più. Le aziende hanno fatto uno sforzo enorme e nelle prossime settimane completeranno le forniture».
I vaccini arriveranno, ma scaglionati. «E se il lotto promesso ritarda di un giorno, dobbiamo annullare gli appuntamenti» lamenta Pedrini. A Bari il medico Fimmg Nicola Calabrese ha lanciato l’allarme: «I medici di Bari non hanno più vaccini. Abbiamo esaurito le poche dosi fornite e dobbiamo fronteggiare una tensione crescente con i pazienti che ci ritengono responsabili». Alcune Regioni hanno effettuato gli acquisti in ritardo. La Lombardia è il caso più eclatante. Ma anche nelle più virtuose, le lentezze nella distribuzione si fanno sentire. La Fimmg di Pisa ha scritto al governatore toscano Eugenio Giani: «Siamo costretti a interrompere la campagna perché i vaccini sono introvabili a causa dei ritardi nell’approvvigionamento da parte delle ditte fornitrici». Da Bologna l’assessore alla salute Raffaele Donini punta il dito: «C’è stato un problema di forniture. Chi doveva darci i vaccini in base alla gara non li ha consegnati. Applicheremo le penali e porteremo avanti azioni legali»».
In Italia alla fine di ottobre la Fimmg ha effettuato un censimento fra le Regioni, chiedendo se le dosi consegnate fossero sufficienti. Solo Lazio, Piemonte, Veneto, Sicilia, Toscana e Sardegna hanno risposto sì o forse. Nel Lazio (5,8 milioni di abitanti) sono stati somministrati 700mila vaccini su 2,4 milioni acquistati, in Piemonte (4,3 milioni di abitanti) 380mila su 1,1 milioni. Secondo un rapporto pubblicato a fine settembre dalla fondazione Gimbe, solo 12 Regioni hanno comprato vaccini sufficienti per il 75% della popolazione a rischio (l’obiettivo per frenare la circolazione del virus). Quelle al di sotto sono Trento e Bolzano, Piemonte, Lombardia, Umbria, Molise, Val d’Aosta, Abruzzo e Basilicata. Fra chi non è a rischio e vorrebbe comprare il vaccino in farmacia, solo 1 su 3 ci riuscirà, secondo Gimbe.
«La campagna antinfluenzale è partita quest’anno a ottobre, con un mese d’anticipo», spiega Silvestro Scotti, segretario nazionale Fimmg e medico a Napoli. «Nei primi 20 giorni abbiamo vaccinato il 30% di pazienti in più rispetto ai primi 20 giorni a novembre 2019. Ma poi le dosi sono esaurite. Ora abbiamo consumato tutto il vantaggio, con tutte le difficoltà logistiche dovute al Covid. Dobbiamo stilare le priorità: i più anziani e i cronici. E gli appuntamenti vanno distanziati». Se – come promesso – le dosi ricominceranno a fluire a metà novembre, somministrarle tutte all’ultimo momento sarà un problema.
Mentre la Germania fa i suoi acquisti a livello di nazione a febbraio, in Italia ogni Regione si muove per conto proprio. Le più virtuose partono a maggio, ma c’è chi arriva a settembre, come la Lombardia. Alle farmacie, cui le Regioni hanno ceduto l’1,5% delle loro scorte per le categorie non a rischio, si vedono recapitare solo le ultime gocce. A Napoli, denuncia Michele Di Iorio, farmacista ex presidente di Federfarma provinciale, ognuna delle 1.600 farmacie della città ha ricevuto 11 dosi, «che sono andate esaurite in un’ora».
L’Italia non è sola ad avere ritardi. A fine settembre l’Oms aveva avvertito che produrre vaccini per tutti sarebbe stato difficile. «È una situazione eccezionale» spiega Cattani. «Ma molte nazioni a febbraio-marzo avevano già avviato la contrattazione con le aziende. Anticipare i tempi e la programmazione anche in Italia sarebbe utile per tutti».
La Repubblica