In Francia l’idea di ricorrere alla vaccinazione contro l’influenza aviaria era già nell’aria a inizio ann. Ora Marc Fesnau, ministro dell’Agricoltura di Francia, ne dà conferma e a partire dal prossimo ottobre si procederà con la vaccinazione delle anatre.Una scelta dettata dai numerosi focolai che hanno colpito in particolare questa specie avicola.
Il vaccino sarà quello messo a punto dalla Ecole nationale vétérinaire di Tolosa e già autorizzato dall’ente regolatorio francese (Anses).
Non si tratta della prima campagna di vaccinazione eseguita in Europa, perché già in Italia, negli anni fra il 1999 e il 2000, il vaccino era stato utilizzato per fare fronte a un’ondata di influenza aviaria che aveva messo in ginocchio il settore avicolo. In quel caso tuttavia non si trattava del ceppo ad alta patogenicità H5N1.
I costi in Francia
In Francia la vaccinazione delle anatre presenti negli allevamenti, pur essendo obbligatoria, avrà una copertura economica del solo 85% e dunque peserà, seppure in modesta parte, sugli stessi allevamenti.
L’obiettivo è quello di arginare un virus che in Francia ha comportato danni che fra il 2022 e il 2023 sono calcolati in oltre 37 milioni di euro.
Prima di procedere sarà tuttavia necessario attendere il via libera della Commissione europea, come prevede una direttiva comunitaria del 2005, che precisa le misure da accompagnare alla profilassi vaccinale.
Quando vaccinare
Il vaccino infatti può non coprire il 100% dell’infezione, mascherando al contempo la nascita di un nuovo focolaio dal quale il virus può continuare a diffondersi. Per questo si prevede che il ricorso alla vaccinazione sia accompagnato da una più stretta sorveglianza e da severe misure di controllo.
Sommando questi impegni ai costi necessari per eseguire la vaccinazione stessa, i benefici rischiano di essere modesti. Dunque la vaccinazione va presa in considerazione in situazioni di particolare gravità, come può esserlo il caso francese, dove il numero di focolai è stato fra i più alti rispetto agli altri paesi europei.
La situazione italiana
In Italia gli ultimi casi confermati dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie, che è il centro di referenza nazionale per questa virosi, risalgono alla fine di agosto e riguardano specie selvatiche (1138 casi), come gabbiani e starne.
Nel caso degli allevamenti di avicoli domestici il maggior numero di casi (in totale 522) si è registrato fra la fine del 2022 e la primavera di quest’anno e al momento si tratta di focolai già estinti.
Al momento nel nostro Paese la necessità di una vaccinazione non parrebbe pertanto necessaria.
Le controindicazioni
In vista di una possibile risalita degli episodi di influenza aviaria, è lecito tuttavia chiedersi perché non giocare d’anticipo e vaccinare anche in Italia.
Più d’una le motivazioni che suggeriscono prudenza nell’attuare una profilassi vaccinale.
Come già visto, la copertura del vaccino non è totale e lascia aperta la possibilità di un ingresso del virus, sebbene con manifestazioni cliniche meno pesanti.
Per questo l’infezione potrebbe passare inosservata con la possibilità di estendersi ulteriormente.
Commercio a rischio
La vaccinazione potrebbe poi creare complicazioni negli scambi commerciali. La diagnosi della malattia si basa sulla presenza o meno di anticorpi, che in caso di vaccinazione sarebbero ovviamente presenti segnalando una sorta di “falso positivo”.
Non a caso Bruxelles vieta l’importazione di avicoli e uova provenienti da Paesi terzi che abbiano applicato la vaccinazione. Divieto che potrebbe riguardare le provenienze europee qualora si decida di attuare la profilassi vaccinale.
Distinguere fra anticorpi derivanti dalla vaccinazione e quelli di un’infezione da virus circolante è comunque possibile, seppure con alcune difficoltà superabili con test discriminatori specifici.
Solo in emergenza
Ricorrere alla vaccinazione per prevenire l’influenza aviaria è dunque una scelta che va ponderata con attenzione per le conseguenze pratiche e commerciali che potrebbero derivarne. L’eradicazione della malattia dal territorio, attuata con determinazione alla comparsa di ogni focolaio, resta la via di elezione nella lotta a questa virosi. Il vaccino è comunque un’arma importante da utilizzare in caso di emergenza e quando l’ampia diffusione del virus lo richiede. È quanto sta avvenendo in Francia per gli allevamenti di anatre.
AgroNotizie