Un nuovo studio condotto su topi e furetti conferma che il virus può diffondersi trasferito attraverso l’allattamento. Le autorità rassicurano però che il rischio per gli esseri umani è basso
Un recente studio dell’Università del Wisconsin-Madison ha confermato che il virus dell’influenza aviaria H5N1 può essere trasmesso tra mammiferi attraverso il latte vaccino. Le analisi, condotte dall’Istituto di ricerca sull’influenza dell’Università, hanno dimostrato che la variante è in grado di diffondersi nelle ghiandole mammarie di topi e furetti, facilitando il passaggio dell’agente patogeno dalle madri alla prole durante l’allattamento. Nonostante la scoperta, le autorità sanitarie ribadiscono che il rischio per gli esseri umani rimane basso.
Lo studio
Nella primavera di quest’anno, negli Usa è stato documentato il primo focolaio di influenza aviaria in un allevamento di bovini da latte, seguito in poche settimane da casi in altri mammiferi, compreso l’uomo. Si ipotizza che l’infezione della ghiandola mammaria e le attrezzature di mungitura contaminate siano coinvolte nella trasmissione tra mucche. Sono stati anche rilevati virus nel latte vaccino, ma le caratteristiche di base dell’H5N1 bovino sono piuttosto sconosciute. Per colmare le lacune esistenti, gli autori della ricerca hanno caratterizzato il materiale genetico di un virus isolato dal latte di una mucca infetta nel New Mexico.
Il team di ricercatori guidato da Yoshihiro Kawaoka ha somministrato un campione del virus H5N1 isolato a topi e furetti, scoprendo che può replicarsi nelle due specie e causare un’infezione sistemica. La ricerca ha riscontrato la presenza del ceppo nelle ghiandole mammarie degli animali e confermato che le femmine di topo in allattamento possono trasmettere la malattia ai cuccioli.
Gli esperimenti con i furetti hanno anche dimostrato che la malattia è in grado di diffondersi per via aerea, anche se in modo limitato. Il team ha posizionato un gruppo di mustelidi infetti vicino a esemplari sani, a una distanza tale da impedire il contatto fisico. Nonostante nessuno dei quattro furetti sani si sia ammalato, uno di loro ha prodotto anticorpi contro il virus, un aspetto che suggerisce che a un certo punto durante il test sia avvenuta un’infezione.
“Il fatto che il virus non abbia un’ampia trasmissibilità tra i furetti per via aerea è una buona notizia, ma è comunque preoccupante che possa trasmettersi così‘” ha dichiarato Yoshihiro Kawaoka, autore principale dello studio.
Analizzando il virus estratto dal latte vaccino contaminato, i ricercatori hanno inoltre scoperto ravvisato che la variante H5N1 è in grado di legarsi sia ai recettori dell’acido sialico di tipo aviario che a quelli di tipo umano, anche se più raramente a quest’ultimi.