Influenza aviaria, cresce l’allerta. L’allarme. In Usa trovate tracce anche nelle acque reflue dopo quelle nel latte. Scienziati preoccupati che il bestiame diventi serbatoio di H5N1, trasformandosi in incubatore, in cui i virus influenzali si scambiano materiale genetico e arrivano fino all’uomo
Ma altri dati mostrano anche che il virus può effettuare il salto di specie avanti e indietro tra mucche e uccelli, una caratteristica che potrebbe consentirgli di diffondersi in ampi territori, e sempre negli Usa l’influenza A/H5N1 sta colpendo diverse specie, come i delfini, le puzzole e gli orsi. «Non abbiamo mai visto questa scala di infezioni nei mammiferi e in una tale diversità. Abbiamo visto più di 40 specie di mammiferi infettate durante le ultime epidemie, il che non ha precedenti. Sappiamo che l’influenza è imprevedibile, ma sappiamo anche che l’adattamento del virus ai mammiferi non è una buona cosa – ha commentato il virologo olandese Ron Fouchier, dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam, nonchè uno dei maggiori esperti di H5N1.
Un altro aspetto importante è che una singola mucca può ospitare diversi tipi di virus influenzali, che potrebbero, nel tempo, scambiare materiale genetico per generare un ceppo in grado di infettare più facilmente l’uomo. Secondo Michael Worobey, biologo evoluzionista dell’Università dell’Arizona a Tucson questo «porta inevitabilmente alla combinazione sbagliata di segmenti genetici e mutazioni».
E poi c’è il tema della comunicazione. L’analisi genomica suggerisce che l’epidemia è probabilmente iniziata a dicembre, ma la carenza di dati sta ostacolando gli sforzi per individuare la fonte e non includono informazioni critiche che farebbero luce sulle origini e sull’evoluzione dell’epidemia. I ricercatori esprimono anche preoccupazione per il fatto che i dati genomici sono stati rilasciati 4 settimane dopo l’annuncio dell’epidemia, nonostante sia un “sorvegliato speciale” da decenni, in quanto possibile candidato per una nuova pandemia. «Il virus lo conosciamo bene – ha detto l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento dopo che la Fda ha spiegato che pur essendo basso il pericolo che il virus si diffonda tra gli esseri umani, al momento serve comunque prepararsi a una eventuale nuova pandemia con farmaci antivirali, vaccini e una serie di contromisure – I vaccini pandemici contro l’influenza sono stati disegnati proprio usando questo virus come modello e sono facilmente adattabili alle nuove varianti nel caso dovessero servire. Se c’è una pandemia per cui la sanità pubblica è pronta, è proprio quella da H5N1». Rispetto alle contromisure «è importante monitorare l’andamento dell’aviaria negli allevamenti e le possibili infezioni tra i lavoratori. Come negli ospedali gli addetti usano vestiario, mascherine e strumenti protettivi, così dovrebbero fare i lavoratori nelle aziende di latticini e casearie» ha spiegato Robert Califf, a capo della Food and Drug Administration (Fda)