A otto mesi dal contagio che colpì un allevamento di tacchini a Piove di Sacco, la provincia di Padova torna a fare i conti con l’influenza aviaria. Lo scorso 11 settembre un focolaio è stato riscontrato in un allevamento di oche e anatre di Sant’Urbano, nell’area che gravita ai margini del Gorzone. La comunicazione di positività al virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità , del sottotipo H5N8, è stata fatta agli allevatori di Sant’Urbano alle 19.30 di lunedì dal Servizio veterinario dell’Usl 6, a sua volta allertato dalle analisi dell’Istituto Zooprofilattivo delle Venezie a cui si era rivolto lo stesso proprietario dell’allevamento. La repentina morte di numerosi volatili aveva infatti insospettito l’imprenditore. Il sindaco Dionisio Fiocco, su sollecitazione dell’Usl 6 Euganea, ha emesso immediatamente un’ordinanza che, oltre a ordinare il sequestro dell’allevamento, imponeva l’abbattimento di tutti i volatili presenti nelle strutture dell’azienda. Mercoledì pomeriggio una ditta specializzata è arrivata nell’allevamento e ha proceduto alla soppressione di 1.350 oche e di 230 anatre attraverso l’utilizzo di anidride carbonica. Le carcasse sono state quindi destinate all’incenerimento. Il danno per l’allevatore di Sant’Urbano è notevole: solo per gli animali persi quasi 100 mila euro, peraltro in un particolare periodo dell’anno in cui il consumo di queste carni subisce un’impennata.
In base all’ordinanza comunale, tutti i locali aziendali sono stati puliti e sottoposti ad accurata disinfezione. Com’è prassi in questi casi, in pochi giorni è arrivata anche l’ordinanza firmata dal presidente della Regione, Luca Zaia, che giovedì ha disposto misure restrittive per gli allevamenti avicoli che hanno sede in un raggio limitato dall’azienda di Sant’Urbano. L’ordinanza, nelle specifico, indica due zone entro cui far rispettare le restrizioni di sicurezza. La prima, detta “zona di protezione”, ha un raggio di tre chilometri e interessa in tutto 9 allevamenti, compreso quello sede del focolaio, nei territori comunali di Barbona (un allevamento), Sant’Urbano (7) e Vescovana (1). Un’altra area, detta “zona di sorveglianza”, interessa le aziende che si trovano a dieci chilometri dal focolaio, per un totale di 59 strutture: Barbona (1), Carceri (2), Lendinara (3), Este (11), Granze (2), Villanova del Ghebbo (1), Monselice (3), Ospedaletto Euganeo (1), Piacenza d’Adige (2), Ponso (11), Sant’Elena (1), Sant’Urbano (4), Solesino (2), Stanghella (6), Vescovana (3), Vighizzolo d’Este (2) e Villa Estense (4). Tra le misure previste dall’ordinanza, censimento del pollame, sopralluogo dei servizi veterinari, sorveglianza sierologica e virologica e, per la zona di protezione, custodia interna dei volatili, disinfezione dei mezzi di trasporto, autorizzazioni per l’accesso agli allevamenti di altri volatili.
Il Mattino di Padova – 17 settembre 2017