Sono saliti a 27, i focolai di influenza aviaria registrati nella nostra provincia dal 18 ottobre scorso a oggi. L’ultimo aggiornamento risalente a tre giorni fa vedeva colpito (dopo Ronco all’Adige, Nogara, San Bonifacio) un allevamento di Minerbe, il che ha fatto scattare le misure di contenimento anche in una piccola porzione del territorio padovano fra i comuni di Montagnana e Urbana. In tutto sono almeno 250mila i tacchini da carne abbattuti qui a Verona, ch’è peraltro provincia leader a livello nazionale per produzione. «Serve un intervento del governo per contenere il contagio ma anche per sostenere (economicamente, ndr) gli allevatori», così Roberto Caon (in foto) , deputato di Forza Italia, in un’interrogazione depositata nei giorni scorsi al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. L’influenza aviaria è una malattia degli uccelli causata da un virus dell’influenza di tipo A, non ci sono rischi per l’uomo e le possibilità che un animale infetto sia macellato sono pari a zero, queste le parole già spese dall’Usl 9 dopo i primi casi di focolai. Ma era dal 2017 che Verona non registrava focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità e adesso la zona di restrizione abbraccia gli allevamenti del territorio provinciale a sud dell’autostrada A4 e a est dell’A22. Secondo Caon, «si deve considerare che i nostri allevatori stanno sostenendo costi umani e materiali notevoli, dopo il terribile periodo trascorso a causa del Covid. Servono risorse per riparare i danni più evidenti. Al ministro ho chiesto di farsi carico anche delle perdite dovute ai mancati o ritardati accasamenti, ai costi per pulizie disinfezioni, quelli derivanti dalla distruzione della pollina, quelli per la destinazione alternativa delle uova o la distruzione delle uova da cova oltre alla perdita di produzione».
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