Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, promette: dal 2014 la perequazione delle pensioni, cioè l’adeguamento al costo della vita, sarà garantita per tutti gli assegni fino a 6 volte il minimo, cioè fino a 2.886 euro lordi al mese. Un miglioramento rispetto alla situazione attuale che vede questa garanzia assicurata solo per gli assegni fino a 3 volte il minimo (1.443 euro lordi). Oltre questa soglia, invece, la riforma Fornero ha disposto per il biennio 2012-2013 il blocco della perequazione. Misura che appunto scade alla fine di quest’anno. Dal 2014 si dovrebbe tornare alle regole della legge 388 del 2000 che prevede la rivalutazione al 90% sulla parte di pensione fra tre e cinque volte il minimo e al 75% per la quota superiore.
Ma nella legge di Stabilità del governo Monti si dispone che, per reperire ulteriori risorse per gli esodati, nel 2014 non saranno rivalutati gli importi di pensione che superano sei volte il minimo. Giovannini, ieri, intervenendo in un convegno della Fiom-Cgil sulla previdenza si è limitato a ricordare la norma, aggiungendo: «Io non voglio andare sotto quello che è stato programmato». Il ministro ha anche ricordato che la Corte costituzionale ha già avvertito che il blocco dell’adeguamento al costo della vita non può diventare una misura permanente e quindi non si può procedere di proroga in proroga.
Che cosa succederà alle pensioni superiori a sei volte il minimo è tutto da decidere, ma Giovannini davanti alla platea dei metalmeccanici della Cgil, ha promesso che non si useranno le pensioni «per far cassa». Eventuali misure verranno decise nella logica di redistribuire le risorse all’interno del sistema, con un intento solidaristico, ha aggiunto. Le parole di Giovannini hanno tranquillizzato solo fino a un certo punto il sindacato. Cantone e Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil, anche lei intervenuta al convegno della Fiom, vogliono prima vedere che cosa verrà deciso con la prossima legge di Stabilità. Cantone ieri ha avvertito il ministro: se ci fosse una proroga dell’attuale blocco delle indicizzazioni il governo si scontrerebbe con la mobilitazione dela Cgil. Ma anche Cisl e Uil sono sulla stessa linea: pensioni nette di poco più di 1.200 euro non possono più essere toccate nel loro potere d’acquisto.
Sugli altri temi all’ordine del giorno della previdenza il ministro non si è sbilanciato. Ma ha ribadito la sua convinzione che, per «giustizia sociale» sia necessario un intervento sulle pensioni d’oro, anche se queste sono poche e, per aggirare l’ostacolo dei diritti acquisiti ha accennato alla possibilità di intervenire prima che i pensionati d’oro vadano in pensione. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha chiesto di ripristinare qualche forma di pensionamento anticipato «perché non tutti i lavori sono uguali e chi fa certi lavori manuali muore prima».
Enrico Marro – Corriere della Sera – 18 settembre 2013