Cinque anni fa Twitter non era ancora stato concepito, non esistevano l’Iphone, l’Ipad e i tablet in generale e solo gli addetti ai lavori sapevano che cosa fosse Lehman Brothers perché la più lunga e dolorosa crisi economica della storia del dopoguerra non aveva ancora fatto il suo ingresso nei bilanci aziendali delle aziende venete.
«In questi cinque anni il mondo è cambiato e il Nordest come l’abbiamo conosciuto non esiste più — sentenzia Roberto Zuccato nel suo primo discorso da presidente del sistema confindustriale regionale dopo l’insediamento avvenuto ieri a Mestre — Se il Nordest non sarà capace di andare oltre il Nordest rischiamo di diventare obsoleti. Le nostre imprese, di cui dobbiamo essere sempre orgogliosi, devono allargare gli orizzonti e cambiare struttura finanziaria. Dobbiamo ridurre la dipendenza dalle banche, rafforzare i capitali e aprirci al rischio».
Ma le difficoltà che colpiscono il mondo dell’impresa veneta non sono legate soltanto alla sottocapitalizzazione delle aziende e alla restrizione del credito da parte delle banche. A sentire gli industriali, che non nascondono di vivere il clima elettorale con una certa diffidenza, esistono anche precise responsabilità politiche da parte di partiti che non hanno colto il mutamento e non hanno saputo ascoltare le proposte del tessuto economico di questo paese. «È necessaria una risposta immediata al fallimento delle riforme federaliste e ai pessimi risultati offerti dalle maggiori autonomie attribuite ai governi locali — continua Zuccato — Ma non con un nuovo centralismo, come è avvenuto negli ultimi anni e soprattutto nell’ultimo, ma con autonomie reali basate sul principio di responsabilità e solidarietà». Perché gli industriali hanno fatto chiaramente capire che non devono più ripetersi momenti neri come quello che ha dovuto affrontare il neo ex presidente del sistema industriale veneto Andrea Tomat, «capitano — per usare le parole di Zuccato — che ha saputo guidare una corazzata da undicimila iscritti nella tempesta della crisi». «Il momento più brutto del mio mandato è stato nel novembre del 2011 prima che si insediasse Mario Monti alla presidenza del Consiglio — racconta Tomat prima di passare il testimone al suo successore — si respirava un’aria pesante e l’incertezza, anche dopo gli eventi che hanno infiammato la Grecia, era totale. Poi c’è stato il cambiamento alla guida del Paese e pur nelle difficoltà abbiamo capito che si poteva tornare a sperare».
Un messaggio preciso al futuro governo e soprattutto ai partiti, bersaglio della critica più pesante degli industriali. «La priorità è riformare la legge elettorale — conclude Zuccato — Non sopportiamo più l’oligarchia dei partiti più attenta a mantenere i privilegi di chi ne fa parte molto più che a lavorare per il bene comune». Dal canto suo Confindustria è già aperta alle riforme che dovranno superare la dimensione territoriale, ormai troppo piccola per competere, e trasformare le sedi provinciali in centri di consulenza specializzati per fornire migliori servizi agli undicimila iscritti, i cui destini finanziari sono strettamente legati all’evoluzione dell’intera regione. Perché il manifatturiero (che conta un fatturato regionale di più di 30 miliardi di euro) si sviluppi e riassorba i disoccupati serve infatti una maggior specializzazione. E solo le sedi territoriali possono accompagnare le imprese in questa nuova avventura.
Alessio Antonini – Corriere del Veneto – 14 febbraio 2013