Il Corriere del Veneto. Michela Nicolussi Moro. E ora il Veneto è sempre più vicino alla zona rossa. I dati sull’epidemia da Covid-19 registrati negli ultimi giorni hanno ulteriormente aggravato una situazione già molto critica e al centro di un’analisi da parte del ministero della Salute, che pare indirizzato a imporre tre settimane di lockdown o dal 7 gennaio, data in cui tutta l’Italia tornerà gialla dopo le feste rosso-arancioni, o dal 15, giorno in cui si attende il nuovo decreto Conte. Il 31 dicembre infatti la regione ha registrato 4.492 dei 23.477 contagi rilevati in Italia, 116 dei 555 morti e un tasso di tamponi positivi al coronavirus pari al 13,8%, contro il 12,6% di media nazionale.
Non bastasse nelle ultime 24 ore, cioè dalle 8 del mattino dell’ultimo dell’anno alle 8 di ieri, il Veneto ha incassato il nuovo record di 5.179 casi. A questo punto, attesi invano i provvedimenti sollecitati al governatore Luca Zaia da quattro settimane e legati all’ingresso del Veneto nello scenario di rischio 2 che prevederebbe zone rosse locali, un’ulteriore riduzione dell’orario di apertura di bar, ristoranti e pasticcerie, la limitazione della mobilità della popolazione nelle aree più colpite e l’incentivazione dello smart working, il governo avrebbe deciso di prendere in mano la situazione. Anche sulla base della 33esima settimana di monitoraggio dell’andamento della pandemia in Italia, che vede l’unica regione gialla dal 4 novembre accusare tre volte l’incidenza dei contagi a 14 giorni rispetto alla media nazionale: 968 per 100 mila abitanti a fronte di 305 per 100 mila. In più il Veneto manifesta l’Rt, cioè l’indice del contagio, più alto d’Italia, ovvero 1,07, insieme a Liguria e Calabria.
Il Comitato tecnico scientifico nazionale ha poi fissato nel termine di 50 casi per 100 mila abitanti l’incidenza che permetterebbe «il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e del tracciamento dei loro contatti» e sta pensando di abbassare da 1.5 a 1.1 l’Rt per il passaggio dalla zona gialla a quella arancione o rossa. Un cambiamento di due dei più significativi tra i 21 parametri di riferimento per la definizione delle aree colore, che spinge inesorabilmente al rosso il Veneto, in difficoltà anche su altri fronti. Secondo l’ultimo monitoraggio è una delle sette regioni a vedere aumentare e non diminuire il tasso di occupazione sia in Terapia intensiva (36% contro il 30% di soglia di allarme) che in area medica (45% invece del 40%), per un rischio che da moderato potrebbe diventare alto di veder peggiorare ulteriormente la situazione. Inoltre conta 4484 nuovi focolai. «Il Veneto evidenzia un’incidenza della pandemia significativamente più alta — conferma il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità — mostra un sovraccarico dei posti letto sia di Terapia intensiva che di area medica (Malattie infettive e Pneumologia, ndr ) suscettibile di ulteriore aumento nelle proiezioni a trenta giorni. Insieme a Liguria e Calabria ha un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel valore inferiore, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2». E questo, si legge nel dossier di monitoraggio relativo alla settimana tra il 21 e il 27 dicembre, «insieme all’elevata incidenza che ancora si registra in quasi tutto il territorio, desta particolare preoccupazione e pertanto si esorta a considerare di applicare le misure previste, anche oltre le scadenze attuali».
L’ultima frase, rimarcata per la quarta settimana consecutiva, stavolta è scritta in neretto. Così come viene sottolineato che «la settimana in valutazione è quella natalizia ed è stata caratterizzata da un numero particolarmente basso di tamponi nelle giornate festive. Ciò potrebbe influenzare la stima dell’incidenza e della velocità di trasmissione». Insomma, i dati potrebbero essere addirittura peggiori. E a proposito di tamponi e al record rivendicato da Palazzo Balbi (5.103.842 tra molecolari e rapidi), che lo collega al boom di contagi e accusa il ministero di tener conto solo dei test molecolari e non di quelli rapidi, Brusaferro chiarisce: «La stima dell’Rt viene tracciata sui pazienti sintomatici, quindi i positivi al tampone rapido sono confermati dal molecolare». «In ogni caso — annuncia il professor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute — nelle prossime ore sarà diramata una circolare sulle raccomandazioni che cambiano la modalità d’uso dei tamponi rapidi e sulla modifica della definizione di caso di Covid-19».