Aspettando l’esito dell’esposto di Michela Brambilla, si arricchisce l’altro fascicolo. Al vaglio dei magistrati bresciani tutti i registri della fabbrica di cavie e i «censimenti» sottoscritti dall’Asl subito dopo il sopralluogo dell’Oipa
La protesta contro Green Hill prosegue di pari passo all’inchiesta Si arricchisce di nuovi documenti e verbali il fascicolo aperto dalla procura di Brescia sulla Green Hill di Montichiari.
Il pm Lara Ghilardi, titolare dell’inchiesta sull’allevamento di cani destinati alla vivisezione, avrebbe recentemente acquisito altre copie dei registri della struttura, schermate dell’anagrafe canina regionale, e i verbali di violazione contestati dalla Asl prima che sulla fabbrica di cavie si scatenasse una protesta globale.
Il filone degli accertamenti degli inquirenti riguarda ipotetici reati di carattere amministrativo-fiscale e non presunti casi di maltrattamenti o episodi di sperimentazione abusiva che sono invece al centro dell’esposto presentato dalla parlamentare del Pdl Michela Brambilla.
TUTTO RUOTA attorno a 454 cani «fantasma», ovvero esemplari non rintracciati nella «contabilità» della Green Hill. Dalla banca dati dell’anagrafe canina regionale e dai verbali del sopralluogo dell’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali intervenuta, incaricata dalla procura degli accertamenti, al primo ottobre del 2011 nell’allevamento di Montichiari risultavano ospitati 3888 cani, di cui 1858 deceduti.
Di conseguenza nell’allevamento avrebbero dovuto essere presenti 2030 beagle vivi. E invece i conti non tornano, si legge nel resoconto dell’Oipa acquisito agli atti. Paragonando il totale di cani censiti durante la perquisizione del 30 settembre (ovvero 2484, come confermato anche dalla Polizia locale di Montichiari) con quello di cui Green Hill avrebbe dovuto ufficialmente essere in possesso (2030), 454 cani non risultavano iscritti né in anagrafe né nelle «liste» utilizzate al posto del regolare registro. Un presunto ammanco che non viene tuttavia riscontrato dalla successiva ispezione della Asl di Brescia. E proprio sulla discrepanza si sta concentrando l’attenzione degli inquirenti, che stanno vagliando anche la correttezza della decisione della Asl di derogare alla disposizione normativa, consentendo il tatuaggio dei cani in alternativa alla microchippatura. Ma sotto la lente del pm sono finite anche le generiche liste di «cani in uscita», vidimate dall’Asl e non dal sindaco, come – secondo l’Oipa – prevede l’articolo 11 della legge 116-92. L’inchiesta dunque prosegue insieme alla mobilitazione del coordinamento Fermare Green Hill che lunedì ha smobilitato il presidio permanente ai piedi del colle di San Zeno dove è aperto l’allevamento di beagle, in attesa della fiaccolata di protesta in programma il 14 gennaio. Il tutto aspettando l’avvio del doppio percorso legislativo (in Regione e parlamento) che dovrebbe nel giro di pochi mesi mettere al bando dal territorio lombardo e nazionale gli allevamenti di animali condannati alla sperimentazione chirurgica e farmaceutica. Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni ha promesso una corsia preferenziale per arrivare alla chisura di un allevamento «che offende la sensibilità di milioni di italiani».
BresciaOggi – 4 gennaio 2012