Cosce di rane vietnamite ionizzate male; carne per i gatti e cani all’arsenico; budella cinesi e pachistane ai nitrofurani destinate all’industria degli insaccati: salsiccie, salami e altre prelibatezze. Queste sono solamente alcune delle tipologie di prodotti tossici che sono sbarcati sulle banchine dei porti italiani. Nel 2011 in Italia sono arrivate alla frontiera 13.680 migliaia di tonnellate di alimenti per un valore commerciale di oltre 10.825 milioni di euro. Secondo i dati della Agenzia delle Dogane, le maggiori merci importate sono i cereali (3.884 mgl ton), frutta (1.099) ma anche 58 migliaia di tonnellate di carni e frattaglie in particolare dal Brasile e dall’Argentina, e 345 migliaia di tonnellate di pesci crostacei e molluschi dai Paesi asiatici il cui valore statistico si aggira attorno ai 1.396 milioni di euro.
Panorama.it è andata a curiosare sulle banchine dei porti italiani di Genova, Napoli e Gioia Tauro, per controllare quante e quali irregolarità ci sono state gli ultimi tre anni sugli alimenti destinati a finire nei piatti degli italiani e anche degli amici a quattro zampe: cani e gatti. Nei quasi 2 milioni di teu sbarcati nel 2011 nel porto di Genova, per l’esattezza 1 milione e 840 mila, assieme alle merci destinate all’industria siderurgica, petrolifera e manifatturiera, ne sono arrivati anche migliaia destinati all’industria alimentare. Il Pif, Posto d’ispezione frontaliera del Ministero della Salute ha registrato nei dodici mesi dello scorso anno, lo sbarco di 13.757 partite di merci per all’alimentazione umana e animale. Nonostante ci sia stato un calo di queste merci sul porto di Genova rispetto al 2009, dovuto in parte anche alla divisione di competenze con lo scalo di Vado Ligure, sono aumentati in modo esponenziale i respingimenti : dalle circa 100 tonnellate (4 partite) di merce non conforme, alle 725 tonnellate (29 partite). La maggior parte delle irregolarità riscontrate dal Pif ligure nel 2011 riguardano i controlli documentali e di identità che accompagnano le merci. In sostanza arrivano sulle banchine italiane alimenti i cui dati non corrispondono né al Paese di provenienza e né alla merce realmente trasportata. Non di rado, infatti, vengono scoperti container che dovrebbero ad esempio trasportare molluschi e che nella realtà invece contengono ben altre tipologie di prodotti ittici o addirittura preparati a base di pesce vietati dalla Comunità europea. Anche le etichettature non conformi sono aumentate del 400% negli ultimi 3 anni nel porto genovese. Ma a subire un incremento spaventoso dal 2009 ad oggi, sono i dati relativi ai prodotti “bloccati” per radiazioni ionizzanti: circa 125 tonnellate, solamente a Genova. Tra queste, 10 tonnellate di cosce di rana provenienti dal Vietnam e consumate prevalentemente in Piemonte, Lombardia e Veneto e centinaia di prodotti ittici provenienti dal dai Paesi asiatici: seppie, cefalopodi, gamberetti congelati del Vietnam e i calamari made in China.
«La regolamentazione che disciplina il trattamento con radiazioni ionizzanti per i prodotti previsti è molto severa- spiega a Panorama.it, Giovanni Mattalia, Responsabile del Posto d’Ispezione Frontaliera del porto di Genova – e deve essere effettuata, con l’utilizzo di raggi gamma, presso stabilimenti autorizzati e scortati da etichettatura riportante dicitura appropriata “Trattato con radiazioni ionizzanti”». La merce che viene respinta dai Pif è stata trattata in stabilimenti non autorizzati e con procedure diverse da quelle previste dalla legge. Questi prodotti alterano le loro caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Poi ci sono i cibi contaminati con metalli pesanti: circa 75 le tonnellate (3 partite) rispedite al mittente dallo scalo ligure. Dalle analisi di laboratorio ad essere interessati dalla presenza di metalli pesanti come cadmio, mercurio e piombo – continua Mattalia – risultano i prodotti ittici provenienti dall’ Asia e conserve di pesce”. Insomma, sgombro in scatola, acciughe e calamari, quest’ultimi provenienti anche dal Mediterraneo.
Nei 356 controlli di laboratorio effettuati sulle 13.757 partite, gli esperti del Pif hanno riscontrato anche merci con salmonella, presenza di monossido di carbonio, arsenico e nitrofurani. Nel 2011 sono arrivate a Genova 6.168 partite di prodotti ittici (154.200 ton) e 1.714 di carne ( 42.850 ton) tra quella bovina, equina, suina e pollame. Ma se le budella utilizzate per salsicce, salami e insaccati vari provenienti dalla Cina e dal Pakistan sono risultati “positive” alle analisi per una massiccia presenza di nitrofurani (potenti antibiotici), i mangimi a base di carni per cani e gatti sono risultati contaminati da una dose potente di arsenico. Le oltre 70 tonnellate di bocconcini di carne “all’arsenico” se non fossero state intercettate sulle banchine del porto di Genova dal personale del Pif, sarebbero state commercializzate in tutta Italia e nel Nord Europa da un’importante ditta piemontese. Ma dal porto ligure arrivano anche dati rassicuranti su alcuni prodotti che non hanno mai riportato “anomalie” ai controlli : miele e propoli. In tre anni ne abbiamo importato dall’Argentina (solo su Genova) 606 partite ovvero circa 15.150 tonnellate e tra tutte queste non sono mai state scoperte partite non conformi.
Panorama.it – 18 febbraio 2012