La giornata orribile del governo Monti si consuma in un Consiglio dei ministri convocato al Senato che dura sette minuti. All’ordine del giorno c’è il varo definitivo del decreto legislativo sull’incandidabilità dei condannati (a pene superiori ai due anni) che è stato la bandiera anticorruzione del premier e del suo esecutivo.
Invece, un colpo di scena — un sabotaggio per alcuni ministri — blocca la corsa del decreto «liste pulite» in vista delle prossime elezioni: la commissione Bilancio presieduta da Antonio Azzollini (Pdl) non ha fatto pervenire il suo parere sul testo che, non essendo una legge di spesa, ha una valenza solo formale.
La notizia la portano i funzionari del Viminale e i pochi ministri presenti nella sala del governo di Palazzo Madama riferiscono che Anna Maria Cancellieri (Interno) abbia pronunciato parole di grande disappunto. Regolamento alla mano, Azzollini potrebbe attendere anche i 60 giorni (scadono il 10 febbraio) concessi al Parlamento per i pareri. A quel punto, però, le liste sarebbero già depositate presso le Corti d’appello: per cui non si capisce se un condannato in via definitiva eventualmente inserito in lista verrebbe depennato d’ufficio o resterebbe al suo posto.
Insomma, l’incidente del Senato rischia di gettare nel caos la norma «liste pulite» e per questo i capigruppo pd hanno chiesto l’intervento di Schifani: «È sconcertante il comportamento di Azzollini», accusa Donatella Ferranti. Ma il presidente della commissione Bilancio ha reagito: «Vengano in Commissione e si rendano conto con quanta tempestività i senatori stanno lavorando sulla legge di Stabilità». Eppure una via d’uscita ci sarebbe e l’ha segnalata la stessa commissione Bilancio: «Parere superfluo, il decreto non presenta profili finanziari».
Al Senato è andato in scena anche l’assalto ai fondi per la giustizia. Il ministro Paola Severino è rabbuiata quando è costretta a disertare il pur breve Consiglio dei ministri perché in Aula c’è la legge di Stabilità e i senatori stanno spolpando i milioni destinati tra l’altro al finanziamento del lavoro dei detenuti (legge Smuraglia) e alla digitalizzazione del processo: «Il Senato ha frenato due interventi decisivi contro la recidiva e per la velocizzazione della Giustizia», osserva Severino. Che aggiunge: «Non voglio fare polemiche, però mi sembra evidente che si tratta di obiettivi importanti rispetto a quelli che poi hanno assorbito i fondi». E la giornata orribile del governo si conclude con una riflessione amara del ministro Filippo Patroni Griffi che nel preconsiglio ha visto bloccati decreti sulla trasparenza nella pubblica amministrazione previsti dal ddl anticorruzione: «Si tratta di problemi complessi, noi metteremo il massimo impegno nel portare avanti tutto». Il tempo però, visto che la delega scade a maggio, è scaduto.
Corriere della Sera – 21 dicembre 2012