Le sigle hanno manifestato unitariamente a Roma a difesa del Servizio sanitario nazionale, per sollecitare profonde correzioni nella legge di Bilancio e nelle politiche di settore: «Abbiamo sperato fino all’ultimo di trovare interlocutori più attenti e sensibili alle nostre proposte – ha detto Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed-. E invece siamo stati costretti a ricorrere allo sciopero per vedere riconosciuti diritti sacrosanti di ogni medico e dirigente sanitario italiano». Le parole d’ordine sintetizzate dal leader di Anaao Assomed sono: «Uscire dalla Pa riconoscendo per i medici e dirigenti sanitari la categoria speciale, depenalizzare l’atto medico, finanziare adeguatamente il contratto, detassare parte dello stipendio. Con queste parole d’ordine continueremo la nostra battaglia». Tra le altre richieste, le assunzioni di personale, condizioni di lavoro migliori, la cancellazione dei tagli alle pensioni prodotti dalla stretta sull’aliquota di rendimento della fetta retributiva della pensione di medici, infermieri, maestri (che impatta anche su dipendenti degli enti locali e ufficiali giudiziari).
«Il successo dello sciopero – ha aggiunto Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed – è indicativo del disagio dei medici. Negli ospedali di tutta Italia sta montando un grande movimento di protesta che non si esaurirà con la manifestazione di oggi: questo sciopero è solo l’inizio». La protesta di ieri è un segnale del disagio crescente nella categoria: «I medici chiedono di poter fare i medici in sicurezza e qualità con personale adeguato ai bisogni dei cittadini», ha spiegato Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici e chirurghi, «c’è una grande preoccupazione – aggiunge – anche sul lato della responsabilità medica. Occorre tutelare i professionisti come fatto durante la pandemia». Il riferimento è alla proposta di legge della Lega che vuole inasprire le pene per la colpa medica con il carcere da tre mesi a 5 anni: «La Lega ci ripensi e ritiri subito una proposta sbagliata» chiedono i promotori della protesta.
Per Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, il sindacato degli infermieri, «in gioco non c’è solo il futuro di infermieri e ostetriche, ma soprattutto la tutela della salute della collettività è fortemente a rischio senza la valorizzazione di quei professionisti che con le loro competenze e le loro elevate responsabilità giocano da tempo un ruolo chiave in un sistema sanitario degno di questo nome. Non possiamo continuare a perdere pezzi per strada: meno laureati, meno iscritti alle facoltà infermieristiche, sempre più giovani che fuggono all’estero, dimissioni volontarie dalla sanità pubblica e un esercito di professionisti destinati ad andare in pensione, insoddisfatti perché il Governo vuole tagliargli anche quel poco che hanno già maturato, e senza essere nemmeno rimpiazzati».
Il 18 dicembre si mobiliteranno i medici della Cisl, insieme ad Aaroi-Emac, Fassid ed Fvm, per migliorare le legge di Bilancio: «bisogna eliminare la stretta sui futuri trattamenti pensionistici, investire di più sul sistema sanitario pubblico, sbloccare le assunzioni, stabilizzare il precariato, intervenire sulla medicina territoriale di prossimità per abbattere le liste d’attesa», ha detto il leader Luigi Sbarra.