di Filippo Tosatto. Duello a colpi di referendum nella maggioranza di centrodestra. Alla Lega, che persegue in solitudine il disegno di consultazione popolare per l’indipendenza del Veneto, il Pdl replica sfornando un progetto di legge referendario articolato in cinque quesiti, con due obiettivi essenziali: ottenere lo status di Regione a Statuto speciale e trattenere sul territorio l’80% delle tasse versate dai cittadini.
La proposta è stata illustrata in mattinata in commissione Affari istituzionali del Consiglio ad opera di Carlo Alberto Tesserin, il “padre” dello Statuto di palazzo Ferro-Fini, che ha insistito sul carattere istituzionale all’iniziativa, delineando un duplice percorso: la mobilitazione dell’opinione pubblica e l’avvio di negoziati con il Governo centrale. Immediata e polemica la reazione leghista: «È una sortita strumentale, il testo legislativo presentato oggi ricalca esattamente quello approvato in aula l’8 ottobre 1998 e poi bocciato dalla Corte di Cassazione», punge il capogruppo Federico Caner «e l’obiettivo del Pdl è evidente: vogliono abbinarlo al nostro documento per insabbiare il tutto. Noi non ci stiamo e andremo avanti, esigiamo che l’assemblea di esprima sul referendum per l’indipendenza. Muro costituzionale invalicabile? Lo vedremo, noi crediamo che il principio di autodeterminazione dei popoli, al quale ci ispiriamo, sia garantito dal diritto internazionale al quale, recita l’articolo 10 della Costituzione, si conforma anche ‘ordinamento giudirico italiano. Il parere di molti giuristi ci conforta, è una sfida aperta. Quello di Tesserin e Toniolo, invece, è un puro diversivo, una battaglia persa in partenza».
Chiamato in causa, Costantino Toniolo difende la ratio pidiellina: «L’obiettivo indipendendista è impraticabile perché la Costituzione lo vieta e noi intendiamo agire sul terreno della illegalità», afferma il presidente della commissione «tuttavia condividiamo l’aspirazione del Veneto alla maggiore autonomia che includa la gestione diretta delle risorse. Così, in questo progetto, accanto alla formulazione dei quesiti, sollecitiamo il governatore Zaia ad avviare una concertazione con lo Stato».
Critici i consiglieri democratici: «Il Pdl rischia di inseguire la Lega su un terreno pericoloso», è il commento di Lucio Tiozzo e Piero Ruzzante «se si resta nel solco della Costituzione, negoziando una maggiore autonomia della Regione, possiamo dialogare. Ma se diventa a una gara a chi le spara più grosse noi non saremo disponibili a prendere in giro i veneti. La proposta di trattenere l’80% delle tasse riscosse in Veneto è l’emblema di un tentativo di rincorsa populista. Quanto allo strumento del referendum, ricordiamo che una consultazione costerebbe due milioni di euro: meglio destinarli ai lavoratori e alle famiglie più in difficoltà».
Il Mattino di Padova – 14 novembre 2013