Con l’inizio del 2017 sono andate in pensione due figure significative della veterinaria pubblica veneta. Direttori dei servizi veterinari e dei Dipartimenti di prevenzione delle ex Ulss 21 e 22, Graziano Galbero e Alessandro Salvelli hanno dato importanti contributi alla medicina veterinaria e alla vita istituzionale, non solo veneta.
Galbero, 67 anni, presidente dell’Ordine dei veterinari di Verona, già presidente Frov, è stato anche componente del cda dell’IzsVe. Salvelli, 68 anni, già direttore dei servizi veterinari della Regione, una carriera intensa, è componente di diverse commissioni ministeriali e membro del Comitato nazionale sicurezza alimentare. A lui l’Arena oggi dedica un ampio ritratto.
In pensione il veterinario scelto anche da Gheddafi. Direttore del servizio veterinario dell’Ulss e consulente del Parco Natura Viva
L’Arena – 17 gennaio 2017
Una vita dedicata alla cura e al benessere degli animali e, di riflesso, anche delle persone. Una carriera costellata di soddisfazioni, incontri e viaggi. Dal primo gennaio Alessandro Salvelli, medico veterinario, è andato in pensione: ha lasciato il suo posto di direttore del Servizio veterinario e del Dipartimento di prevenzione dell'(ormai ex) Ulss22, ma non quella che prima di diventare una professione è per lui una grande passione, in primo luogo per gli animali selvatici. Specialista in ispezione degli alimenti di origine animale, per un breve periodo Salvelli è stato anche direttore del Servizio veterinario regionale. Nato 69 anni fa, a Castelnuovo, dove tuttora vive, iniziò a lavorare nel 1978 nel Consorzio veterinario di Peschiera, per poi passare all’Ulss due anni dopo. «Mi sono sempre confrontato con grandi imprenditori veronesi, realizzando con loro un rapporto costruttivo nell’ottica della sicurezza alimentare», racconta, citando i fondatori dell’Aia Apollinare Veronesi e del salumificio Leoncini di Colà Mario Leoncini. Ricorda Alberto Avesani, che nel 1969 diede vita al Parco zoo del Garda, oggi Parco Natura Viva, di cui Salvelli è stato consulente per venticinque anni, dal 1978 al 2003. Nel suo bagaglio di ricordi ci sono esperienze professionali e di vita, ma anche aneddoti divertenti. Nella prima categoria rientra il salvataggio dell’orso Pippo, che dagli anni Sessanta viveva al Parco Petrarca di Bolzano. «Il sindaco mi chiamò perché una parte del Consiglio comunale voleva sopprimerlo, essendo l’orso vecchio e incapace di muoversi a causa dell’artrite», ricorda Salvelli. «Dopo la diagnosi dissi che poteva sopravvivere e andai in Consiglio comunale, dove mi battei a lungo. Grazie a una cura antinfiammatoria e ricostituente visse altri sette anni, con grande soddisfazione degli ambientalisti locali». L’eutanasia all’orso Pippo, diventato celebre in tutta Italia, fu fatta nell’aprile del 1993, ma non per la sua malattia, bensì per le ferite subitein una notte del febbraio di quell’anno per mano di ignoti aggressori.
Nel curriculum del dottor Salvelli ci sono anche aneddoti di respiro internazionale. Su tutti l’esperienza m Libia, nel 2007, per curare prima tre tigri e poi dei cuccioli di leone nello zoo privato di Gheddafi. «Fui chiamato dall’ambasciatore italiano per curare le tigri, affette da pancreatite. Guarirono in un mese e mezzo e per ringraziarmi la famiglia Gheddafi invitò me e mia moglie per alcuni giorni di vacanza, durante i quali un funzionario ci mostrò i luoghi più belli del Paese».
Tanti i racconti legati alla lunga collaborazione con il Parco Natura Viva, che gli aprì le porte per entrare a far parte delle più importanti associazioni di categoria a livello europeo e mondiale. Cita il caso dello scimpanzè Cali, che dopo essere stato narcotizzato per un intervento sviluppò nei suoi confronti una vera repulsione: «Ogni volta che mi avvicinavo diventava matto: si metteva a correre e ad arrampicarsi, sentiva la mia presenza anche da lontano».
Scorrendo alcune foto si sofferma su quella in cui tiene in braccio un cucciolo di orso dagli occhiali. «Non si faceva avvicinare da nessuno, gridava e basta. Un giorno sono andato lì con un fotografo e appena mi ha visto mi ha scambiato per un orso: mi si è attaccato al collo e non voleva più mollarmi».
Ci sono poi i numerosi viaggi per congressi e ricerche all’estero, ma anche la collaborazione con il circo di Moira Orfei, di cui curava gli elefanti. Mentre cerca di riassumere quarant’anni di carriera nella veterinaria pubblica, non dimentica l’esempio di «maestri» come i veterinari veronesi Tulumello, Bertocchi e Rizzolo. E ora cosa farà? «Continuerò la mia attività come membro di treé commissioni ministeriali: quella per la dietetica e la sanità animale, quella per la sicurezza alimentare e quella sull’uso dei fitofarmaci in agricoltura». (L’Arena)
17 gennaio 2017