Il decreto correttivo sulla riforma delle partecipate supera l’esame parlamentare e punta a uno dei prossimi consigli dei ministri per l’approvazione definitiva, ma in dirittura arriva anche la riforma del pubblico impiego su cui il via libera del Parlamento è atteso per oggi con l’indicazione ad rendere più flessibili i vincoli sulla stabilizzazione dei precari.
Il correttivo sulle società pubbliche serve a far finalmente partire la “razionalizzazione” delle partecipate dopo che la Corte costituzionale (sentenza 251/2016) aveva bocciato l’iter di approvazione seguito per il decreto originario. Nel balletto infinito dei parametri e delle deroghe, la settimana scorsa il testo aveva vissuto un momento pericoloso in Senato, dove la bozza di parere (relatore Linda Lanzillotta, Pd) poneva come condizione di ripensare la possibilità data ai governatori di decidere quali partecipate regionali escludere dalla riforma. Una possibilità, questa, criticata anche dal Consiglio di Stato, ma sancita dall’intesa con gli enti: siccome l’intesa è indispensabile secondo la Consulta, la sua revisione avrebbe imposto di tornare in Conferenza con il rischio di non trovare un nuovo accordo in tempo utile per non far naufragare il correttivo.
Nel parere votato ieri, però, la richiesta di subordinare le scelte dei presidenti «al rispetto di specifici criteri e procedure di verifica» si trasforma da «condizione» a «osservazione», e questo significa nei fatti che il governo può evitare di recepirla. Vero è che, così, si rischierebbe di «vanificare totalmente gli obiettivi del provvedimento», come segnalato nello stesso parere. Quello della Camera, votato sempre ieri (relatore Mauro Guerra, Pd), chiede che i provvedimenti dei governatori siano trasmessi a Corte dei conti, Mef e al Parlamento. Resta invece tra le «condizioni» del Senato la richiesta di limitare la partecipazione a nuove gare fuori dall’ambito di riferimento alle società che hanno ottenuto con gara l’affidamento originario.
Ieri il Parlamento ha dato parere favorevole anche ai decreti su Vigili del Fuoco e sulle nuove regole per i premi agli statali. Oggi, invece, è il giorno della riforma del pubblico impiego, che dovrebbe ottenere un via libera accompagnato dalla richiesta di ampliare i criteri per le stabilizzazioni dei precari. Il testo originario apre il posto fisso a chi abbia maturato tre anni di anzianità negli ultimi otto nella stessa Pa che assume, ma anche il Consiglio di Stato ha sottolineato che un vincolo così escluderebbe una fetta ampia dei precari storici. La via d’uscita potrebbe essere quella di permettere la stabilizzazione anche se l’anzianità è stata maturata in una Pa diversa da quella che assume: un’ipotesi su cui apre anche la ministra della Pa Marianna Madia.
Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – 3 maggio 2017