Il Sole 24 Ore. Dopo quasi due anni trascorsi a combattere contro il Covid nella trincea degli ospedali arriva la stabilizzazione per circa 33mila medici, infermieri e altri operatori sanitari. La soluzione per quelli che qualcuno ha ribattezzato gli «angeli del Covid» – assunti in corsa in una caccia forsennata per trovare il personale che soprattutto nei primi mesi dello tsunami del Covid mancava tragicamente nelle corsie degli ospedali – si sta trovando in queste ore in una fitta interlocuzione tra ministero dell’Economia e quello della Salute per arrivare a scrivere le norme, finora lasciate in bianco, da inserire nella manovra.
La stabilizzazione dovrebbe riguardare come detto circa 33mila operatori, compresi qualche migliaio di specializzandi, i giovani medici che hanno completato la loro formazione direttamente in trincea. Il requisito che dovrebbe essere accolto in manovra è quello di aver avuto un contratto a tempo determinato tra gennaio 2020 (inizio dell’emergenza) e giugno 2021. Un requisito che riguarderebbe appunto circa 33mila operatori. Il costo dovrebbe aggirarsi circa sui 500-600 milioni che è la forbice di risorse in più necessarie per trasformare ci rapporti a tempo in contrati a tempo indeterminato.
In realtà la platea dei “precari” assunti durante l’emergenza è molto più ampia come ha segnalato nei giorni scorsi la Fiaso – la Federazione che rappresenta i manager di Asl e ospedali – ed è di 66.029 operatori sugli 83180 reclutati da gennaio 2020: di questi 21mila sono medici, quasi 32mila gli infermieri e quasi 30mila altri operatori (tecnici di laboratorio e di radiologia, biologi, assistenti sanitari, ecc.). Per Fiaso la platea ideale da stabilizzare è di 53mila operatori calcolati escludendo dal totale dei 66mila precari gli specializzandi, i giovani medici abilitati ma non specializzati e i pensionati richiamati in corsa. «Si tratta di un importante segnale – avverte il presidente di Fiaso Giovanni Migliore – che sana in parte i tagli del passato e aiuta a tamponare le uscite del personale che fino al 2024 saranno molto superiori rispetto agli ingressi. Per il futuro però non vogliamo più tetti ma standard uniformi del personale a cominciare dal territorio». La sfida infatti sarà anche quella della Sanità fuori dall’ospedale: sul territorio serviranno a esempio almeno 20-25mila infermieri di famiglia, parte dei 60mila infermieri complessivi che mancano all’appello secondo la Fnopi.
La manovra dovrebbe prevedere anche assunzioni sul territorio, oltre a un nuovo piano sulle liste d’attesa per recuperare le cure saltate a causa del Covid e la revisione del tetto della spesa farmaceutica ospedaliera che dovrebbe essere alzato.