È stato presentato oggi Italia a Tavola 2011, il rapporto sulla sicurezza alimentare del Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente giunto ormai alla sua ottava edizione. Nel 2010 in Italia sono stati oltre 430mila i controlli e le operazioni a tutela del consumatore. In particolare nell’attività ispettiva svolta dai servizi veterinari le unità controllate sono state 239.955 (il 40,8% di quelle totali segnalate sul territorio), il 7,5% delle quali ha fatto riscontrare delle irregolarità durante le ispezioni. La maggior frequenza di queste irregolarità è stata registrata nell’attività dei produttori e confezionatori che non vendono al dettaglio (27,5%), seguono i settori della ristorazione (19,3%) e della distribuzione (12,5%).
Il maggior numero di infrazioni rilevate dai servizi veterinari riguardano l’igiene generale, il personale e l’Haccp.
Ogni giorno gli istituti preposti restituiscono all’agroalimentare la sua credibilità passando al setaccio produttori, allevatori, trasformatori, supermercati, negozi e ristoranti. Ma anche mercati rionali, pescherie, stabilimenti balneari, campeggi, villaggi turistici, bar e agriturismi. Tante le notizie di frodi, contraffazioni e sofisticazioni che ci farebbero passare l’appetito se non fosse che i controlli delle forze dell’ordine hanno evitato che arrivassero sulle nostre tavole 36 milioni di chilogrammi e più di 18 milioni di litri di prodotti contraffatti o in cattivo stato di conservazione solo nel 2010.
Dall’Agenzia delle Dogane ai Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas), ai Carabinieri per le Politiche Agricole e Alimentari. Dalle Capitanerie di Porto al Corpo Forestale, dall’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi all’Ispettorato ai Servizi Igiene degli Alimenti e Nutrizione ed i Servizi Veterinari dei Dipartimenti di Prevenzione delle Asl e Laboratori pubblici che operano nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
Il Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente ringraziano il lavoro svolto da tutti gli istituti preposti al controllo ricordando che in tema di governance della sicurezza alimentare in Italia c’è ancora molta strada da percorrere al fine di garantire il massimo livello di tutela della salute del cittadino. “Nel Paese che ha lottato per ospitare l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) – ha dichiarato Antonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del Cittadino – siamo ancora bloccati su vecchie impostazioni, attribuzioni, competenze che dimostrano tutti i loro limiti ogni volta che c’è una crisi di sicurezza per l’alimentazione. Così è stato per l’influenza aviaria, così è stato per le mozzarelle di bufala contaminate o contraffatte, giusto per citare gli ultimi casi. Col risultato che gli italiani vengono a sapere delle emergenze alimentari prima dei giornali, dalla tv o magari dalle associazioni consumatori. Crediamo che vada riaperta la questione dell’Agenzia nazionale, senza anacronistiche gelosie e concorrenze. Per intervenire con rapidità, per dare un senso alla molteplicità di soggetti che effettuano i tantissimi controlli, per dare efficacia all’informazione, per dare sicurezza ai cittadini che spesso non sanno a chi rivolgersi quando cercano informazioni”.
“Bisogna uscire – ha dichiarato il Sen. Francesco Ferrante della segreteria nazionale di Legambiente – da questa paradossale impasse: da una parte l’agroalimentare è uno di quei settori su cui puntare per rilanciare lo sviluppo del nostro Paese, in particolare sulla tutela del made in Italy e della “buona” Italia, dall’altra è proprio in questo settore, così delicato per la salute dei cittadini, che ogni giorno si svolge una vera e propria battaglia tra forze dell’ordine e criminali senza scrupoli. Dobbiamo impegnarci sempre di più – ha sottolineato Ferrante – nella diffusione e nella promozione delle buone pratiche agricole e della etichettatura completa e trasparente. Dobbiamo poi assolutamente pretendere che l’EFSA inizi finalmente a svolgere il suo ruolo di tutela della sicurezza alimentare a livello europeo e che in Italia si possa, superando ostacoli e timidezze, arrivare a un coordinamento efficace delle attività di prevenzione e controllo”.
È allarme contraffazione. Un business che vale oro
Vini blasonati, pomodori “San Marzano”, mozzarelle di bufala campana Dop, olio extra vergine “deodorato” e Panettoni e Colombe falsamente artigiani. A colpire il cuore della cucina italiana sono le contraffazioni e sofisticazioni di chi sa come dietro questa attività criminale si celi un vero e proprio business che vale oro.
Basti pensare al valore di singole operazioni: 10 milioni di euro, olio vergine di oliva o addirittura lampante (e quindi non commestibile) spacciato per extra vergine; 7 milioni di euro, sequestro di 100 hl di prodotti vinosi illecitamente qualificati come “Amarone” e “Valpolicella Ripasso”; 4 milioni di euro, 450 mila chilogrammi di olio extravergine di oliva “deodorato”; 3,4 milioni di euro, vini di qualità prodotti in regioni determinate e IGT e dei prodotti a marchio di origine (DOP, IGP e STG) contraffatti; 391mila euro, doppio concentrato di pomodoro confezionato con etichette attestanti indebitamente l’origine italiana.
Contraffazione e Italian sounding… ecco di fronte a cosa ci troviamo
Può essere ricondotta alla sofisticazione o all’adulterazione (modifica volontaria della composizione dell’alimento), ma sempre allo scopo di guadagnare dallo spaccio di un prodotto di basso pregio con un altro di qualità soprattutto se a marchio. Spieghiamoci meglio. La contraffazione si riconduce alla sofisticazione quando si produce un alimento composto di sostanze diverse per qualità o quantità da quelle che normalmente concorrono a formarlo, o modificato attraverso la sostituzione, la sottrazione, l’addizione di elementi che normalmente lo compongono.
Quando vengono colpiti prodotti a marchio si tratta soprattutto di falsificazioni di etichette o illecite riproduzioni del brevetto secondo il quale l’alimento stesso è prodotto. Se le etichette in questione richiamano l’Italia quale simbolo di eccellenza alimentare, ci troviamo di fronte al fenomeno dell’Italiansounding. In pratica si da un’immagine italiana a un prodotto che non ha nulla del Bel Paese tranne l’ispirazione della strategia di marketing! Quello dell’Italian sounding è però un fenomeno molto diffusoall’estero ovviamente, in particolare nel Nord America (Usa e Canada) ma che ha forti ripercussioni sui produttori italiani.
I danni e i rischi per i consumatori
Le conseguenze del fenomeno della contraffazione colpiscono sia i produttori onesti, i lavoratori che i consumatori. A farne le spese anche l’ambiente visto che spesso i contraffattore non rispettano le norme a tutela dell’ambiente, commercializzano e scambiano anche sostanze pericolose. Per quanto riguarda i consumatori questi possono essere vittima di un frode merceologica che di un reato alla salute pubblica. Nel primo caso a rimetterci è soprattutto il portafogli. Ma non solo. La stessa cultura della qualità del cibo decade di fronte a prodotti con ingredienti importanti ma assenti o sostituiti con altri di minor pregio; a oli extra vergini di pessima qualità colorati o trattati o a vini da tavola che non hanno niente a che fare con i marchi con cui vengono commercializzati. Diverso il caso in cui la contraffazione si riconduce alla sofisticazione che non esita ad utilizzare sostanze potenzialmente nocive per la saluteumana o con materie prime prive di origine e pertanto di informazioni riguardo le norme sanitarie.
25 ottobre 2011 – a cura di C.Fo. – riproduzione riservata