Anche in Italia i ricchi sono sempre più ricchi e la forbice tra chi sta meglio e le fasce meno abbienti della popolazione si allarga ogni anno di più. Anche la nostra è infatti un’economia profondamente diseguale: da noi, infatti, secondo l’ultimo rapporto Oxfam «Ricompensare il lavoro, non la ricchezza» lanciato alla vigilia del meeting annuale di Davos, i 14 italiani più ricchi (da Giovanni Ferrero a Leonardo Del Vecchio, Berlusconi, Armani e tutti gli altri) possiedono beni per un ammontare di 107 miliardi di dollari, cifra che corrisponde al 30% di quello che detiene tutta la popolazione più povera.
A livello europeo il nostro Paese risulta 20esimo su 28 Paesi per il livello di disuguaglianza nei redditi individuali. Anche da noi la distribuzione della ricchezza netta nazionale ( 10.853 miliardi di dollari) è alquanto variegata. Il 20% più ricco detiene infatti oltre il 66% della ricchezza nazionale ed un altro 20% il 18,8%, lasciando così al 60% più povero degli italiani appena il 14,8% della ricchezza nazionale. Più si sale nella scala sociale e più le differenze aumentano: il 5% dei ricchi possiede il 40% della ricchezza nazionale, ossia 44 volte quella del 30% più povero. Rapporto che sale a 240 volte se si confronta lo stato patrimoniale netto dell’1% più ricco degli italiani che detiene il 21,5% delle ricchezze. Nel 2015, rileva Oxfam, il 20% più povero in termini di reddito dei nostri connazionali disponeva solo del 6,3% del reddito contro il 40% posseduto dal 20% più ricco.
Reddito pro-capite
Lo scenario non cambia se si prende in considerazione il reddito disponibile pro-capite nazionale: in Italia dal 1988 in poi, è aumentato di 220 miliardi di dollari ma quasi la metà dell’incremento (il 45%) è finito alla fetta più ricca degli italiani. In pratica il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera, che nell’arco oltre 20 anni ha ottenuto solamente un aumento dell’1%, ovvero 4 dollari pro-capite in più l’anno. Se si alza lo sguardo allo scenario mondiale, dove ogni due giorni sale alla ribalta un nuovo miliardario e dove nei due terzi dei casi patrimoni tanto cospicui sono più frutto di eredità e di rendite monopolistiche (e quindi di rapporti clientelari) che altro, i divari si fanno ancora più esasperati: l’1% più ricco della popolazione possiede infatti quanto il restante 99%. E ovviamente si arricchisce sempre di più: l’82% dell’incremento di ricchezza netta registrato nel mondo tra marzo 2016 e marzo 2017 è andato in tasca a pochi Paperoni mentre al 50% più povero – 3,7 miliardi di persone – non è arrivato nulla.
Lavori precari
Oxfam denuncia forti incongruenze soprattutto nel campo del lavoro, sempre più sotto-retribuito, precario e pieno di abusi, a partire dagli Usa dove un giorno da amministratore delegato di una grande corporation vale come un anno di salario di un dipendente. Più in generale il 56% della popolazione mondiale vive con appena 2-10 dollari al giorno e almeno 1 su 3 tra i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo vive in condizioni di povertà. «Oggi il 94% degli occupati nei processi produttivi delle maggiori 50 compagnie del mondo è costituito da persone invisibili impiegate in lavori ad alta vulnerabilità senza adeguata protezione – segnala la presidente di Oxfam Italia, Maurizia Iachino -. E un miliardario ogni due giorni non è sintomo di un’economia fiorente se a pagarne il prezzo sono le fasce più povere dell’umanità».
La Stampa – 22 gennaio 2018