Regali al bando. Divieto di accettare collaborazioni dai privati. Obbligo di segnalare di essere membri di associazioni e, per i dirigenti, di essere in possesso di partecipazioni azionarie. Niente premi a chi viola la deontologia. Il codice di comportamento dei dipendenti pubblici è stato pubblicato ieri sera in Gazzetta Ufficiale, aggiungendo così un altro tassello alla normativa «anticorruzione», con la riforma che mette in soffitta il dpcm del 28 febbraio 2000 e i codici allegati ai contratti nazionali collettivi. Dal 19 giugno i 3,3 milioni dipendenti della Pubblica amministrazione dovranno quindi rispettare il nuovo Codice di comportamento e le sue disposizioni: «diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta». Il Dpr sul Codice di comportamento pubblicato in Gazzetta.
Ambito
Tra le maggiori novità del codice, l’estensione della sua applicazione che non si ferma ai soli lavoratori subordinati delle pubbliche amministrazioni. Infatti le disposizioni varranno per quanto compatibili, per tutti i collaboratori o consulenti, con qualsiasi tipologia di contratto o incarico e a qualsiasi titolo, per titolari di organi e di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche, e infine anche per collaboratori a qualsiasi titolo di imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione. Di conseguenza, i contratti regolanti i rapporti con questi soggetti dovranno contenere apposite disposizioni o clausole di risoluzione o decadenza del rapporto in caso di violazione degli obblighi derivanti dal codice.
Limite ai regali
Il nuovo codice ribadisce il divieto di chiedere per sé o per altri, regali o altre utilità. Il divieto riguarda anche l’accettazione di regali, ammessa solo per quelli d’uso di modico valore, nell’ambito delle relazioni di cortesia.I regali o altre utilità di modico valore non possono superare orientativamente i 100 euro, ma i piani di prevenzione della corruzione possono modificare detto limite sia per ridurlo, sia per portarlo a un limite non superiore a 150 euro.
Collaborazioni
Allo scopo di scongiurare conflitti di interesse, si vieta ai dipendenti di accettare incarichi di collaborazione da soggetti privati che abbiano, o abbiano avuto nel biennio precedente, un interesse economico significativo in decisioni o attività inerenti all’ufficio di appartenenza.AssociazionismoSempre per contrastare il conflitto di interessi, i dipendenti debbono anche segnalare di essere membri di associazioni i cui ambiti di interessi siano coinvolti o possano interferire con lo svolgimento dell’attività dell’ufficio. Il datore di lavoro potrà valutare l’opportunità dell’appartenenza dei dipendenti a tali soggetti associativi. Il divieto non riguarda l’adesione a partiti politici o sindacati.
Niente incentivo a chi vìola il codice
Non rispettare le previsioni del codice di comportamento può costare caro: chi lo vìola non può aspirare ad avere incentivi individuali.Infatti, si prevede che la grave o reiterata violazione, debitamente accertata, delle regole contenute nel codice, esclude la corresponsione di qualsiasi forma di premialità comunque denominata, a favore del dipendente.Per la prima volta si innesta nell’ordinamento giuridico un collegamento diretto tra l’esclusione dalla produttività e i comportamenti. Si tratta di una sorta di responsabilità oggettiva: anche laddove il dipendente abbia espletato la propria attività in modo produttivo, ma in violazione delle regole di comportamento, rimane escluso da qualsiasi tipo di incentivazione.
Dirigenza
Il codice per la prima volta contiene una sezione specificamente dedicata ai dirigenti. Essi debbono dichiarare il possesso di partecipazioni azionarie o, comunque, di interessi anche del coniuge, in società o soggetti che abbiano frequenti relazioni con gli uffici da loro diretti.I dirigenti sono chiamati a porsi come esempio per il restante personale, e specifici loro obblighi sono garantire il benessere dei dipendenti e un’equa ed efficiente ripartizione dei carichi di lavoro, nella distribuzione delle responsabilità procedimentali
Nuovo Codice di comportamento per i dipendenti pubblici: il Dpr pubblicato in Gazzetta. In vigore dal 18 giugno
Dal 19 giugno i 3,3 milioni dipendenti della Pubblica amministrazione dovranno rispettare il nuovo Codice di comportamento e le sue disposizioni: «diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta». Le principali novità con l’applicazione del codice (il terzo per la Pa, ma il primo emanato con Dpr), riguardano il divieto di ricevere regali o sconti che non siano di «modico valore». Superato il quale, se c’è interesse in atti d’ufficio, per impiegati e dirigenti infedeli scatterà il licenziamento con preavviso. E attenzione: «regali e altre utilità» sopra soglia non si potranno ricevere dai sottoposti né offrire al capo e neppure – con i ritocchi chiesti dalle Regioni da parenti fino alla seconda generazione. Poi lotta alla corruzione che dopo i politici coinvolge la pubblica amministrazione.
Niente più regali o sconti che valgano più di 100 euro, quindi. Che però potranno valere anche meno, o addirittura di più, fino a 150 euro, se le singole amministrazioni ne avranno il coraggio. E non solo: nessun cadeaux di pari «modico valore» il dipendente pubblico potrà accettare da un subordinato o da suoi parenti fino al secondo grado, né potrà elargirlo al proprio capo. Pena il licenziamento.
Il dipendente dovrà essere ligio al dovere, trasparente nelle pratiche, pronto ad astenersi da procedure d’ufficio nel caso di conflitto d’interessi che tocchino lui e i suoi familiari. Riservatissimo e a prova provata di insider. Questo dovrà essere l’identikit del buon dipendente pubblico. Che non dovrà mai usare telefono, auto blu, internet d’ufficio a fini personali. E, se dirigente, dovrà rendere nota all’amministrazione situazione patrimoniale e dighiarazione dei redditi.
Il «Codice di comportamento dei dipendenti pubblici» è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 129 del 4 giugno 2013 ed entra in vigore il 19 giugno. Un super regolamento di buona condotta che coinvolge l’universo dei 3,3 milioni di dipendenti pubblici. Ma anche i gabinetti zeppi di consulenti di ministri e assessorati.
La novità del codice rispetto alle versioni precedenti è, oltre il fatto di essere emanato con Dpr, l’estensione degli obblighi di condotta anche a tutti i collaboratori o consulenti della Pa, qualsiasi contratto o incarico abbiano, fino ai collaboratori degli uffici «di diretta collaborazione delle autorità polituche». Tutti i collaboratori di ministri o assessori, insomma, dovranno uniformarsi.
Intanto i principi generali. A partire dal dovere di osservare la Costituzione, naturalmente, e di «servire lo Stato» con «disciplina e onore». Avendo come stella polare i principi di «integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza». Se mai basteranno. E comunque con richiami che vanno dal semplice travet su su, fino ai dirigenti e ai maxi burocrati. Il dipendente pubblico sopra ogni sospetto, così dovrà astenersi «in caso di conflitto d’interessi» che lo riguardino, e che andranno sempre comunicati all’amministrazione. Poi la lotta all’insider nella Pa: «Il dipendente – recita il Dpr – non usa a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni d’ufficio». Non solo: «Evita situazioni e comportamenti che possano ostacolare il corretto adempimento dei compiti o nuocere agli interessi o all’immagine della pubblica amministrazione». Della quale, per inciso, in pubblico non dovrà mai dir male.
Regali sono di «modico valore». Col capitolo «regali, compensi e altre utilità» si entra nel vivo dei comportamenti da mettere all’indice. Primo precetto: «Il dipendente non chiede, per sé o per altri, regali o altre utilità». Non li chiede e neppure li «accetta», ovviamente. Fatti salvi «quelli d’uso di modico valore effettuati occasionalmente nell’ambito delle normali relazioni di cortesia». Per «modico valore» si intende regali e «altre utilità» che «in via orientativa» arrivano a valere 100 euro «anche sotto forma di sconto». Che però con i piani di prevenzione anti corruzione delle singole amministrazioni, potranno scendere anche sotto i 100 euro. O chissà, anche andare oltre: «Al massimo non superiore a 150 euro».
In ogni caso i regali sopra la soglia del «modico valore» legati ad attività d’ufficio, non potranno essere chiesti, né sollecitati, pure sotto forma di sconti o buoni acquisto. Anche da parte di un «proprio subordinato» (coniuge, convivente, parenti e affini fino al secondo grado inclusi) non potranno essere accettati doni eccessivi, né potranno esser fatti al capo, al suo coniuge o convivente.
ItaliaOggi e Il Sole 24 Ore sanità – 5 giugno 2013