di Noemi Penna, La Stampa Le zoonosi saranno le pandemie del futuro? Già oggi il “salto di specie” dei virus da animale a uomo rappresenta un serio problema per la salute, ma Covid è solo la punta dell’iceberg. Le malattie trasmesse dagli animali agli uomini potrebbero causare un numero di vittime 12 volte maggiore nel 2050 rispetto al 2020, con un “tasso esponenziale” di contagio e “spillover sempre più grandi e frequenti”, facilitati dalla densità di popolazione.
A fare queste stime è un nuovo studio condotto dalla società biotecnologica Ginkgo Bioworks con sede a Emeryville, in California. I risultati della ricerca, coordinata da Ben Oppenheim, sono stati pubblicati sulla rivista Bmj Global Health, confermando quello che già si temeva: questo tipo di malattie potrebbero infatti “divenire ancora più frequenti in futuro a causa dei cambiamenti climatici e della deforestazione”.
Gli esperti hanno esaminato le tendenze storiche di quattro particolari patogeni virali: i filovirus, tra cui Ebola e il virus Marburg, il coronavirus Sars 1, il virus Nipah e il virus Machupo, che provoca la febbre emorragica boliviana. Il database oggetto dell’indagine comprendeva epidemie segnalate dall’Oms: focolai verificatisi a partire dal 1963 che hanno causato la morte di 50 o più persone, e eventi storicamente significativi, tra cui le pandemie influenzali del 1918 e del 1957. Lo studio non ha volutamente incluso Covid, ma ha identificando 75 eventi di trasmissione animale-uomo in 24 Paesi, con 17.232 morti, di cui 15.771 causati solo dai filovirus.
“Le epidemie sono aumentate di quasi il 5% ogni anno tra il 1963 e il 2019, con un aumento del 9% dei morti. Se questi tassi annuali continuassero allo stesso ritmo, nel 2050 dobbiamo aspettarci un numero di eventi di trasmissione quattro volte superiori e un numero di morti 12 volte maggiore il rispetto al 2020”, scrivono gli autori, precisando peraltro che si tratta di “sottostime” e quella che abbiamo di fronte è “una tendenza pluridecennale in cui le epidemie causate da trasmissioni animale-uomo sono diventate sia più ampie che più frequenti”.
“La nostra valutazione delle prove storiche suggerisce che la serie di recenti epidemie innescate dallo spillover zoonotico non sono un’aberrazione o un cluster casuale, ma seguono una tendenza pluridecennale in cui le epidemie determinate dallo spillover sono diventate più grandi e più frequenti”. Ecco perché, concludono, “ciò che emerge chiaramente è la necessaria un’azione urgente per affrontare un rischio grande e in crescita per la salute globale”.