Tra le promesse, le chiacchiere e le mille incertezze dell’Imu, un punto fermo c’è già: i proprietari di quasi 30 milioni di immobili dovranno sicuramente pagare il saldo dell’imposta municipale. E lo faranno con aliquote ancora più alte dell’anno scorso.
Nei capoluoghi di Provincia, l’aliquota ordinaria è arrivata all’1% di media, con gli ultimi rincari deliberati nelle scorse settimane da 17 Comuni. In pratica, il prelievo ordinario è al massimo in una città su due.
Ma non è solo una questione di capoluoghi. Il monitoraggio effettuato dal Caf Acli sulle delibere di oltre 1.900 Comuni italiani mostra un aumento della tassazione rispetto al 2012 su tutti i tipi di fabbricati residenziali: seconde case, abitazioni affittate a canone libero, alloggi sfitti da più di due anni e pertinenze non assimilate alle prima casa (ad esempio, il secondo box auto).
L’effetto dei rincari
Gli aumenti sono di pochi decimali di punto, ma il dato medio non deve far sottovalutare la reale portata dei rincari. Nei Comuni che hanno alzato le aliquote, i contribuenti possono trovarsi a pagare anche il 25% in più dell’anno scorso. Ad esempio, il proprietario di un trilocale affittato a canone libero a Trieste, quest’anno pagherà 993 euro (di cui 539 di saldo), contro i 909 del 2012. Mentre il possessore di un box auto a Prato vedrà crescere il conto da 233 a 294 euro.
«Sicuramente la pressione sui bilanci dei Comuni è stata molto forte, ma questi rincari sono anche una conseguenza dei provvedimenti che impediscono agli enti locali di programmare le proprie entrate con un anticipo adeguato», commenta Michele Mariotto, amministratore delegato del Caf Acli. Il quadro generale di incertezza, però, non pesa solo su sindaci e assessori, ma anche su professionisti e cittadini. «Il reperimento delle delibere comunali è la parte più complessa del lavoro – prosegue Mariotto – e in alcuni casi dobbiamo andare di persona in municipio a recuperare i testi. Ma dobbiamo anche posticipare agli ultimi giorni utili la consegna di tutti i modelli di pagamento ai contribuenti: altrimenti rischiamo di non essere aggiornati alle ultime modifiche».
In questo scenario, una proroga del termine di versamento sarebbe vista con favore dai Caf, se non altro per evitare il rischio di far tornare alla cassa una seconda volta migliaia di contribuenti.
Uno degli effetti distorti dei continui rincari dell’Imu è che il grosso degli aumenti – anche quest’anno – si farà sentire solo al momento del saldo, visto che l’acconto è stato pagato prendendo come riferimento le aliquote del 2012. Una situazione che condanna tante famiglie a non avere una chiara visibilità delle proprie uscite fiscali.
Seconde case e affitti
Nel tentativo di dare un segnale di attenzione ai propri concittadini, alcuni sindaci hanno ridotto le aliquote sugli appartamenti affittati a canone concordato e su quelli dati in uso ai parenti. Piccole limature, che sono state controbilanciate dai rincari decisi in altre città, così che il livello medio della tassazione è rimasto praticamente invariato. Sia nei capoluoghi che nella generalità dei Comuni.
Anche se alcune aliquote me7 Ai fini dell’Imu, sono considerate case di lusso (e pagano anche se sono abitazione principale) le case iscritte nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. Non rileva l’importo della rendita catastale né la definzione dei requisiti dettata da altre norme di settore, come il Dm 1444/1968. die sono rimaste ferme, comunque, è probabile che il gettito complessivo dell’imposta superi i 20 miliardi incassati dall’Erario e dai municipi nel 2012, al netto dell’Imu sulla prima casa.
Le prime case di pregio
Un caso a sé è quello delle 73mila abitazioni principali accatastate in categorie di lusso, che hanno già pagato l’acconto di giugno e che – qualunque cosa decida il Governo in questi giorni – dovranno versare anche il saldo. In molte città queste abitazioni dovranno fare i conti con l’aliquota massima prevista per la prima casa, con rincari anche oltre il 60% rispetto agli importi del 2012.
Il Sole 24 Ore – 25 novembre 2013