Nella sede della Regione di Rovigo assenteismo contestato a 101 dipendenti su 115: dalle pause caffè fino a intere giornate
ROVIGO – Nove ore e 44 minuti in una sola giornata lavorativa. Questa l’assenza record dall’ufficio contestata a un impiegato della sede rodigina della Regione. Il primatista è comunque in buona compagnia. È infatti un lungo elenco in ordine alfabetico quello dei 101 dipendenti assenteisti contenuto nell’avviso conclusioni indagini preliminari, a firma del sostituto procuratore Sabrina Duò, in via di notifica in questi giorni. Un fascicolo poderoso di oltre tremila pagine che contiene allegati, tabulati e specchietti che riguardano uno a uno tutti i dipendenti indagati, 101 appunto su un totale di 115. Due le imputazioni contestate: truffa ai danni dello Stato e falso in atto pubblico.
Per ogni indagato viene riportata una delle immagini delle riprese video realizzate dalla guardia di finanza di Rovigo, corredata, giorno per giorno, dalle uscite illecite, ovvero “non registrate”, con il timbro del cartellino o non autorizzate dai superiori. Le contestazioni riguardano principalmente due tipi di comportamento: la pausa caffè prolungata e non registrata col passaggio del badge e le “missioni” sconosciute ai dirigenti della Regione. E si scoprono così assenze ingiustificate che vanno dai pochi minuti (5) al bar dietro la grande sede degli uffici regionali alle 9 ore e 44 minuti e 9 ore e 11 minuti contestate in due occasioni sempre allo stesso dipendente. Tempi che superano addirittura il normale orario lavorativo di 8 ore e che l’impiegato avrebbe trascorso fuori ufficio, registrandosi e facendosi pagare, oltretutto, anche gli straordinari.
La truffa allo Stato viene contestata ai dipendenti, in un periodo compreso tra il giugno 2009 e il giugno 2010, “perché con artifici e raggiri consistiti nell’attestare falsamente nei fogli della presenza mensile gli orari di entrata ed uscita dalla sede di lavoro, omettendo di registrare le assenze mediante registrazione del lettore ottico della tessera magnetica personale, o facendo effettuare la registrazione da altri colleghi, così assentandosi arbitrariamente senza alcuna autorizzazione all’esecuzione di lavoro esterno, inducendo in errore l’amministrazione di appartenenza circa l’effettività delle prestazioni lavorative, si procuravano l’ingiusto profitto corrispondente ai compensi percepiti per l’attività lavorativa non prestata con pari danno per l’ente pubblico”. Inoltre gli indagati avrebbero attestato falsamente sui fogli di presenza mensile – atti pubblici in quanto prove dell’esecuzione della prestazione di lavoro del dipendente nel rapporto di pubblico impiego – “gli orari di entrata e di uscita dalla sede di lavoro e quindi l’effettiva durata delle prestazioni lavorative”.
Ora tocca ai difensori degli indagati decidere se presentare, entro venti giorni, memorie difensive. Dopo di che il Pm potrà procedere alle richieste di rinvio a giudizio.
Il Gazzettino di Rovigo – 12 agosto 2011