Repubblica. La plastica spacca il governo e anche l’opposizione. Ieri il Parlamento europeo ha approvato il regolamento sugli imballaggi: è la normativa che punta a vietarne l’uso nell’industria. Il testo è stato ampiamente modificato con una strana convergenza tra quasi tutti i partiti italiani. Ma sul provvedimento finale il centrodestra si è diviso con il voto favorevole di Forza Italia e quello contrario di Fratelli d’Italia e Lega; l’opposizione di Pd e M5S si è trovata sulla stessa linea ma con molte critiche dai grillini. Alla fine i sì sono stati 426 (Ppe, S&D, Renew, Verdi e Left, insomma la maggioranza Ursula allargata) e i no 125 (la destra di Ecr e Id). Ma la battaglia è stata soprattutto sulle modifiche su cui avevano insistito in particolare le aziende italiane, sostenute dal governo, e che puntavano sul “riciclo” anziché sul “riuso”. Le correzioni sono state votate anche dal Pd e dai tre partiti di maggioranza: «Abbiamo fatto sistema», dicono i democratici. Per poi separarsi sul provvedimenti definitivo.
La versione finale prevede allora l’esenzione dagli obblighi di riuso per i Paesi che hanno l’85% di quota di riciclo degli imballaggi interessati; esclude il settore agro-alimentare ed elimina il divieto per gli oggetti mono-uso nel settore della ristorazione. «Oggi al Parlamento europeo – ha allora esultato il ministro degli Esteri, il forzista Antonio Tajani – grande vittoria di Forza Italia e del Ppe con importanti modifiche al regolamento imballaggi. È stata bloccata la deriva populista sul riuso spinto che penalizza industria e agricoltura».
«Abbiamo sostenuto una linea volta a coniugare obiettivi ambiziosi con il necessario pragmatismo – dicono invece i parlamentari del Pd – su un tema di straordinaria rilevanza per la tutela dell’ambiente». Il partito di Giorgia Meloni canta vittoria sebbene in maniera poco comprensibile, dopo aver appoggiato le modifiche, poi non ha votato il testo finale. Così come la Lega. Formando una sorta di blocco sovranista. I grillini, invece, se la prendono con i Dem accusandoli di avere a Strasburgo le stesse posizioni della destra: «È stata un’occasione mancata». Il regolamento dovrà ora passare all’esame del Consiglio per concordare una formulazione e per il via libera definitivo.
Ecco che cosa cambia – Miniguerra alla plastica addio agli shampoo e ai condimenti monouso
Si salvano le buste per l’insalata e le confezioni in legno del formaggio Camembert. Addio invece ai piccoli shampoo monouso degli hotel, le bustine delle salse o le pellicole in plastica per le valigie.
Dopo un mese di instancabili pressioni dell’industria agroalimentare e delle lobby – e dopo 525 emendamenti, la gran parte a firma italiana – il Parlamento europeo dà via libera al regolamento sugli imballaggi (PPWR) pensato per ridurre i rifiuti del packaging. Con 426 voti favorevoli, 125 contrari e 74 astenuti viene approvato un testo che tiene conto del principio, sposato dall’Italia, di premiare chi ricicla anziché “forzare” a tutti costi sul riuso di una medesima confezione.
Attraverso un piano di riduzione a tappe degli scarti da imballaggi, vengono comunque mantenuti gli obiettivi per ridurre le 80 milioni di tonnellate di rifiuti (dati 2021) prodotti in Europa: il 5% entro il 2030, il 10% entro il 2035 e il 15% entro il 2040. Inoltre vengono fissati specifici obiettivi di diminuzione del packaging in plastica (10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040).
Nell’Italia campione di riciclo, la vera vittoria è l’approvazionedell’emendamento «che esenta al riuso degli imballaggi gli Stati membri che abbiano raggiunto una percentuale di riciclo pari all’ 85%». Il che significa che nel nostro Paese continueranno a esistere molte confezioni, soprattutto quelle alimentari così come le abbiamo conosciute finora. Anche l’insalata in busta, oppure i pomodori e tutta quella frutta e verdura contenuta in imballaggi per un peso inferiore a 1,5 chili, che inizialmente dovevano essere eliminati, restano come sono: il divieto è saltato. Rimane il principio però di favorire il riuso e di stabilire i requisiti per l’intero ciclo di vita dell’imballaggio, dalle materie prime allo smaltimento finale. Così come aumentano i divieti per le «sostanze chimiche per sempre » a contatto con gli alimenti, come i PFAS.
In concreto sarà vietata la vendita di sacchetti di plastica molto leggeri, inferiori a 15 micron (ma solo se non necessari per motivi igienici oppure forniti come imballaggio primario per alimenti sfusi). Ristoratori e take away dovranno garantire ai consumatori l’uso di un proprio contenitore personale per portare via le vivande, mentre rischiano di saltare le bustine per salse o altri condimenti. Per gli hotel resiste il divieto per i prodotti “non essenziali” in plastica monouso, come flaconi per shampoo, saponette, creme per le mani, mentre negli aeroporti non vedremo più le pellicole termoretraibili per sigillare le valigie. Restano infine i divieti pensati per una piccola serie di usa e getta, tra cui bicchieri, vassoi, bustine; ma non nella ristorazione che viene sollevata dalla stretta.
Esentati da obblighi di riuso lebevande come vini, spumanti, spiriti o prodotti vitivinicoli aromatizzati e, con gioia dei produttori del noto formaggio francese Camembert, anche specifici imballaggi alimentari in legno o cera.
L’Italia, leader nelle bioplastiche, porta a casa la tutela delle bioplastiche totalmente compostabili e biodegradabili. Al netto di ciò, i Paesi dovranno comunque garantire una raccolta differenziata del 90% dei materiali contenuti negli imballaggi (plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone) entro il 2029.
Se ci saranno ulteriori modifiche sulla circolazione degli imballaggi, lo sapremo il 18 dicembre. Allora la palla passerà al Consiglio Ue che definirà la propria visione sul provvedimento. Successivamente, a gennaio del 2024, si procederà con il trilogo, procedura che vedrà il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio cercare una posizione comune definitiva sul tema.