Il Corriere del Veneto. Mentre il governo studia misure più stringenti per arrestare la quarta ondata della pandemia da Covid-19 — passaggio delle Regioni in giallo solo con le Terapie intensive occupate al 10%, Green pass concesso ai vaccinati per 9 e non 12 mesi e ai no vax sottoposti a tampone molecolare e non più rapido — il Veneto arriva al mezzo milione di contagiati dall’inizio dell’emergenza. E continua a crescere anche il numero delle vittime. Torna d’attualità una domanda: ma i posti letto dichiarati in terapia intensiva del Veneto al governo, anzi, in questo caso, ad Agenas, sono «attivati» o «attivabili»?
«Siamo di fronte a quella che potremmo già definire la pandemia dei non vaccinati — allarga le braccia il governatore Luca Zaia — purtroppo è così. Ripeto ancora una volta che l’80% dei ricoverati in Terapia intensiva non è immunizzato. I soggetti che non hanno assunto l’anti-Covid rappresentano solo il 15% della popolazione ma si tratta di un dato comunque importante. Voglio ricordare che se oggi siamo liberi di vivere senza restrizioni e con tutte le attività aperte lo dobbiamo all’85% di veneti immunizzati, che hanno capito la realtà».
I ricoveri continuano ad aumentare in area medica (sono 299, +14), mentre restano a 60 in Terapia intensiva. Ma le continue manifestazioni di piazza dei no Green pass alimentano la diffusione del virus. Anche ieri erano cinquemila, senza mascherine e assembrati a dispetto della distanza sociale (è scattata una denuncia), al parco Europa di Padova. Incitati alla rivolta a suon di «No alla dittatura» da Stefano Puzzer, leader del movimento triestino, e da Riccardo Szumski, il sindaco-medico no vax di Santa Lucia di Piave («quella del governo è un’offensiva disumana e anti-democratica»). I risultati di questi continui cortei (oltre 20 solo a Padova), organizzati nella totale mancanza di rispetto delle misure di contenimento anti-Covid, emergono dagli ultimi dati diffusi da Azienda Zero. Tutte le curve del contagio sono in ascesa, soprattutto quella relativa ai minori da zero a 14 anni (fino a 12 non sono vaccinabili), i positivi al tampone hanno superato i guariti e dal 25 ottobre al 7 novembre la fascia 45/64 anni, la meno vaccinata e infatti quella che esprime la quasi totalità dei contestatori, ha registrato 1831 contagi. Non è finita, sempre negli ultimi quindici giorni questa coorte ha espresso il maggior numero di ricoveri: 46.
Inoltre il virus ha colpito principalmente donne giovani e in età lavorativa, tra i 25 e i 64 anni. E, sempre stando al report di Azienda Zero, 219,4 infettati su 100mila abitanti non sono vaccinati, 76,1 su 100mila hanno assunto una sola dose e 50,1 su 100mila hanno completato il ciclo vaccinale. Nello stesso periodo in Terapia intensiva sono stati ricoverati 31 no vax e 16 pazienti vaccinati, questi ultimi però over 80 con gravi patologie pregresse. L’altro dato allarmante è che anche nelle case di riposo la curva del contagio è in aumento, così come tra i sanitari: gli infetti sono 296. Risultano invece 2.267 i minori tra zero e 14 anni attualmente positivi al tampone.
«Sebbene ci si avvicini al termine del secondo anno di pandemia, la fine di questa crisi globale sanitaria è ancora lontana — è il messaggio inviato ieri al convegno Cuamm di Padova da Anthony Fauci, consigliere del presidente Jo Biden —. Un concetto importante che ho imparato è quanto siano distruttive le divisioni sociali. Minano la nostra capacità di avere successo». Ed è lo stesso pensiero espresso, sempre ieri a Padova poche ore prima del corteo no pass, dal professor Alberto Mantovani, direttore scientifico della Fondazione Humanitas di Milano: «Dobbiamo fermare il virus che parte da noi, cioè il virus della menzogna e della disinformazione».
Intanto torna l’incubo del contagio tra sportivi. Un focolaio è scoppiato tra gli Allievi della Follinese Calcio, squadra giovanile iscritta al campionato provinciale di Treviso, che registra già 13 giocatori positivi al tampone. L’Usl Marca Trevigiana ha messo in quarantena gli atleti e i contatti stretti ed è stata rinviata la partita contro il Calcio San Fior in programma oggi. A Cona (Venezia) è stata invece chiusa la scuola materna «San Giovanni Bosco», perché quattro suore e un bambino sono risultati infetti. Cona, come Stra, Fiesso d’Artico, Fossò e Dolo sono i Comuni veneziani che contano meno vaccinati e all’inizio della settimana registravano la maggior incidenza di contagi in rapporto alla popolazione.
A livello regionale aumentano infine le terze dosi a over 60, soggetti fragili, sanitari, ospiti e personale delle Rsa: hanno raggiunto quota 201.411.
I letti, i parametri e i dubbi del Pd. «Quanti sono i posti realmente disponibili in Terapia intensiva?»
Come in un déja-vu distopico torna d’attualità una domanda: ma i posti letto dichiarati in terapia intensiva del Veneto al governo, anzi, in questo caso, ad Agenas, sono «attivati» o «attivabili»?
Sì, sembra un film già visto. Un anno fa, proprio di questi tempi, la nostra regione fronteggiava un’impennata di contagi simile, se non nei numeri, nel trend di crescita a cui assistiamo oggi. Allora, come ora, c’è chi si chiede se la permanenza in zona bianca, a fronte di un triste terzo posto per nuovi casi, si debba proprio al numero di quei posti letto. A chiederselo, ieri, anche i consiglieri regionali d’opposizione del Pd che stanno già trattando il tema (riferito al 2020) in seno alla commissione d’inchiesta regionale. «I mille posti letto in terapia intensiva sono realmente attivati o attivabili? E con che tempi?». Questa la domanda sul tavolo a fronte di una tabella Agenas che ascrive ai posti letto attivati i mille dichiarati dal Veneto e della specificazione del dottor Paolo Rosi, responsabile del monitoraggio sulle Terapie intensive per l’Unità di crisi regionale che assicura: «I mille letti, da noi regolarmente documentati al ministero della Salute, ci sono e sono attivabili gradualmente, a seconda delle esigenze degli ospedali, a partire da 24-48 ore». In ballo c’è il rischio di passare in zona gialla dove il Veneto già sarebbe ampiamente per numero di contagi. A salvarci, però, è il tasso di occupazione dei posti letto. Gli ospedali veneti sono ben lontani dal 15% delle aree non critiche e dal 10% delle intensive. Ma su che totale, si chiede il Pd? L’assessore alla Sanità regionale, Manuela Lanzarin risponde: «Nulla da aggiungere a ciò che correttamente ha detto il dottor Rosi audito, per altro, in commissione. È sempre la stessa vicenda su cui abbiamo, e sono pubblici, piani e delibere. Abbiamo risposto centinaia di volte».
Non molla, invece, il Pd, che attacca: «È una questione di importanza capitale, già al centro di polemiche durante la seconda ondata, che va chiarita, vista l’impennata delle positività al ritmo di oltre mille al giorno e l’aumento delle ospedalizzazioni. Al momento il Veneto non rischia la zona gialla proprio grazie ai posti letto e per questo è necessario sgomberare il campo da ogni equivoco». A non convincere i consiglieri d’opposizione soni i numeri: «Risultano discordanti: – si legge in una nota dei consiglieri – per Agenas ne abbiamo mille disponibili, secondo il professor Rosi sono poco più della metà, 520; gli altri sarebbero attivabili a seconda delle esigenze delle singole strutture. Chi ha ragione? E, in ogni caso, c’è il personale sufficiente? Non è una differenza di poco conto, considerato che il tasso di occupazione delle terapie intensive è uno dei parametri per il cambio di colore e con 60 degenti su 520 posti letto saremmo già oggi oltre il 10%». ( m.za. )