Il genoma mappato dai ricercatori, portatore di circa due milioni di mutazioni genetiche, viene dalla malattia di un Husky (o un Alaskan Malemute) che è arrivata fino a noi generazione dopo generazione: le cellule tumorali trasmesse attraverso l’accoppiamento
E’ stato sequenziato il genoma del tumore più antico del mondo. Si tratta di un cancro genitale trasmissibile che colpisce i cani. Questo tipo di neoplasia, che provoca grottesche escrescenze tumorali nei cani di tutto il mondo, si è manifestato la prima volta in un esemplare circa 11.000 anni fa ed è arrivato fino ai giorni nostri grazie al trasferimento delle cellule tumorali ad altri cani durante l’accoppiamento.
Lo studio – pubblicato su ‘Science’ – afferma che il genoma di questa malattia trasporta circa due milioni di mutazioni geniche, molte di più di quelle che si trovano nelle neoplasie umane, la maggior parte delle quali ha tra le 1.000 e le 5.000 mutazioni. Il team dei ricercatori del Wellcome Trust Sanger Institute e della University of Cambridge hanno utilizzato proprio una di queste mutazioni per stimare l’incredibile età di questo tumore, appunto 11.000 anni.
“Il genoma di questo cancro super-longevo dimostra che, nelle giuste condizioni i tumori possono continuare a sopravvivere per più di 10.000 anni, nonostante l’accumulo di milioni di mutazioni”, spiega Elizabeth Murchison, primo autore dello studio. L’analisi genetica ha anche rivelato che tipo di cane era il primo in cui la malattia si è generata: assomigliava a un Alaskan Malamute o a un Husky e probabilmente aveva un manto a pelo corto di colore grigio-marrone o nero.
I ricercatori spiegano infine che i tumori trasmissibili sono estremamente rari in natura. L’unico altro esempio noto è quello di un cancro facciale trasmissibile aggressivo, tipico dei diavoli della Tasmania, specie tra l’altro oggi ad altissimo rischio di estinzione. “Il genoma di questa malattia del cane ci aiuterà a capire i processi che consentono al cancro di diventare trasmissibile”, assicura sir Mike Stratton, autore senior e direttore del Sanger Institute, “perchè anche se i tumori trasmissibili sono molto rari, dobbiamo essere preparati nel caso in cui diventassero più comuni negli esseri umani o altri animali”.
(23 gennaio 2014) – Repubblica – 24 gennaio 2014